ECONOMIA e FINANZA
Articolo

Spending review

13/07/12

La soddisfazione nascosta dei professionisti ?

Nelle polemiche che hanno accompagnato il doloroso processo di spending review, nessuno ha citato l’art. 6 (Qualità professionale e gestionale) del Codice di Deontologia Medica: “il medico agisce secondo il principio di efficacia delle cure nel rispetto dell’autonomia della persona tenendo conto dell’uso appropriato delle risorse”.

Considerata l’urgenza delle misure previste dal Ministero della Salute nel processo di spending review, è inevitabile e indispensabile il coinvolgimento dei medici che non possono più lamentarsi di tagli indiscriminati se non collaborano con la loro professionalità a individuare e contenere gli sprechi evitabili.

Se, infatti, da tempo la bioetica affronta il delicato tema del contenimento dei costi inteso come “allocazione di risorse limitate”, solo di recente il dibattito si sta spostando verso l’etica della riduzione degli sprechi, un cambio di paradigma che presenta sia rilevanti implicazioni di politica sanitaria, sia una rivalutazione della responsabilità professionale sull’utilizzo appropriato delle risorse.

L’etica del razionamento poggia su due presupposti fondamentali: innanzitutto, il razionamento è richiesto quando le risorse sono limitate e la politica sanitaria deve scegliere quali servizi e prestazioni sanitarie non possono più essere garantiti; in secondo luogo, le modalità di razionamento dovrebbero sempre essere rese esplicite, mentre oggi si usano spesso metodi di razionamento implicito, non sempre equi e che prestano il fianco alle critiche più disparate.

La principale obiezione etica al razionamento è che ciascun medico, al fine di mantenere il rapporto fiduciario con il singolo paziente, finisce per soddisfarne preferenze e aspettative sempre crescenti, senza considerare i costi sostenuti dalla comunità. Tuttavia, quando le risorse si esauriscono questa obiezione è priva di senso, perché i pazienti privi di livelli essenziali di assistenza sono persone reali verso cui l’intera classe medica è obbligata a mantenere un rapporto fiduciario “collettivo”.



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