EDITORIA
Comunicato Stampa

Presentata a Pescara l'ultima opera poetica di Nicoletta Di Gregorio

Editrice Tracce Pescara, presente ai Rading della Fiera di Torino, di Roma-Eur con l'opera di Nicoletta Di Gregorio. Ha presentato l'autrice: Davide Rondoni

Grande affluenza di pubblico alla presentazione dell'ultimo libro di Tracce: "Vertigine d'acqua" appena uscito alle stampe: Editrice e presidente la stessa Nicoletta Di Gregorio

a cura di Ninnj Di Stefano Busà
"Vertigine d'acqua" è l'ultimo lavoro poetico di Nicoletta Di Gregorio, un vademecum esistenziale nel quale l'autrice si mostra in tutta la sua ampiezza, esplorando la gamma delle sue ricerche intellettuali e umane in atmosfere dense di luce, di chiaroscuri, di aperture atti a mostrare l'incanto della parola in un lirismo rinnovato e sorretto dalla creatività. La raccolta di testi si svolge attraverso un itinerario che precorre e percorre l'excursus privato che si coagula, si fonde e rifonde, attraverso immagini di repertorio inconsuete. Un far poesia, quello della Di Gregorio, che accompagna la coscienza del reale, pur non estraneandosi dal sogno, dal suo infinito flusso e riflusso di pensiero, proprio come dinnanzi ad una vertigine d'acqua.
Chi guarda dall'alto di una rupe la vasta distesa d'acque fluttuanti non può fare a meno di provare una sorta di "vertigine"...Ecco, così, appare la realtà temporale di Nicoletta, una dirompente vastità in cui si annullano le sensazioni del quotidiano per inseguire -il sogno- che s'insinua nelle pieghe più profonde dell'animo, come una misura "altra" una dimensione che si smaterializza dalla realtà per attraversare la trasparenza ignota e misteriosa dell'immaginario.
Nicoletta Di Gregorio si avvale di ritmi interni al verso, gioca con una prospettica visuale che incanta. Il lettore non può non rimanere colpito dalla sua straordinaria eleganza lessicale, dalla sua abilità scrittoria, che fanno di ogni testo un traguardo per sempre nuove esplorazioni di luce, che inevitabilmente, in un contesto così ampio di evoluzioni di pensiero si ripresentano, si alternano, si avviluppano, talvolta anche intrecciandosi tra loro, come matasse filiformi di immagini fluttuanti mai dome, perché la creatività dell'autrice è indefettibile, inesauribile, stratiforme, sa trovare armonie flautate, o cristallizzarsi in afflati d'ombra solitari, in nicchie che hanno la malinconia assorta di un procedere lento, smagnetizzato dalla realtà di ogni giorno, ma ad esso connesso per necessità di superamento dentro un contraddittorio che lo deforma e lo denuda.
Nicoletta Di Gregorio intrattiene un rapporto privilegiato con il lettore perché lo accompagna a respirare l'episodio meraviglioso del suo immaginario sensibile, lo trascina in un empireo quasi favoleggiato in cui si annullano le distanze sensoriali per rincorrere e attraversare territori iperurani, mondi condivisibili in cui la nostra levità ha senso nella coscienza di un traguardo ultimo di vita, "oltre"noi stessi.
Vi è in quest'autrice la sublimità del narrato, vi si riscontrano le caratteristiche di una trndenza al verso libero, che tuttavia non si mostra mai prosastico, perchè molto attento al valore fonico del linguaggio, il quale di sovente sa creare suadenti impasti sonori, eccezionali chiuse elegiaco/tonali molto raffinate.
I risultati sono sempre convincenti e armoniosamente raggiunti, pienamente realizzati da un complesso sincronismo che crea una poesia "soft" scevra da orpelli e sontuasamente incastonata in atmosfere idilliache che hanno il respiro profondo della sapienza del cuore, una architrave che sa impostare cauti messaggii di malinconia, senza darlo a vedere, perché anzi quella malinconica luce sa avvolgere e trasportare in un neorealismo di silenzi, di obliosi traguardi introspettivi che fanno la differenza. L'emozione non ricalca scritture già lette, perchè nell'avventura letteraria Nicoletta Di Gregorio è sempre nuova negli ampiamenti diversificati della sua esperienza poetica, pur senza allinearsi alla tradizione simbolista, sa stabilire una cifra personale unica e irripetibile: stupore indefinibile che ci pervade in una lunghezza d'onda che, seppure a volte sfiora l'ermetismo, sa individuare i tratti salienti di un sentire illuminante di suggestioni e di memorie, che è proprio della vera, alta poesia.
Andando avanti nella lettura, questa poetica mi appare una fantastica miscellanea di note, di sfumature, in un tirocinio poetico di grande levatura che sa individuare la stagione neorealistica, pur non estraneandosi dalle soluzioni stilistiche più moderne .
Modelli di perizia linguistica vanno quanto meno evidenziati, di cui la poetessa fa sfoggio in un andirivieni di luci, di lampeggiamenti, di sigle sue proprie, creando atmosfere fantastiche a cavallo tra lo sperimentalismo e il classicismo, ciononostante marcando, riferimenti ermetici che ribadiscono la lezione e l'assimilazione di poeti d'alto rango.

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