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Recensione al vol: L'Ombra e la luce di Luciano Luisi

a cura di Ninnj Di Stefano Busà

di Ninnj Di Stefano Busà



Una raccolta limpida e sincera sul filo del tempo e della memoria; un disegno vivido di elaborazione che sa coniugare un linguaggio elegante e privo di fronzoli ad una nostalgia inquieta, che s'indaga da sé, dal di dentro con tono distaccato e sobrio, quasi disincantato e sommesso. Una silloge matura, che sa felicemente rapportarsi al rammarico del tempo che fugge, senza il rimpianto amarissimo dello smarrimento.

Lo sguardo acuto del poeta sa ditricarsi in un linguaggio ricco di affetti, di emozioni, di suggestioni, orchestrandosi in armonie di raffronti tra l'ieri e l'oggi, tra l passato e il presente rapportati alla giovinezza ora lontana quando gli orizzonti apparivano più rosei. Luciano Luisi trova nell'attraversamento solitario dell'esistente le istanze interiori che lo sommuovono e che consentono al poeta lo sviluppo leggiadro dei pensieri, delle riflessioni e sperimentazioni formali, mai scontate né stentate.

E' noto come Luciano Luisi sia un esponemte di spicco tra i poeti dell'ultimo ventennio,

forse tra i più rappresentativi e riconosciuti.

Una tale ampiezza in poesia diventa un variegato canto che contribuisce a dare il quadro esatto della sua ricchezza lirica.

Nella vasta gamma di autori contemporanei Luciano Luisi ha saputo trovare la traccia di una cifra personalissima, in grado di essere riconoscibile e dialogare al pari di Luzi, di Gatto e pochi altri nella mediazione lessicale che si formula e si traduce in segni dolenti di percorso esistenziale e in slanci e ascese spitituali in grado di sedurre il lettore.

La sua è una poetica affabulante, senza essere troppo elegiaca, una poesia intrisa di malinconia senza essere disperante, una freschezza di immagini che non si abbandona ma lotta per la sopravvivenza, aderisce all'elaborazione di un piano logico che è vivido e presente sulla sua strada fatta di insidie e di trappole mortali, eppure vita che sorride ai giorni, alle bufere, alle assenze e alle perdite; vita che si conclude con la filigrana di un cuore che intravede oltre il percorso: un altrove, un aldilà di fede e di riscatto: "ma in te,/ nel tuo spirito inquieto risuonano/ le parole che dici ogni sera/ e a quelle in fede ti affidi (Capire, pag. 26)

E ancora: "E allora siano personate/ le fughe in quei fantasmi della mente/ che da un mondo lontano ci raggiungono/come una pioggia imprevista che spezza/ il fioco dell'estate (Dormiveglia, pag 30)

La poesia di Luisi si muove sul solco della classicità, in un clima lontano dallo sperimentalismo aberrante di tanta poesia delle frange avanguardistiche, che spesso si è abbandonata all'ermetismo più cupo e allo sperimentalismo più esaltato, forse per nascondere il poco valore sintattico e formale, oltre che la scarsità dei contenuti.

Le scelte lessicali si evincono, così come le letture, le compresenze, le metafore a cavallo tra il senso della tradizione e il solco futurista di ascendenze simboliste o ermetiche.

Il tono lievemmente narrante, colloquiale, dà forza al dettato lirico che non vi oppone resistenza, affinando la sintassi e il divertissement come segno distintivo.

Luciano Luisi raggiunge i suoi risultati più persuasivi in una dolce malinconia di fondo che incontra la chiarezza e la compattezza in un'intonazione non sempre sapienziale, ma proficua; in una scelta linguistica sobria e bendefinita, quanto lapidaria e discorsiva.

Il poeta interpreta il ruolo del sentimento, che nei suoi versi si fa bisogno di dimensione ultima, al di là di una misura emblematica di effussione soggettiva: "Restami accanto, speranza, non cedere/.../ Resisti,/sorridimi con la tua luce/ in quest'ombra che avanza, / tu mia materna mano che mi guidi/ tra questi fogli, tra queste fragili carte affannate/.../ Non restare in disparte/.../ o a progettare sognando/ un lontano domani/ che non vedrà/ l'aurora, ma sognare / è amare ancora)/ come se fosse infinita/ la vita." (Alla speranza, pag.35)

Sullo sfondo di questa raccolta va annotata infine una pietas, una sorta di graziia redimibile e tenace che fa da fragile specchio alle illusioni: un libro incalzante dal punto di vista razionale della posizione laica, ma soprattutto vicino a quel credo che è ultimo ancoraggio ad un fede più confessionale che ci salva dai muti e imprevedibili silenzi e dal nichilismo, raffrenato a stento tra le pieghe del cuore e la ragione: E in quell'analgesia/dell'anima, i superstiti/con pietà di se stessi e di loro/ spingono i morti nel gorgo:/ verso il silenzio




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