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Voci dall'ammiraglia: T-VB, ambizioso ma possibile - Viaggio alla scoperta del progetto di Mattia Vairoli

20/03/15

«Quando si forma un gruppo di fuggitivi di 10, 12 elementi, e ascolto alla radio i numeri, voglio poter controllare il foglietto di partenza e vedere almeno uno di voi. Ragazzi, stare in gruppo a non fare nulla non serve a niente, dobbiamo farci vedere, far vedere che siamo presenti anche noi!». A parlare ai suoi ragazzi è Stefano Bandolin, direttore sportivo del team T-VB, alla partenza della Popolarissima. «Dobbiamo cominciare a vedere le gare in un modo diverso. L'abitudine è quella di portare i ragazzi alle gare, farli correre e poi tornare a casa. Noi invece stiamo cercando di trasmettere ai ragazzi l'idea che sono parte di un evento», spiega Mattia Vairoli, il fondatore del progetto, ritornando sulle parole di Stefano in partenza. «E questo evento devono viverlo fino in fondo. Non si va a correre per un piazzamento, si corre sempre per vincere, o comunque per onorare gli organizzatori e dare spettacolo, perchè è la soddisfazione del pubblico che rende tale un evento».

FotoT-VB. Ovvero Tempo, Valore e Beneficenza.
Il team T-VB si è presentato questo inverno come un progetto innovativo nell'ambito del ciclismo dilettantistico. Sul sito ufficiale, ben strutturato ed esauriente, Vairoli spiega bene quali sono i punti cardine del suo progetto. Il nodo centrale è la visione della squadra dilettantistica come mezzo per generare un circuito economico, e non come fine ultimo: il Tempo impiegato serve dunque a creare Valore. E parte di quel valore viene tramutato in Beneficenza, nella fattispecie per l'ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste. Detto così, sembra tutto molto semplice: in realtà la sfida di Vairoli è appena alle prime battute.

Un passo indietro: chi sono e da dove vengono.
Mattia Vairoli, classe 1986, come tanti in questo ambiente è stato un corridore. Piemontese di Domodossola, il suo battesimo tra i dilettanti, nel 2005, è davvero di fuoco, con la Vellutex di Olivano Locatelli. Non saranno rose e fiori, tant'è che Mattia si ritrova ad abbandonare il ritiro: «Non andavo d'accordo: ieri come oggi, nessuno poteva dirmi cosa devo fare. Ma è stata una grande esperienza: da Locatelli ho imparato più cose che nei restanti quattro anni di dilettantismo»). La sua carriera non sarà di quella delle più folgoranti, e si ritroverà a correre nel triveneto negli anni successivi, tra la San Donà, dove aiuterà Mauro Abel Richeze a vincere proprio la Popolarissima, la San Marco Caneva e il team Giorgione-Molino di Ferro.
Appesa la bici al chiodo, Mattia non abbandona l'ambiente, resta in Friuli e continua a collaborare col Gs Caneva. Ma con la morte del patron Gianni Biz, la sua strada e quella del Caneva si dividono. Nel frattempo Mattia, che lavora nell'area commerciale di un'azienda di automazioni industriali, elabora l'idea del suo team, coniugandola con la recente esperienza lavorativa. E comincia ad aggregare lo staff: Stefano Bandolin, da 15 anni al lavoro in Friuli con gli Juniores (dalle sue mani è passato, tra gli altri, Alessandro De Marchi: «La sua dote è sempre stata la stessa: se sulla distanza gli altri calavano, lui invece aveva sempre energie»). L'esperienza del Bando Cycling Team è destinata a chiudersi, così è arrivata l'ora per lui di fare il salto tra gli Under 23. Un altro uomo fondamentale è Luca Bortolas: è lui che si occupa degli aspetti legati al marketing, forte di una quinquennale esperienza di e-commerce con una sua attività.

Reclutamento alternativo: una squadra di outsider.
«Di solito, per via di un discorso di punti accumulati nelle categorie inferiori, un buon corridore arriva a costare 1000-2000 euro. Noi con 2000 euro abbiamo fatto l'intero team». Una scelta ponderata, insomma, quella di fare una squadra di ragazzi da rilanciare. Come il ragusano Andrea Trovato, già conosciuto ai tempi del Caneva: una ruota veloce di classe '91 che in carriera ha avuto alti e bassi, arrivando anche 2° ad una Milano-Busseto. Oppure fuori dai circuiti tradizionali, come il trapanese Claudio Polisano (con i fratelli Cataudella i siciliani son ben 4) che correva tra gli amatori, o polisportivi come Martin Vairoli, fratello minore di Mattia. Un vero matto, a detta del maggiore: prima sciatore di fondo, con qualche discreto risultato da allievo, poi calciatore, attivo anche in serie D col Pro Patria, finché il suo tendine d'Achille ha detto basta. E da quest'anno, lanciato in questa nuova avventura con dignità e curiosità per dove potrà arrivare: per ora è già un gran risultato finire le gare.

Come farsi conoscere: l'idea di marketing.
Una volta costruita la squadra, bisogna veicolare il progetto. E qui la palla passa a Luca: «L'idea è quella di creare un circuito economico continuo - spiega. Il merchandising, in questo momento, è in primo piano. Ovviamente essendo un'ASD abbiamo qualche limitazione, perciò ci serviamo dei partner per le vendere le divise. La conoscenza con Mattia è avvenuta tramite amici, in realtà pensavo di cominciare nel 2016, così quest'anno prenderemo le misure e poi porteremo avanti nuove idee». Ma già da ora Vairoli è un vulcano: «Per la presentazione ufficiale, in Aprile, stiamo pensando a qualcosa di speciale, che soprattutto coinvolga il Burlo Garofolo. Ci tengo molto al lato della beneficenza: anche ai ragazzi cerco di far capire che il ciclismo è solo una parte della nostra vita. Ma ci sono tante altre novità che si possono portare, nel ciclismo. Un reality che segua la squadra tra gare e ritiri, ad esempio». Sul sito è presente una pagina per ogni atleta, con presentazione scritta e breve video. Il più curioso è quello di Giulio Pestrin, che fa il suo ingresso in scena guidando un trattore: «Un modo come un altro per dare un'immagine diversa e simpatica del ciclismo», conferma Vairoli, prendendo spunto dai pazzi filmati che l'Orica GreenEDGE diffonde.

L'impatto turbolento e la volontà di farsi accettare.
L'inizio del team TVB è stato rumoroso, non solo per il 4° posto raccolto da Andrea Trovato al Memorial Polese: nella gara successiva di Castello Roganzuolo David Morettin perde la testa e strattona Yuri Pessotto della Marchiol fino a farlo cadere, venendo anche immortalato dai fotografi. La scelta di Vairoli e soci è radicale: 500 euro di multa e 1 mese di sospensione per l'atleta, una scelta senza precedenti. «Siamo finiti subito nell'occhio del ciclone: il lunedì successivo abbiamo fatto il nostro record di visualizzazioni sul sito», racconta Vairoli, «ma non voglio che David passi per la bestia nera. In più, alla prima gara, quattro dei miei sono stati sorteggiati per l'antidoping: molto bene, per carità, ma almeno non chiamiamolo sorteggio!». Loro, d'altra parte, da buoni ultimi arrivati entrano in contatto con tutti, cercano di farsi rispettare e allo stesso tempo di farsi voler bene dai rivali, ad esempio invitando gli atleti staccati o vittima di forature e incidenti a sfruttare la scia dell'ammiraglia. Non che gli altri ds pigino sull'acceleratore - anzi, concedere la scia è una regola non scritta - ma inviti così diretti non ne avevamo mai visti.
«È un mondo piuttosto vecchio e refrattario a chi è nuovo come me, nonostante abbia 15 anni di esperienza e siano i vecchi stessi a dire che ci vuole rinnovamento» dice Bandolin. Sul sito, Bortolas ha offerto anche un vero e proprio vademecum di comunicazione per i ciclisti tutti. Mattia rincara la dose: «Una grande mancanza di questo mondo è la cultura, e non mi riferisco alla cultura didattica ma a quella che ti porta ad essere abile nella comunicazione. Prendi Pozzato: anche se sono anni che non vince più chissà cosa, resta un leader perché sa comunicare e quando parla tutti lo ascoltano».

Un progetto ambizioso, ma può funzionare.
L'entusiasmo a Vairoli e soci non manca. Certo devono ancora farsi conoscere dal pubblico (anche se il battage ha funzionato: già 2000 like su facebook, ben più di molti team più rinomati), oleare un po' di meccanismi e scontrarsi con un certo immobilismo attuale. Dopotutto, i cambiamenti nel ciclismo italiano non possono arrivare dall'interno: i team storici non hanno alcun interesse a modificare un modo di lavorare che li vede comunque vincenti, rinomati e felici, che rende il dilettantismo italiano da anni una specie di Formula 1, nella quale entrare nella scuderia vincente è fattore determinante per il successo. E una proposta diversa non può che essere salutare: fa piacere sentire finalmente qualcuno parlare di economie di scala per far risparmiare tutti, e sono proposte che dovrebbero venire dalla federazione, prima che da Luca Bortolas. Occorre però evitare il rischio americanata, come successe col team Rock Racing: un progetto caciarone che era persino riuscito a riportare alle corse Mario Cipollini, salvo poi sgonfiarsi quando è venuta a mancare la serietà, l'organizzazione. E l'organizzazione è uno dei punti forti della tradizione italica che il team T-VB vuole ereditare.

Chiosa finale: un aneddoto.
«Se corrono male pure oggi li faccio tornare a casa in bicicletta» dice a un certo punto Vairoli (e qui viene fuori egregiamente la scuola Locatelli...). Non lo farà, anche se la gara non andrà bene: a metà corsa, Trovato rompe un pedale; a sacrificarsi è Patrick Fellet passandogli prontamente la bici. Poco dopo, in una caduta, vengono fatti fuori Polisano e De Rovere: mezza squadra fuori in un giro. Trovato rientra e quando si rifornisce all'ammiraglia, Bandolin gli chiede: «Vuoi cambiare la bici al prossimo giro?» - «No tranquillo, la vinco uguale». E rientra in gruppo. Quella frase, all'apparenza arrogante, ma detta più con determinazione e voglia di far bene, rende l'idea del buon lavoro fatto sul piano motivazionale. «In questo sport le motivazioni contano più di tante altre cose», racconta Mattia. «Domenica scorsa Alfio Locatelli al Balestra è caduto due volte, ma voleva vincere. Ha fatto la volata finale col cerchione davanti che ballava per quanto era storto!». Lo sanno tutti e tre che Trovato non vincerà la Popolarissima, ma ha dato tutto fino in fondo. Onorando l'evento.

Nicola Stufano



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