EDITORIA
Comunicato Stampa

Storie di mare, di costa e d’amore nel libro L’acqua e il sale di Pinò di Nicola Colombo

29/04/11

L'autore racconta storie di rotte perdute, di vite arenate, di esistenze spezzate, di amori lasciati e non ritrovati, con una scrittura densa di riferimenti letterari e con la capacità affabulatoria di chi ha conosciuto gli oceani del mondo e ne tramanda le voci ai giovani.

Esce in questi giorni nelle librerie L’acqua e il sale di Pinò e altre storie di mare, di costa e d’amore, l’ultima fatica letteraria di Nicola Colombo (GdS edizioni, pp. 240, € 15,00).
Nato a Pozzallo 53 anni fa, segretario della Camera del Lavoro di Modica, un passato da giornalista all’Ansa di Palermo, al «Piccolo» di Trieste e a «La Sicilia» di Catania, Nicola Colombo ha all’attivo il romanzo Il paese delle stelle (Meeting editore, 1997) che, come il libro appena uscito, è un omaggio alla sua terra di mare e di marinai.
L’acqua e il sale di Pinò è una raccolta di dieci racconti dalla gestazione decennale, racchiusi in una cornice narrativa, che trovano nel mare il loro comune denominatore. Il mare, nei racconti di Colombo, non è soltanto una frontiera da conquistare, un orizzonte da sfidare, un “non luogo” dell’esistenza. È anche e soprattutto una categoria dello spirito, un destino che entra nelle vite dei personaggi e se ne impadronisce. I personaggi delle dieci storie - Basilio, Pinò, il Barracane, Franco Antonio, Gina e Silvana – sono «prigionieri del mare» oppure naufraghi. Vi sono diversi modi di ritrovarsi naufraghi. Ci sono i naufragi nel vizio, lungo le desolate banchine di porti senza nome, nelle pieghe degli angiporti, nei locali intrisi di fumo e di whisky; i naufragi dell’anima, di chi si perde nelle nebbie della pazzia e non riesce a navigare nemmeno a vista. E poi c’è il naufragio nella nostalgia, di chi torna straniero nella propria terra e non trova più i luoghi d’infanzia, i volti cari e gli amori custoditi nella propria memoria. «Semplicemente non esistono più nella realtà – scrive Colombo nella nota introduttiva – al pari degli anziani morti nel frattempo e ai quali si fa visita al cimitero portando una conchiglia bianca di mari lontani».
Nicola Colombo racconta storie di rotte perdute, di vite arenate, di esistenze spezzate, di amori lasciati e non ritrovati, di personaggi leggendari e luoghi straordinari, con una scrittura densa di riferimenti letterari - da Isabel Allende a Francisco Coloane, dal Cesare Pavese di Mari del Sud ad Antonio Tabucchi, da Vincenzo Consolo allo scrittore modicano Franco Antonio Belgiorno – e con la capacità affabulatoria di chi ha conosciuto gli oceani del mondo e ne tramanda le voci ai giovani marinai.

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