Scuola: arrivano le gabbie territoriali
Si sono inventati il "divieto di chiedere il trasferimento" pur di tenere lontani gli insegnanti "terroni" dal Nord. Altro che razionalizzazione dei costi , questa è la ragione "nascosta" della riforma Gelmini.
Impediscono ai cittadini italiani ci circolare liberamente sul territorio nazionale e di poter migliorare la condizione economica di migliaia di famiglie, in netto contrasto con i principi della Costituzione Italiana. Oggi ci occupiamo di scuola e del suo sistematico smantellamento, per ragioni economiche e, forse, anche razziste. Si è operata una finta riforma, tagliando in maniera indiscriminata sulla scuola elementare, inventando la "favola" del maestro unico che va contro ogni logica educativa, ma anche la scuola secondaria di primo e secondo grado. Sapendo scientemente di creare grade disagio a migliaia di cittadini che ,per loro sfortuna, di mestiere fanno gli insegnanti precari. Ma , cosa ancora più grave, nel tentativo di raggiungere lo scopo di tenere lontani i "terroni" dagli stati del Nord, più specificatamente della Padania. Non hanno avuto nessun pudore ad inventarsi l'inserimento in coda delle graduatorie, un provvedimento bi-partisan che pare sia già messo in atto dal governo Prodi. Una trovata che la dice lunga sulle effettive intenzioni del ministero sulla meritocrazia, termine di cui molti politici si riempiono la bocca. Così chi ha un punteggio basso perchè ha insegnato poco si ritrova avanti a chi ,magari, da dieci anni insegna e quindi ha più esperienza. Una rimescolata alle carte con la scusa che ognuno insegnerà nel proprio territorio. Ma facendo ciò si sono messi, deliberatamente, sotto i piedi quella Costituzione di cui dovrebbero essere i garanti. Lo ha già detto la Terza sezione del Tar del Lazio il 6 novembre del 2008 , esaminando il ricorso numero 4629 del 2007 proposto da Associazione Nazionale Insegnanti ed Educatori in Formazione, Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola. La norma secondo cui "si potrà aggiornare il proprio punteggio o trasferire la propria posizione in altra provincia, ma in coda a tutte le fasce" appare una preclusione al principio di miglioramento delle personali opportunità del lavoro dettati dall'articolo 3 della Costituzione Italiana :"tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" e dall'articolo 97 :"Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge". Il giudice è più chiaro nel momento in cui sottolinea il concetto della collocazione "in coda a tutte le fasce", un provvedimento che si pone in violazione della normativa vigente in tema di graduatorie permanenti e, in particolare, dell'articolo 1 della legge n. 124 del 1999. "Il quale, come evidenziato da questa stessa Sezione con la decisione numero 2799/2001, ha introdotto nel nostro ordinamento il principio in forza del quale la collocazione nelle graduatorie permanenti per l'insegnamento debba avvenire esclusivamente in base a un criterio meritocratico, che tenga conto del punteggio conseguito da ciascun iscritto... L'unico criterio di graduazione ammesso dalla legge istitutiva delle graduatorie permanenti debba essere costituito esclusivamente dal punteggio conseguito, in relazione ai titoli e alle esperienza formative maturate da ciascun insegnante e non, come sostanzialmente imposto dai provvedimenti impugnati, dalla maggiore anzianità di iscrizione in una graduatoria provinciale, così determinando un'arbitraria valorizzazione di tale elemento in contrasto e al di fuori di ogni previsione normativa anche di rilievo costituzionale".
Appare evidente la volontà di precludere la mobilità territoriale all'interno della Nazione. Un concetto portato avanti da forze politiche di Governo, in netto contrasto con la carta costituzionale. Nel 2009 migliaia di precari, tali da decenni, si vedono preclusa la possibilità di miglioramento della propria condizione economica e sociale, nonostante i grandi sacrifici, nel lasciare i propri affetti e le famiglie, pur di avere la possibilità di un lavoro fuori dalla prorpia provincia e dalla propria regione. In effetti appare evidente il pericolo di arrivare a quelle che un tempo erano note come "gabbie salariali" e che oggi si sono trasformate in "gabbie territoriali" per migliaia di precari della scuola che vivono,nella maggior parte dei casi, nelle regioni del Sud Italia. Evviva la Costituzione, evviva l'Italia. Gianni D'Anna