VARIE
Comunicato Stampa

Spedizione paititi pantiacolla 2011

04/06/11

I membri della spedizione, guidati dallo statunitense Gregory Deyermenjian, esploreranno la mitica "meseta di Pantiacolla", dove la leggenda indica che sia situata l'inacessibile "Paititi" di Inkarri, la città perduta dove l'elite degli Incas si nascose dopo la conquista spagnola.

Nelle foreste primarie dell’Amazzonia peruviana esiste una città perduta, detta Paititi, dove sono racchiusi preziosi reperti e antichissime conoscenze, che forse potrebbero spiegarci la vera Storia precolombiana delle culture andine e amazzoniche, oltre all’ultimo periodo degli Incas, dopo l’arrivo dei conquistadores.
Il mito della città di Paititi (dal quechua paikikin, uguale a, riferito al Cusco), si originò con l’eroe andino Inkarri che partì dal Cusco, internandosi nel suo ultimo rifugio, nelle foreste primarie che si trovano nelle vicinanze della remota meseta di Pantiacolla.
La leggenda, descritta dall’antropologo Oscar Nuñez del Prado (i suoi studi a Q’ero risalgono al 1955), riporta che Inkarri partì dalla regione del lago Titicaca con una sbarra d’oro, avendo lo scopo di fondare una gran città nel luogo dove la spranga si fosse infilzata nella terra, lasciandola cadere. Quando la lasciò cadere la prima volta, la sbarra s’infilzò obliquamente in un pezzo di terra scosceso ed ivi fondò la comunità di Q’ero. Durante un altro viaggio, in una valle fertile lasciò cadere la sbarra che finalmente s’infilzò in modo perpendicolare nel terreno, e in quel posto fondò il Cusco. Dopo molti anni lasciò il Cusco, passando nuovamente per Q’ero e quindi seguì un antichissimo sentiero che s’inoltrava nelle foreste situate nelle vicinanze dell’altopiano di Pantiacolla, dove si rifugiò nell’oasi del Paititi
Nel corso dei secoli successivi decine d’esploratori, avventurieri e ricercatori di culture antiche hanno percorso le foreste peruviane tentando di svelare il mistero di Paititi, la sua reale esistenza e la sua storia.
Uno dei più importanti contributi per fare luce su quest’enigma lo ha dato l’archeologo italiano Mario Polia, che, nel 2001 ha trovato, negli archivi del Vaticano, un documento originale anonimo, risalente ai primi anni del XVII secolo, dove si descrive il regno del Paititi e un miracolo che ivi successe. Secondo questo antico documento questo regno era situato a dieci giorni di viaggio dai limiti del Perú.
Negli ultimi anni del secolo scorso ci furono varie spedizioni nelle zone remote dei dipartimenti peruviani di Cusco, Madre de Dios e Puno ed anche in Bolivia, che ebbero come scopo la ricerca del Paititi.
Alcune, come quelle dello statunitense Robert Nichols (1970), o del norvegese Lars Hafskjold (1997), sono finite in tragedia, probabilmente in seguito ad attacchi d’indigeni aggressivi.
Altre invece hanno portato significative e preziose informazioni sulla Storia del Perú sud-orientale e sulla reale esistenza del Paititi.
Si ricordano per esempio le spedizioni di Carlos Neuenschwander Landa, le scoperte dei coniugi Cartagena, e le ricerche del Padre Carlos Polentini Wester.
Il più famoso ricercatore del Paititi è però, lo statunitense Gregory Deyermenjian, che, dal 1984 fino al 2008 ha portato a termine ben 15 spedizioni nelle quali ha esplorato esaustivamente la zona del Rio Palotoa, del Rio Nistron, gli altopiani di Toporake e Pantiacolla.
Lo statunitense Deyermenjian è stato il primo ad esplorare la zona delle piramidi di Pantiacolla ed inoltre è stato il primo a percorrere quasi totalmente il cosiddetto “cammino di pietra incaico” a partire dal 1984 fino al 2008. Durante queste ardite spedizioni sono state scoperte fortificazioni, urne funerarie e altre costruzioni in pietra che risalgono al periodo incaico e provano che gli Incas frequentavano il “cammino di pietra”, fin dal periodo pre-colombiano.
Gregory Deyermenjian però fino ad ora, non è mai riuscito a percorrere interamente il “cammino di pietra”, in modo da scoprire dove porti realmente e cosa vi sia al di là di esso. Si sa che dall’altitudine di 4000 metri il “cammino” s’inoltra nella selva umida dove sorgono fiumi impetuosi e misteriosi, ma, per percorrerlo interamente, e portare a termine una delle esplorazioni più difficili degli ultimi anni, c’è bisogno d’ingenti mezzi economici e di una logistica impeccabile, sia per far fronte ad eventuali emergenze sia per garantire la possibilità reale di documentare in modo scientifico delle rovine incaiche totalmente sconosciute.
Tutto ciò sarà possibile durante la SPEDIZIONE PAITITI-PANTIACOLLA 2011, poiché il gruppo che partirà per quest’intrepida avventura potrà disporre dei più moderni mezzi tecnologici, incluso un elicottero che servirà per avvicinarsi alla zona di operazione, minimizzando un inutile enorme dispendio di energia, che potrebbe compromettere la possibilità di percorrere interamente il “cammino di pietra”.
La spedizione sarà guidata dall’esploratore Gregory Deyermenjian, ma, oltre che statunitense, sarà anche peruviana ed italiana.
Gli altri membri dell’impresa saranno le guide locali esperte Paulino Mamani, (anch’egli membro attivo del “THE EXPLORERS CLUB”), Goyo Toledo e Saul Cesar Mamani, che hanno accompagnato Gregory Deyermenjian in molte delle sue avventure, Marco Rozas, che ha decenni d’esperienze di viaggi nella zona del Parco Nazionale del Manu e i ricercatori italiani Yuri Leveratto e Marco Zagni.
La spedizione PAITITI-PANTIACOLLA 2011, presenterà varie difficoltà, in quanto inizierà nel cosiddetto “cammino di pietra” a quote molto elevate (circa 4000 metri s.l.d.m.), dove il freddo è intenso e l’aria è rarefatta, e proseguirà verso il profondo della selva, dove le condizioni ambientali sono proibitive per motivi opposti: caldo umido soffocante, costante penombra, territorio scosceso e accidentato, attraversato da profonde gole fluviali dove la vegetazione è così spessa che avanzare risulta essere un gran problema.
Si tratta di un territorio completamente vergine, non cartografato, (nelle rispettive mappe militari vi è scritto “Insufficient Data”, o “Mapa sin comprobación de campo”, il che significa: nessuno ha mai calpestato quelle terre).
Importante sottolineare che, i componenti della spedizione, partiranno con la massima umiltà e rispetto per gli indigeni, gli animali, le piante, le montagne e la selva del Perú.
Gran parte della spedizione avrà luogo in zone molto fredde, alte e totalmente disabitate. Però considerando che il cammino di pietra e alcune sue diramazioni seguono verso il nord, in direzione di zone più basse, dove l’ecosistema è quello della “selva alta”, vi sono remote possibilità che gli esploratori, nel loro tentativo per giungere, una volta per tutte, alla fine del “sentiero di pietra”, possano incontrare indigeni Matsiguenkas che vivono nelle zone più calde.
A tale proposito va ricordato che uno dei partecipanti all’impresa, Goyo Toledo, ha vissuto molti anni nella terra dei Matsiguekas, si è sposato con una donna nativa e parla perfettamente il loro idioma, oltre ad avere dimestichezza con le loro regole ed usi e costumi. Cosicché in caso di contatto, la relazione amichevole e totalmente rispettosa con i nativi sarà fondamentale per l’ottima realizzazione dell’impresa.
Lo scopo della spedizione sarà il seguente: la documentazione e lo studio degli indizi archeologici del “cammino di pietra” e delle sue diramazioni; l'esplorazione dei tratti sconosciuti del "cammino di pietra" e di ciò che vi sia al di là di esso; in caso si riuscisse a compiere il punto precedente, si tenterà di dare una risposta ai molti interrogativi sull’esistenza di alcuni siti archeologici situati nella zona della meseta di Pantiacolla, come la famosa Paititi di Inkarri.
La nostra attività avrà il fine ultimo di valorizzare una zona completamente sconosciuta dal punto di vista archeologico, in modo da creare valore aggiunto culturale per il Perù intero. Non procederemo a lavori di scavo.
I vantaggi che potrebbero derivare per il Perù in seguito a questa spedizione sono notevoli.
Innanzitutto la scoperta, lo studio e la valorizzazione di nuovi resti archeologici di culture andine o amazzoniche è di massima importanza per le future generazioni.
Venire a conoscenza dei percorsi utilizzati dai popoli amazzonici, che viaggiavano verso la sierra per scambiare i loro prodotti con i popoli andini o, al contrario, poter studiare antichi sentieri di popoli delle montagne, che s’inoltrarono nella selva sia per motivi commerciali sia scappando dall’invasore spagnolo è di sommo interesse, sia per motivi d’identità culturale per le future generazioni del Perù, sia per motivi storici e archeologici.


Se qualcuno volesse partecipare alla sponsorizzazione dell’impresa può contattare direttamente Yuri Leveratto.



Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Yuri Leveratto
Responsabile account:
Yuri Leveratto (Responsabile sito web personale)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere