ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Segnali di fumo dalle Associazioni. Ma a bruciare, come sempre, è solo l'autotrasportatore.

16/12/11

I contrapposti segnali dei “Rappresentanti dell’Autotrasporto”, tra improbabili minacce di Fermo nazionale e riscoperte - improvvise quanto improvvisate - del "fascino discreto della committenza", sconcertano chiunque conosca davvero la pesantezza della crisi della categoria.

Tra il 14 e 15 di dicembre si è consumato lo scontro interno all’UNATRAS.
Il capolavoro che ne è uscito è un fermo proclamato da UNATRAS per fine gennaio prossimo e il contemporaneo “no” allo stesso fermo da parte della CNA-FITA.
Un gioco al massacro. L’ennesimo sulla pelle dei trasportatori.
Stavolta con l’aggravante che la situazione di esasperazione che il settore sta vivendo non consente i giochetti del passato.
Noi assumeremo nei prossimi giorni, quando sarà più chiaro che cosa davvero bolle in pentola, le nostre decisioni in merito.
Ma un paio di cose vogliamo farle notare subito.
La prima è che non si capisce che cosa sia successo, in dieci giorni, per far passare UNATRAS dalla politica della “pace sociale”, durata due anni, alla dichiarazione di fermo.
Non giustificano tali scarti inconsulti di posizione né l’ultimo aumento delle accise (che per la verità non è un aumento di costi vero e proprio, ma piuttosto un odioso onere finanziario a favore dello Stato), né tanto meno il parere dell’Antitrust sui costi minimi, perché non ha rilievo pratico, almeno fintanto che il Governo e il Parlamento non decidano di abrogare la legislazione attuale. Come non pensare, allora, che la questione sia legata, a doppia mandata, sia ad un maldestro tentativo di recupero di credibilità presso una categoria indignata contro le associazioni, sia al fatto “politico” del cambio di Governo, che ha trasformato in dieci giorni UNATRAS da pompiere a incendiario, secondo un cliché utilizzato più volte, anche di recente.
Dall’altro lato, la posizione della CNA-FITA, che vogliamo considerare in buona fede, appare velleitaria e di oggettivo indebolimento del fronte sindacale.
Se si voleva rompere il tavolo della rappresentanza ( e lo dice chi a questo tavolo non ha mai creduto) non si poteva scegliere momento più sbagliato.
Anche qui, inevitabilmente il pensiero va alla improvvisa rottura del fronte dei trasportatori, da parte della medesima organizzazione (insieme a Confartigianato Trasporti), che mandò in fumo, in poche ore, il fermo del 2007.
Insomma, le posizioni antitetiche dei cosidetti rappresentanti storici dell’autotrasporto si unificano e fanno crescere in noi il sospetto di trovarci ancora una volta di fronte alla solita storia, in cui i trasportatori non contano nulla, ma sono utilizzati, dagli uni e dagli altri, esclusivamente a fini politici.
Queste decisioni, infatti, nascono all’insegna della scarsa credibilità, evidenziando una grande debolezza di strategia e di leadership. E come tali, non appaiono in grado di portare la protesta verso obiettivi di cambiamento reale rispetto all’insostenibilità dell’attuale situazione del settore.
Per quanto riguarda UNATRAS, le sue richieste non appaiono tali da giustificare un fermo, posto che non è affatto da escludere che, almeno per quel che riguarda la richiesta di recupero mensile delle accise, si possa, vista l’ampiezza del fronte che la richiede, ottenere un risultato positivo.
Insomma, al momento, l’iniziativa sembra lanciata più che altro per alzare i toni, cercando di placare un po’ la base e portare a casa qualcosa da rivendicare come pegno di ricostruita verginità.
Diverso sarebbe stato (e sarebbe) se il Governo avesse deciso di abrogare i costi minimi di sicurezza.
Sarebbe stato (e sarebbe) un atto tale da giustificare da solo il fermo nazionale.
E non perché questa legge ci piaccia. Ma perché, pur essendo di difficile applicazione, occorre semmai mobilitare la categoria per richiedere di farla funzionare davvero e non certo buttarla nel cestino.
Eppure la CNA-FITA,proprio questo sembra aver deciso, in maniera del tutto repentina: siccome la legge sui costi minimi non funziona, è meglio abolirla, ritenendo preferibile ricercare un aiutino dalla committenza per ottenere dallo Stato il contenimento dei costi di gasolio, autostrade e assicurazioni.
Qui è anche più difficile seguire il filo logico del ragionamento che, sembra condensarsi nel concetto: “facciamoci aiutare da industriali e intermediari per convincere lo Stato a tenere bassi i nostri costi d’esercizio, anziché farci pagare proprio da industriali ed intermediari il giusto prezzo del trasporto nelle condizioni di costi che altri – non certo i trasportatori – ha deciso”.
Forse un sostegno sui costi potrà alla fine anche arrivare, come fino ad oggi, anno per anno, è avvenuto; ma che per questo occorra stringere un patto con i committenti assolvendoli così dalle loro responsabilità, questo sì che risulta davvero sorprendente.
Questo tuttavia, per quanto riguarda le Associazioni, è quel che passa il convento.
Questo è quello che devono sapere i trasportatori, perché qui si trova la risposta al motivo per cui questa categoria continua, ormai da decenni, a non contare nulla.
Da qui dobbiamo, purtroppo, ripartire per le nostre decisioni.
Lo faremo, in assoluta autonomia e trasparenza, avanzando le nostre proposte sia sui contenuti che sui metodi di lotta. Decidendo, come sempre, insieme e nell’interesse dei trasportatori.

Claudio Donati
Segretario generale
di TRANSFRIGOROUTE ITALIA ASSOTIR



Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Transfrigoroute Italia ASSOTIR
Responsabile account:
Mauro Sarrecchia (responsabile Ufficio stampa)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere