Piante adattogene nel trattamento integrato del mal di testa
Ricercare le cause del dolore per sciogliere il problema alla radice, favorendo l’adattamento dell’organismo alle situazioni stressanti che sono causa del dolore, con l’ausilio di piante adattogene.
Il concetto di adattogeno
Il concetto di sostanze adattogene fu introdotto nel 1947 dallo scienziato russo Lazarev, studiando e scoprendo i costituenti chimici della Rhodiola rosea. Successivamente il concetto fu ripreso da Brekhman e Dardymov, due medici russi, che nel 1958 ne diedero la seguente definizione: “si tratta di un fattore in grado di provocare minimi cambiamenti delle funzioni fisiologiche dell’organismo e dotato però di azione normalizzante aspecifica e indipendente dalla direzione dello stato patologico”.
Sostanze in grado cioè di sostenere praticamente tutte le cellule del corpo e non di un solo distretto, indipendentemente dallo stato fisiopatologico del soggetto, con meccanismo d’azione generale legato alla facilitazione delle reazioni chimiche che presiedono alla fisiologia normale dei vari tessuti.
Gli sforzi fisici e le tensioni emotive della vita moderna, originati da fattori ambientali e psicologici, l’inquinamento ambientale, le difficoltà lavorative, l’alimentazione incongrua, i farmaci e gli inquinanti alimentari, producono facilmente una sindrome da stress che crea una perdita dell’equilibrio omeostatico esistente fra i vari organi e nell'organismo stesso nel suo insieme. Mancando una risposta adeguata possono insorgere le più diverse malattie, il cui denominatore è comune mentre inseguendo i sintomi perdiamo di vista la causa.
Fattori importanti per proteggersi dallo stress sono l’attività fisica quotidiana, una dieta equilibrata, abitudini regolari di sonno e di alimentazione e un equilibrio adeguato tra ritmo lavorativo e riposo, in considerazione del fatto che ogni essere ha la sua omeostasi, la cui rottura è causa di tutti i disturbi.
In tal senso gli adattogeni giocano un ruolo importante nello stress, aiutando l’organismo ad adattarsi allo “sforzo” mantenendo nel contempo un soddisfacente equilibrio. Ogni organismo sano è dotato della capacità di mantenersi in condizioni di stabilità e di equilibrio di fronte ai cambiamenti che si producono sia nell'ambiente fisico che lo circonda, sia nell'ambiente interno con il quale si relaziona costantemente. Simili meccanismi adattativi costituiscono tuttavia per l’organismo un vero e proprio “lavoro”, che richiede energia e capacità organica a erogarla, dapprima banalmente sintomatica (vedi ad esempio mal di testa, fibromialgia) poi organica, infine mentale (depressione).
Quando ci accorgiamo che il nostro organismo non risponde più in maniera adeguata alle sollecitazioni cui lo sottoponiamo, dovremmo concederci delle pause, dimenticare i problemi che ci assillano e ricaricare le batterie con uno stile di vita adeguato. Questo però non sempre è possibile per cui andando avanti l’equilibrio si rompe e ci ammaliamo. A questo punto le piante adattogene possono giocare il loro ruolo.
Gli effetti principali degli adattogeni sono una aumentata disponibilità biologica, una aumentata resistenza alla fatica, una maggiore prontezza mentale e un sonno profondo e veramente riposante. Inoltre accelerano significativamente il processo di recupero dopo una malattia.
Studi sull’animale hanno dimostrato un incremento alla resistenza, all’ipossia, al sovraccarico, alle stimolazioni elettriche e alle alte temperature. Una gran parte delle malattie connesse con l’invecchiamento (probabilmente il 70%-80%) si ritiene che si presentino perché il livello degli eventi stressogeni é troppo elevato e/o perché sono di una durata troppo lunga nel tempo. L’alto stress causato dalla vita moderna è probabilmente il fattore principale che causa le malattie croniche e l’invecchiamento prematuro.
PIANTE ADATTOGENE
ASTRAGALO (Astragalus menbranaceus)
La radice essiccata di Astragalus membranaceus Bge. (Radix Astragali), var. Mongholicus Bge. fa parte delle droghe inserite nella Farmacopea ufficiale cinese e il suo nome è Huangqi e viene classificata e usata come “tonico”.
Specie nativa della Mongolia, appartiene alla famiglia delle Leguminose e si trova ampiamente distribuita in Cina, in Siberia e nella Corea del Nord. In Cina e Giappone è considerata un rimedio molto efficace e gode di considerazione sia da parte della medicina popolare che da quella allopatica.
Definita pianta adattogena, possiede numerose proprietà:
• aumenta la motilità spermatica,
• innalza la soglia di resistenza allo stress,
• tonico generale,
• immunostimolante,
• antibatterico,
• antivirale,
• antinfiammatorio,
• cardiotonico,
• ipotensivo,
• vasodilatatore,
• abbassa la glicemia,
• ha attività antiossidante,
• stimola la memoria, la produzione di cartilagine,
• è pianta epatoprotettiva,
• ha azione diuretica e protettiva dei reni.
È utilizzata come tonico generale e immunostimolante; per aumentare la resistenza alle malattie e alle infezioni; come rigenerante di tessuti; è in grado di stimolare la crescita muscolare, rinforzare e reintegrare l’energia vitale; si usa contro i sudori spontanei e notturni; mitiga la sudorazione, utile per gli edemi e le piaghe croniche, gli ascessi, le piaghe difficili da rimarginare, le ulcere; agisce sulle articolazioni dolorose, allevia la debolezza e la fatica, la mancanza di appetito, la diarrea; consigliato nel prolasso rettale, nel sanguinamento uterino, nella prevenzione e nel trattamento del raffreddore e dell’influenza, nell’ulcera dello stomaco, nelle neurodermatiti, nel diabete, nelle nefriti.
Attualmente si sta studiando la radice di astragalo per il trattamento dell’AIDS e dell’epatite cronica. Protegge dagli effetti negativi di alcuni farmaci, tra cui gli effetti della chemioterapia e radioterapia; stimola la circolazione periferica, ha attività diuretica e corono dilatativa, previene l’ischemia e l’ipertensione, disintossica l’organismo da sostanze chimiche e da metalli pesanti. L’uso dell’Astragalo non crea nessun disturbo al sonno (si può usare l’astragalo in quei soggetti che hanno bisogno di un tonico e non sopportano il ginseng o l’eleuterococco), la pianta è utile nelle forme di alcolismo, stimola il metabolismo, utile nell’insufficienza polmonare cronica con respiro corto, nel collasso energetico, nell’astenia, nel prolasso degli organi, nei casi di nefrite che non rispondono ai diuretici (consultare il medico), aiuta i soggetti affetti da insufficienza cardiaca congestizia.
La frazione polisaccaridica della droga ha mostrato proprietà immunostimolanti attraverso
molteplici meccanismi:
- aumenta le cellule staminali nel midollo osseo e nei tessuti linfatici;
- aumenta la produzione di IgA ed IgM nelle secrezioni nasali dell’uomo;
- aumenta 1 ’ RN A della milza e del SRE;
- stimola i macrofagi;
- aumenta la fagocitosi;
- potenzia l’effetto dell’interferone;
- attiva i linfociti Tele cellule naturai killer;
- aumenta la produzione di anioni superossido da parte di macrofagi peritoneali.
I polisaccaridi potenziano l’attività antitumorale dell’ interleuchina-2, migliorano la risposta linfocitaria e l’attività delle cellule NK in pazienti con lupus eritematoso sistemico.
Studi clinici hanno evidenziato, tra gli altri, che l’astragalo aumenta i livelli plasmatici di IgM, di IgE e di AMP ciclico (nella sua frazione di saponine Tang, Eisenbrand ) in pazienti con sintomi da raffreddamento influenzale; incrementa la sopravvivenza in pazienti affetti da cancro polmonare; migliora la leucopenia e le funzioni epatiche in pazienti con epatiti croniche; le infezioni da herpes simplex e la cervicite associata a papilloma virus tipo 16, citomegalovirus ed Herpes simplex di tipo 2 (da Fitoterapia, Capasso-Grandolini-Izzo).
Il dosaggio consigliato è di 150-500 mg di estratto secco.
La DL50 nei topi è di 40 g/kg intraperitoneale, quindi sicura, non sono stati evidenziati effetti indesiderati o collaterali o interazioni. La frazione a saponine ha mostrato attività sull’RNA e sul SRE, riduce la permeabilità capillare, comportandosi come antinfiammatorio; riduce livelli elevati di GPT in uno due mesi; previene il decremento di glicogeno dalle cellule epatiche e innalza il livello totale delle proteine seriche e dell’albumina.
ELEUTEROCOCCO (Eleutherococcus senticosus Maxim, Ginseng siberiano)
Contiene principi attivi denominati adattogeni (eleuterosidi A, B, B1, C, D/E), una specie di glicoside nonché oleanolglicosidi (eleuterosidi I, K, L, M) che riducono lo stress, leniscono le depressioni, aumentano la prestazione fisica e mentale senza turbare il sonno, aumenta inoltre la capacità di resistenza.
Gli adattogeni sono in grado di ottimizzare la secrezione degli ormoni.
Assunto regolarmente, l’eleuterococco è considerato un elisir di lunga vita ed è in grado di stimolare l’appetito sessuale, rafforza il sistema immunitario ed equilibra l’energia. A dosi eccessive, potrebbe determinare cefalea, tensione, insonnia; da non utilizzare nelle mastopatie, in presenza di extrasistoli e palpitazioni, in presenza di asma ed enfisema, non somministrare in gravidanza, in allattamento, in donne che usano i contraccettivi orali, potrebbe avere effetti estrogenici. Non usare nelle patologie acute, se si è in presenza di febbre, nelle terapie con anticoagulanti, nel diabete, non somministrare ai bambini se non dietro consiglio medico.
GINKGO (Ginkgo biloba L. )
Appartiene al gruppo delle Gimnosperme ed è considerato un fossile vivente, unica specie ancora sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae. La pianta, originaria della Cina, nell’antichità era considerata, nel primo importante erbario cinese, benefica per il cuore e i polmoni; i medici la utilizzavano per curare l’asma, i geloni e le tumefazioni causate dal freddo; i monaci buddisti la piantavano accanto al tè, gli antichi cinesi e giapponesi consumavano i semi tostati come rimedio digestivo; i guaritori indiani ayurvedici la associavano alla longevità usandola come ingrediente del “soma”, l’elisir di lunga vita. L’albero è stato introdotto in Europa nel 1730.
Le foglie di Ginkgo biloba contengono terpeni, polifenoli, flavonoidi (ginketolo, isiginketolo, bilabetolo, ginkolide). Si ritiene che i suddetti principi attivi abbiano un’azione sulle funzioni cerebrovascolari e sui disturbi della memoria, tali da suggerirne l’uso nella malattia di Alzheimer.
Il ginkolide B è ritenuto un antagonista del PAF (Platelet Activating Factor), mediatore intracellulare implicato nei processi di aggregazione piastrinica, formazione del trombo, reazioni infiammatorie (iperattività bronchiale). Con le sue foglie è possibile cercare di migliorare la circolazione di sangue, sia a livello periferico sia cerebrale, apportando quindi un certo beneficio alla fragilità capillare e contrastando le varici.
Le foglie attuano un’azione di regolazione sulla circolazione e di opposizione ai radicali liberi rallentando i fenomeni di ossidazione, e proprio grazie a questa azione si contrastano gli effetti dello stress fisico e mentale. Va somministrato con cautela in pazienti che assumono anticoagulanti, acido acetilsalicilico, ticlopidina, diuretici tiazidici, pentossifillina, trombolitici, caffeina, ergotammina. Non associare a prodotti a base di aglio o derivati dal salice per aumento dei rischi di gastrolesività.
RODIOLA (Rhodiola rosea L., Sedum roseum L.)
Rhodiola rosea, appartenente alla famiglia delle Crassulacee, è spontanea nelle zone montuose nord-europee (Scandinavia, Lapponia), nord- asiatiche (Siberia) e nord-americane (Alaska).
Viene tradizionalmente impiegata in Siberia dalla medicina popolare per alleviare la sensazione di stanchezza. La moderna bibliografia indica la rodiola come adattogena e dimagrante. In diversi studi, pubblicati su riviste accreditate già negli anni ’70 del secolo scorso, tali proprietà sarebbero riconducibili alla presenza di glicosidi fenilpropanoidici, in particolare il salidroside e la rosavidina, la cui struttura chimica è simile a quella della siringina (eleuteroside B), uno dei principi attivi del eleuterococco. Il salidroside avrebbe mostrato una capacità di rendimento organico. Altri studi dimostrano che la rodiola produrrebbe un aumento della concentrazione piasmatica di beta-endorfine che previene le variazioni ormonali indicative dello stress, mostrerebbe un effetto cardioprotettivo e sarebbe in grado di migliorare la resistenza dell’organismo alle tossine.
L’azione dimagrante invece sarebbe dovuta alla stimolazione di alcune lipasi in grado di accelerare la liberazione dei grassi dai tessuti di deposito (lipolisi) per trasformarli in grasso bruno facilmente demolito, cioè "bruciato" per produrre energia. La rodiola rosea può essere di aiuto a promuovere il buonumore e una fisiologica sensazione di benessere nei casi di stress.
Frequentemente si verificano casi in cui il paziente riferisce di “non sentirsi bene”, anche se tutti i parametri ematochimici e le valutazioni di laboratorio e strumentale non evidenziano nessun disturbo. Spesso questa sensazione di disturbo, da cui può poi scaturire anche il mal di testa, è legata a un “disagio sociale”, alle situazioni stressanti che si vivono quotidianamente e così si riscontrano malattie che non sono più causate solamente da batteri, virus o altri fattori patogeni. La rodiola, con la sua caratteristica proprietà di favorire il ritorno del “buonumore”, risulta un importante aiuto per affrontare e superare queste situazioni stressanti.
La rodiola rosea può essere impiegata anche nelle diete dimagranti abbinata ad un sano e variato regime alimentare e al movimento fisico quotidiano. Le ricerche tossicologiche confermano che gli estratti di rodiola non presentano alcuna tossicità alle dosi consigliate, né a breve né a lungo termine, e non si sono riscontrati effetti secondari.
SCHISANDRA (Schizandra chinensis Turz.Baili.)
Pianta appartenente alla famiglia delle Magnoliaceae di cui si utilizzano frutto e semi. Principi attivi sono: lignani (schizandrina a, b, c; schizandrolo b; schisanterina a, ecc.); olio volatile; acido citrico, malico, tartarico; vitamine A, C, E, steroli; tannini.
Ha proprietà adattogene simili a quelle del ginseng, con effetti più dolci e con minore tossicità; aumenta la resistenza allo stress; tende a regolarizzare il pH gastrico (uno dei principali bersagli dello stress) alzandolo quando è basso e viceversa.
Nella Medicina Tradizionale Cinese è considerata un astringente polmonare e tonico maschile dei reni e il suo nome cinese (wu wei zi) significa “seme dei cinque sapori”. In MTC i cinque sapori (acido, amaro, dolce, piccante e salato) sono un vettore importante di tipo chimico- energetico collegato agli organi e il seme di questa pianta si dice li possegga tutti, caratteristica che ne fa un rimedio privilegiato.
È utilizzata in caso di asma, tosse, neurastenia, insonnia, esaurimento fisico ed eccessiva diuresi, impotenza, eiaculazione precoce, sudori notturni e spontanei, diarrea cronica. Stimola il sistema nervoso centrale con il miglioramento dei riflessi, della resistenza e della capacità lavorativa in individui sani. Ha mostrato effetti anticonvulsivi e calmanti nei roditori (schizandrolo: antidepressivo nei topi; antifatica nei roditori e nei cavalli). Nei cavalli da corsa ha mostrato un aumento delle prestazioni con riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria, agendo come un convertitore di acido lattico in glucosio.
Studi ventennali hanno evidenziato le proprietà antiepatotossiche della schisandra. Si ha diminuzione delle aminotransferasi sierica (SGPT) nell’uomo e negli animali da esperimento, con miglioramento dei sintomi nelle epatiti croniche. Protegge il fegato dai danni da tetracloruro di carbonio. Promuove la biosintesi delle proteine del siero e del fegato; stimola la formazione di glicogeno epatico e l’induzione del citocroma P-450 negli animali. Inibisce la perossidazione microsomiale lipidica causata dalle tossine epatiche e il legame covalente tra tossine epatiche e lipidi microsomiali. Questi effetti antiepatotossici sono dovuti principalmente ai lignani.
Gli effetti collaterali sono rari e possono essere: disturbi allo stomaco, orticaria, diminuzione dell’appetito. (Fonte: Leonardo Paoluzzi in TMA, febbraio 2015).
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