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Agenzie di sviluppo? Quale ruolo nella politica di sviluppo

10/10/10

Il ruolo delle Agenzie di sviluppo nella politica di sviluppo

Lettera aperta di invito

Al Presidente del Partenariato regionale della Campania, on. Schifone
Al Presidente della Giunta regionale on. Caldoro
Agli attori locali del Partenariato regionale
Ai responsabili delle Agenzie Locali di Sviluppo

A mezzo stampa tramite “Notizie Sindacali.com”

Le difficoltà che stanno vivendo la TESS e le altre Agenzia Locali di Sviluppo in Campania rivelano un preoccupante vuoto di pensiero e di strategie di sviluppo per il futuro. Non servono misure emergenziali, serve ricominciare a fare coesione per competere.

È forse opportuno ricordare che le Agenzie Locali di Sviluppo sono il “braccio operativo” di una strategia di sviluppo regionale-europea che radica nei primi anni ’90, allorquando si trattò di reagire alla chiusura della Cassa per il Mezzogiorno, di porre in essere efficaci modalità per promuovere le risorse endogene, di affrontare i cambiamenti imposti dalla globalizzazione e di agire secondo i principi comunitari di Partenariato, Concertazione, Integrazione, Decentramento e Innovazione amministrativa.
È bene anche ricordare che questa strategia innerva uno dei principali strumenti di programmazione ordinaria di cui la Regione Campania si è dotata (all’unanimità) dopo dieci lunghi anni di faticose elaborazioni e preziose attività di concertazione istituzionale con le Province e i Comuni: il Piano Territoriale Regionale (PTR).

Sarebbe un errore non cogliere l’attualità di questa strategia nella situazione che si è riproposta nel Mezzogiorno, già da qualche anno.
La riduzione delle risorse FAS, il processo di federalismo in corso, la preannunciata riduzione delle risorse comunitarie dal 2013, l’impatto violento della globalizzazione sulla vita delle imprese e delle persone, ripropongono la stessa sfida al cambiamento di vent’anni fa. È doloroso doverlo rilevare, ma è così.
Questi sono elementi e fattori oggettivi che dovrebbero indurre a riprendere il lavoro per fare coesione per competere, non di certo a rimanere inerti sulla distruzione delle esperienze operative che ci hanno provato.

Le esperienze attuative (le Agenzie, appunto) si sono strutturate secondo le circostanze e le opportunità che ciascuna ha potuto cogliere. Ma questo è dovuto ai vizi di neocentralismo gestionale della Regione e al colpevole ritardo nell’attuazione del quadro di riforma per il decentramento amministrativo (L. 142/90, dlgs 267/2000 e seguenti). Alla forte consonanza sulla strategia non hanno corrisposto coerenti atti amministrativi.
È auspicabile che si voglia procedere ad un serio e approfondito esame critico di queste esperienze, per trarre da esse gli elementi, le forme organizzative, le innovazioni prodotte, … utili ad elaborare, finalmente, un’efficace legge regionale per il decentramento, l’innovazione amministrativa e lo sviluppo territoriale, in linea, peraltro, con le previsioni del PTR. Sarebbe utile anche per sostenere il carico incombente del federalismo fiscale.

Le Agenzie Locali di Sviluppo, previo il perfezionamento dei loro requisiti di Organismi intermedi, sono tra le poche strutture in grado di fare spesa di qualità in Campania. Perché? Perché esprimono una domanda di sviluppo territoriale che genera dai bisogni delle comunità amministrate e non da fredde analisi su dati formali. Laddove questa domanda fosse viziata da localismi, è compito dell’istituzione regionale selezionarla e accompagnarla verso esiti coesivi e non dissolutivi, convergenti con gli obiettivi di sviluppo nazionali ed europei.

Sarebbe dannoso distruggere il diffuso capitale umano e professionale che in questo ventennio si è formato intorno a culture operative di coesione. Né si può ignorare il valore aggiunto che dal territorio può essere apportato alla qualità e celerità della spesa.
È tempo di dare corpo e sostanza al principio comunitario di Sussidiarietà.
Le difficoltà da superare non sono di poco momento, ma ogni risposta parziale o settoriale sarebbe di corto respiro. Non siamo in una fase di passaggio, siamo ad un passaggio di fase. Questa volta non sarà possibile “cambiare tutto per non cambiare niente”. Le classi dirigenti del Mezzogiorno non possono più sfuggire alla responsabilità di dover superare definitivamente ogni forma di tipo assistenziale e clientelare.

Per queste ragioni segnalo l’opportunità di discutere seriamente su come riprendere il cammino di una strategia di breve, medio e lungo termine in cui le Agenzie possano apportare il loro prezioso contributo di raccordo tra istituzioni e territorio.

Osvaldo Cammarota

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