SOCIETA
Comunicato Stampa

Povera Patria di Chicco Salimbeni

29/03/13

Chicco Salimbeni testimonia solidarietà e vicinanza a Franco Battiato


“ Povera Patria”, scriveva Battiato in una delle canzoni più ispirate dell’ultimo ventennio “schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame che non sa cos’è il pudore”… E lì, tutti ad applaudire, a condividere, a indignarsi, perché il soggetto era generico, era “l’altro”, era vago.

Ora invece, che Battiato ha sintetizzato questo concetto lirico in una parola volgare, tutti a dargli contro, a lapidarlo, a sgretolarlo! Com’è facile l’ipocrisia! Com’è facile attaccare l’uomo, protetti dalle cariche istituzionali, dalla banalità dell’accusa generica! “Ha detto la parolaccia! Ha offeso le donne! Ha offeso le istituzioni!”

Quanto è facile scagliarsi contro il poeta e scacciarlo con infamia, quando invece ognuno dovrebbe sentirsi scosso dalle sue parole!

Quali sono i pesi e le misure?

Qual è il Parlamento, l’istituzione che dovrebbe sentirsi offesa dalla parola volgare del poeta?

Quello che ogni giorno crea scandali, vergogne, sdegno, miseria, inciviltà, cattivo esempio, degrado, pornografia, corruzione, clientelismo e di cui ormai il popolo non si fida più?

O forse chi sa di essere un degno cittadino al servizio della Comunità dovrebbe non sentirsi toccato, bensì finalmente sostenuto da queste parole, seppur volgari?

In Parlamento si è visto di tutto: stappare spumante, esporre un cappio, strappare fogli e lanciarli in aula, esporre striscioni, mettersi le mani addosso, tagliare mortadella, guardare film porno, seguire online con il computer aste di beni di lusso, fare mercimonio e compravendita di “onorevoli”, votare con frodo al posto di altri, assumere cariche con manifesta incompetenza, nonché pronunciare parole non meno volgari ed offensive, oltretutto dirette, di quella di Battiato!

Eppure li non si è gridato allo scandalo!

Lì era “linguaggio folkloristico”, colorito, fraintendimento….

Spesso i giornalisti riportavano le stesse frasi ai telegiornali con vocaboli censurati o edulcorati!

Perché le istituzioni hanno levato gli scudi con così tanta veemenza e senza alcuna comprensione?

In un momento così critico, così carico di gas esplosivo, perché hanno continuato ad offrire un ombrello generico dove tutti hanno potuto ripararsi e scagliare pietre?

Fa così scandalo la parola Troie?

E’ proprio un fulmine a ciel sereno come lo si vuol far passare, o veramente, in quelle aule che dovrebbero essere occupate dagli “eletti”, dai migliori del popolo, siede o si è seduta “gente infame che non sa cos’è il pudore”?

Che differenza c’è tra questo verso lirico e la sintesi volgare del suo significato?

Non sono forse troie, uomini o donne che siano, coloro che sono disposti a tutto per il potere? Che sono disposti a vendersi nel corpo o nella dignità in spregio al loro dovere e al loro ruolo? Che sono disposti a mentire, a sputtanare, a creare tensioni sociali, pur di ottenere i loro privilegi?

Non sono troie quelle persone che occupando un ruolo di responsabilità nazionale, sono incuranti del dolore, del disagio, della povertà, del degrado, della degenerazione e della disperazione del popolo che governano e rappresentano?

Forse è più “politically correct” definire “gente infame che non sa cos’è il pudore” coloro che in spregio a chi non ha nulla continuano ad abusare del bene pubblico?

Povera Patria, quella dove toccare un politico, anche indegno e condannato, crei scandalo e accuse!

Povera Patria, quella che non capisce quando la rabbia raggiunge lo stomaco di un popolo!

Il poeta è caduto.

La sua testa rotola nella polvere.

Ma non considerate questa una vittoria della civiltà, anche se è in nome di quella, che avete armato le vostre parole.

“…nel fango affonda lo Stivale dei maiali. Me ne vergogno un poco e mi fa male, vedere l’uomo come un animale. Non cambierà, non cambierà.

Si, che cambierà, vedrai che cambierà.”



Chicco Salimbeni


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