EDITORIA
Comunicato Stampa

Quasi quasi chiamo un detective di Rita Urzia

10/07/12

In libreria libro di Rita Urzia "Quasi quasi chiamo un detective", un'avvincente raccolta di storie reali avvenute durante la sua attività di investigatore privato presso Argo New 2001.

Quasi quasi chiamo un detective di Rita Urzia
Quasi quasi chiamo un detective è il libro di esordio di Rita Urzia nata a Roma, dove vive e lavora come socia dell'agenzia investigativa "Argo 2001 New" (www.argo2001new.it) e titolare di licenza per la difesa penale. Dal 1995 al 1998 ha pubblicato articoli sul mensile "Salute e Beauty" curando la rubrica L'angolo; ha pubblicato inoltre due articoli per "Cosmopolitan", un articolo del detective per "Maxim" e ha collaborato con il settimanale "Il Tiburno".

Un investigatore privato deve essere innanzitutto un ottimo psicologo, se non altro perché nel suo studio gravita un caleidoscopio di umanità che nulla ha da invidiare ai pazienti di uno psichiatra, e bisogna saperla gestire, non facendosi trovare impreparati di fronte alle richieste più bizzarre, molto spesso derivanti da sentimenti deviati che alterano la sfera della normale percezione.
Con un registro divertente e finemente ironico, l'autrice ci fa salire sulla sua inossidabile Fiat Uno, e ci porta in prima linea per le strade di Roma, nel corso di pedinamenti e indagini più o meno pericolose, realmente esistite e affrontate con la sua agenzia investigativa Argo 2001 New (www.argo2001new.it).

Rita, come e quando hai deciso di fare il tuo mestiere di investigatrice?
Il mio mestiere di Investigatrice Privata nasce nel 1989 dall’esigenza di uscire dalla monotonia del lavoro di contabile e di revisore dei conti. Inizialmente l’ho fatto come secondo lavoro, spesso con i miei primi due figli piccoli al seguito. Comunque andavo a fare i pedinamenti anche con il pancione di nove mesi del mio terzogenito Massimo Vanni.

Con chi hai iniziato? Quali sono stati i tuoi maestri?
Il mio primo maestro è stato Renato Cava, un attempato investigatore la cui voce ricorda Hitchcock, il secondo è stato Elio Petroni, quando unitamente a Marcello Del Vecchio dirigeva la Romapool, successivamente Tony Ponzi purtroppo scomparso da qualche anno, poi la svolta con la Argo 2001 New, fondata e diretta da Ufficiali dei Carabinieri e uno di questi, il Colonnello Antonino Celli, dopo avermi messo alla prova mi ha ceduto le sue quote offrendomi così la possibilità di diventare contitolare della Argo Investigazioni - www.argo2001new.it.

Chi cerca maggiormente la vostra agenzia investigativa?
Ci cerca il capo d’azienda che vuole smascherare un dipendente assenteista o che magari si mette in malattia e svolge un secondo lavoro; un genitore preoccupato per le compagnie poco raccomandabili del figlio; un marito o una moglie che sospettano una relazione extraconiugale del partner; una donna maltrattata dal marito violento che vuole sistemare una microcamera; l’avvocato penalista che chiede un affiancamento nella difesa di un imputato (io infatti possiedo anche la licenza penale), o al contrario, la produzione di prove per citare in giudizio un presunto colpevole. Sono innumerevoli i servizi che si possono espletare nell’ambito investigativo, ma ogni caso è un caso a sé e va valutato e studiato di volta in volta.

Cosa desideri comunicare con il tuo libro?
Con il mio libro desidero anche sfatare il mito che nelle agenzie investigative si risolvono solo casi di corna. Ci sono talmente tante vicende che sto pensando di scriverne un altro. Comunque a volte ci sono dei risvolti comici, come in “Qualcuno mi spia” o “Il pilota sfigato”, altre volte tristi come nella storia intitolata “L’urlo soffocato vent’anni”.
Cosa ti ha insegnato questo lavoro e di cosa non potresti fare a meno?
Questo lavoro mi ha dato a livello emozionale molto di più di quello che avrei mai immaginato. Mi arricchisce giorno dopo giorno e di questo sono grata ai miei clienti. Il libro è nato soprattutto grazie a loro e alla fiducia che hanno riposto in me.
Non potrei fare a meno del mio lavoro. Ti faccio una confessione: a volte la domenica quando non devo andare in ufficio penso tra me e me “Quando arriva domani?”.



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