EDITORIA
Comunicato Stampa

Pillola Rossa o Pillola Blu? Di Ambra Guerrucci

18/08/14

L’interiorità umana scorre naturalmente verso la verità, in quanto la vita stessa ci conduce a perdere gli attaccamenti, i condizionamenti, mettendoci perciò di fronte all’impermanenza delle illusioni, così da spingerci a cercare in ciò che mai è mutato: la nostra interiorità...

Sono molti, però, gli ostacoli che noi stessi poniamo all’espansione della consapevolezza, i principali meccanismi limitanti sono la proiezione, l’aggrapparsi al passato ed ai condizionamenti, il giudizio, l’idealismo, l’identificazione, l’iperattività mentale ed ultimo, ma non meno forte, la paura di prendere consapevolezza di qualcosa che potrebbe rivelarsi spiacevole. La proiezione è una dinamica del Corpo della Personalità che influenza molto il comportamento umano ed avviene quando affiora nell’Uomo una particolare convinzione, idea o sensazione, che distorce radicalmente la visione del mondo circostante; in questo contesto l’idea interna e il sentire si frappongono tra il soggetto e l’oggetto. In altre parole, durante questo tipo di dinamica, le idee del soggetto vengono proiettate all’esterno sull’oggetto e questo rende difficile vedere il mondo com’è in realtà. Una delle forme di proiezione più comune è quella di esperienze passate sul momento presente, che si verifica dal momento che un individuo si ritrova in una situazione simile ad altre che ha già vissuto ed in questo caso tenderà, proprio per effetto della proiezione, a comportarsi esattamente come nella situazione simile sperimentata precedentemente. Un’altra forma molto comune di proiezione è quella su altre persone che con il loro comportamento stimolano le vecchie ferite o esperienze associate talvolta a forti emozioni, che tornano fuori trovando sfogo, ma talvolta in maniera sproporzionata o totalmente fuori luogo. Aggrapparsi al passato significa vivere di ricordi, non perdonare o perdonarsi qualcosa, oppure più semplicemente rimanere ancorati a ciò che conosciamo (condizionamenti, dogmi, modi di pensare, etichette, classificazioni, giudizi...), immersi nel gioco della Mente, anziché tentare di uscire per sperimentare l’inconoscibile. Anche il giudizio è una forma del meccanismo chiamato “proiezione”, ed ogni volta che si manifesta stiamo sperimentando, attraverso l’altra persona, una nostra paura, aspirazione o sub-personalità che giace sepolta nell’inconscio. Nel caso del giudizio negativo possiamo osservare che si tratta della proiezione sull’altro di un nostro timore, trauma, oppure lato nascosto che cerchiamo disperatamente di reprimere; mentre alle radici del giudizio positivo ci sono generalmente i desideri di avere ciò che stiamo valorizzando, di essere a nostra volta lodati, oppure potrebbe essere utilizzata l’adulazione come sottile tentativo di manipolazione. Anche il giudizio su noi stessi è spesso un limite relativo alla nostra prospettiva, che ci costringe a guardare il mondo dal filtro della Mente Duale. Un altro ostacolo alla consapevolezza è l’idealismo: gli ideali presentano l’immagine di come l’individuo sente che dovrebbe essere e cristallizzandosi calamitano l’energia vitale, impedendo a questa di fluire liberamente. Tali propositi vengono accompagnati da un senso di inadeguatezza, cosciente o meno, che sta alla radice dell’ideale stesso, poiché se ci accettassimo esattamente come siamo non avremmo bisogno di un immagine mentale della perfezione. Quando si inizia ad accettare se stessi, infatti, il danno inflitto dall’idealismo viene rapidamente riparato e si comprende che non c’è bisogno di soddisfare gli ideali per sentirsi amati e accettati. Un altro meccanismo di cui siamo schiavi è l’identificazione, un fenomeno che vede l’individuo immedesimarsi con un oggetto, idea, convinzione, pensiero o emozione. Ogni persona è identificata con qualcosa: la propria professione, religione, partito politico, nazionalità, con un gruppo etnico, una città, una squadra sportiva o, più comunemente, con il proprio nome e il proprio Corpo. Un altro aspetto della questione è il sentirsi “tutt’uno” con un’altra persona, ma non energicamente, bensì proiettando su di essa la propria identità desiderata o le esperienze passate. Anche l’iperattività mentale si presenta spesso come un grave problema, poiché porta la nostra attenzione ed energia ad essere calamitata dalla Mente, in modo da alimentare i suoi giochi e la nostra inconsapevolezza. Il costante chiacchiericcio mentale rappresenta le sbarre della prigione mentale, ci impedisce di vivere veramente, di gustarci le esperienze che stiamo provando in questo preciso istante. La via verso la consapevolezza non è una strada per pochi eletti, potenzialmente l’evoluzione è alla portata di ogni uomo, ma da molti viene rifiutata perché inizialmente potrebbe essere fonte di disagi, soprattutto quando mettiamo in luce dinamiche di cui non vorremmo essere schiavi, oppure nel momento in cui portiamo alla luce vecchie ferite nascoste nell’inconscio. Spesso rifiutiamo di vedere la realtà perché temiamo di essere feriti, preferendo la facile schiavitù anziché farci carico della responsabilità che arriva con la libertà. Possiamo superare tutti questi ostacoli soltanto con l’aiuto della vera volontà, quella forza che nasce dal nostro Spirito e che può spingerci sempre più avanti, nella direzione che abbiamo scelto. Anche la scelta è di capitale importanza. Noi viviamo la vita in automatismo perché spesso scegliamo di non scegliere, affidandoci ai meccanismi che scelgono per noi, facendoci reagire anziché agire e limitando pesantemente la nostra libertà personale. Fino a quando rimarremo nei meccanismi e nel Karma (passato), schiavi del gioco cosmico, vivremo nelle illusioni che portano con sé una buona dose di sofferenza, mentre facendo una scelta richiamiamo la nostra volontà verso l’obbiettivo. Questo momento, qui e ora, siamo chiamati a fare una scelta: essere consapevoli o continuare con gli automatismi, pillola rossa o pillola blu? Se scegliamo la strada della consapevolezza, al fine di uscire dalla Matrix, è importante impegnarci nell’osservazione delle dinamiche in cui siamo intrappolati e soprattutto mantenere un atteggiamento fermo verso la scelta che abbiamo fatto, consapevoli che il risveglio non è qualcosa di lontano nel tempo, per cui si deve lavorare decenni, ma piuttosto può essere sperimentato solo in questo istante, nelle profondità dell’adesso.

Quella che viviamo ad oggi è praticamente non solo l'evoluzione del gioco primordiale, ma la possibilità di uscirne per sempre; infatti noi uomini abbiamo al nostro interno tutte quante le energie della creazione e ripercorrendo al contrario la creazione di questo gioco, cioè integrando le energie che sono state scisse, possiamo finalmente uscirne per ritornare alla realtà. Veniamo spinti a reincarnarci perché è il solo modo per uscire dal gioco, altrimenti rimaniamo bloccati, mentre così abbiamo tutte le possibilità. In realtà siamo liberi di scegliere, in un modo o nell'altro scegliamo sempre, ma spesso ci affidiamo alla meccanicità e questo significa scegliere di non scegliere. Quando parlo di meccanicità intendo tutte quelle azioni che normalmente eseguiamo senza esserne coscienti, automaticamente, e dato che ogni azione corrisponde a una reazione poi dobbiamo subirci le conseguenze. Ad esempio può capitare che guidiamo pensando alle bollette da pagare, al luogo in cui stiamo andando, alla strada da fare per arrivare a destinazione, e magari sbagliamo strada trovandoci coinvolti in un tamponamento. In questo caso molti darebbero la colpa all'incidente che li fa ritardare, ma se invece di pensare fossero stati semplicemente lì, gustandosi l'attimo, in un modo o nell'altro avrebbero potuto cambiare strada, mentre con la meccanicità hanno scelto, inconsapevolmente, di trovarsi coinvolti nell'incidente. La stessa dinamica avviene per la reincarnazione: quando nell'intera vita siamo schiavi della meccanicità lo siamo anche dopo, solo che quest'altro tipo di meccanicità si chiama Karma, ma è sempre la stessa cosa poiché se usciamo dai meccanismi emotivi e della personalità, usciamo anche dal nostro Karma. In questo modo siamo "costretti" a rinascere per prendere consapevolezza che noi e gli altri siamo la stessa cosa, quindi, per imparare questo, dobbiamo vivere in prima persona ciò che abbiamo fatto vivere agli altri; in questo modo, prima o poi, ci scatterà una comprensione più simile ad uno stato di coscienza che ad un pensiero, in cui sarà chiarissimo il fatto che noi e gli altri siamo una sola cosa, e quando ciò avviene il Karma viene semplicemente trasceso. Per tornare “a casa” non basta sapere le cose con l'intelletto, ma la verità deve diventare consapevolezza, cioè tradursi in atteggiamenti e fatti, non solo in parole e pensieri, anzi le parole spesso ci impediscono di provare l'esperienza, poiché ci fermiamo all'etichetta senza scendere in profondità in ciò che sperimentiamo. Ad esempio, quando siamo arrabbiati, ci blocchiamo alla periferia del sentimento, pensando semplicemente "si tratta di rabbia" e non ci fermiamo mai ad osservare la rabbia in profondità, pensiamo "è rabbia, lo so, che cosa ci sarà mai da osservare?", ma questo è un grande errore perché dentro ogni cosa che sperimentiamo, in profondità in qualsiasi emozione, pensiero, esperienza o sentimento, c'è come nucleo l'infinito. Ogni cosa che possiamo sperimentare è un opportunità per uscire dal gioco, ma la Mente etichetta e va avanti, senza permetterci di indagare che cosa si trova al di là dell'etichetta. In questo senso possiamo dire che abbiamo la possibilità di uscire dal gioco quando vogliamo, quindi non siamo mai costretti a giocare, il problema sta nel fatto che la scelta non è una cosa che possiamo fare in un solo attimo per poi continuare la nostra vita in automatismo, ma deve tradursi in una volontà che ci spinge a lavorare su di noi per uscire dai meccanismi del grande gioco cosmico. Qui sulla terra non è semplice poiché il sistema non ci aiuta affatto, mentre invece in altre società tutto ruota attorno alla crescita della coscienza, ma possiamo farcela comunque ed anzi, quando riusciremo ad uscire dall'illusione gioiremo ancor di più perché dopo aver vissuto in certe condizioni apprezzeremo maggiormente la perfezione della libertà. L'entrata in questa esperienza terrena è volontaria, anche perché è proprio questa esperienza che ci offre l'opportunità di uscire; molte persone arrivano al punto di non sentirsi più parte della società, come se fossero alieni in questo mondo, questo significa che esse sono pronte a sfruttare questa vita come un’opportunità per uscire dal gioco.

In sintesi, basandomi sulla mia esperienza, posso dire che il primo passo per uscire dalla Mente Collettiva e le sue illusioni sia conoscerne le dinamiche, che poi devono essere osservate quando si presentano nella vita quotidiana e più le si osserva senza giudizio, semplicemente come se guardassimo un film, più perdono potere su di noi. Per fare questo è necessario impegnarci a vivere il momento presente e le esperienze che ci troviamo di fronte come spettatori ed al tempo stesso senza etichettarle, dargli un nome, o almeno andando oltre e scavando in profondità queste esperienze, in modo da trovarne il nucleo. L'osservazione è una cosa spirituale, in quel momento sei il tuo Spirito e con l'energia della consapevolezza purifichi ciò che osservi, mentre trovando il nucleo di qualsiasi cosa trovi te stesso, poiché tu stesso sei qualsiasi cosa, il problema sta solo nell'andare oltre le apparenze, le etichette e le parole. Generalmente pensiamo di guardare, ma non vediamo, pensiamo di osservare, ma rimaniamo sempre alla periferia di ciò che osserviamo, ci limitiamo a dire "questa è rabbia", "questo è dolore", "questa è gioia", ma non cerchiamo mai di conoscere questi sentimenti realmente, di sperimentarli senza filtri, ci blocchiamo all'apparenza. In questo senso è come se prendessimo una bottiglia d'acqua, leggessimo l'etichetta e pensassimo di aver in questo modo sperimentato l'acqua; oppure come se prendessimo un deodorante, leggessimo che cosa c'è scritto sopra e pensassimo in questo modo di bloccare la sudorazione. Tutto questo è veramente assurdo, ma in un mondo dove si vive d'apparenza sembra così normale da essere quasi scontato per la maggior parte dell’umanità. Rabbia, gioia, dolore, proiezione, dio, restano parole assolutamente vuote e prive di ogni significato sino a quando non le si sperimenta, e con il termine “osservazione” intendo la vera esperienza. Ogni volta che non siamo osservatori, non siamo consapevoli, è come se vivessimo da robot, comandati dal programma mentale "installato" nel nostro sub-conscio ed a causa di questo reagiamo invece di agire, fermandoci all'apparenza di ciò che è, senza osservare la sua vera natura, quella che sta dietro alla prospettiva soggettiva, alle emozioni condizionate ed alla traduzione mentali degli impulsi captati dai 5 sensi. Osservando le emozioni purifichiamo il corpo emotivo facendolo diventare Anima, facendo la stessa cosa con l'Ego lo trasmutiamo in Spirito, mentre facendolo con i meccanismi della Mente Duale si giunge alla Mente Neutra e trascendendo le etichette si arriva alla verità, quella oggettiva, suprema e universale, che non può essere detta ma solo sperimentata dentro di sé, nel proprio centro più profondo. I nostri automatismi sono veramente molti, nella vita quotidiana possiamo notare che ci sono particolari gesti che scatenano in noi stati mentali come la rabbia spesso irrazionale, oppure che se ci insultano ci arrabbiamo anche se fino all'attimo prima avevamo giurato di non arrabbiarci mai più. Questi sono piccoli esempi ed in modo più ampio, con il solito meccanismo di azione-reazione, avviene anche la reincarnazione di chi non è sufficientemente consapevole: un bambino con un modello karmico della vittima andrà in una famiglia con un padre tiranno, un altro individuo che ha ottenuto sufficiente equilibrio potrebbe reincarnarsi in una famiglia equilibrata, mentre uno che vuole sperimentare una morte da giovane verrà attratto in una famiglia dove si deve subire tale lutto. Insomma anche nell'automatismo c'è l'ordine, che viene regolato per merito di leggi spesso fraintese, ritenute simili alle nostre terrestri, mentre in realtà sono semplicemente un effetto equilibrante e dietro di esse non vi è la volontà di qualcuno, né alcuna logica, ma semplicemente la naturalità ed uscendo dai meccanismi anche tali regole vengono trascese con essi. Molte persone temono la morte proprio perché passano la vita a lavorare sull'illusione, sul proprio ruolo e la propria rispettabilità, tutte cose virtuali che siamo costretti a lasciare qui; lavorando su noi stessi, invece, si arriva al punto in cui non avremo più paura della morte perché sappiamo che non scalfirà nemmeno lontanamente ciò per cui abbiamo lavorato in questa vita.

Fonte: Risveglio Edizioni

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