Apixaban è il primo anticoagulante orale che riduce in modo significativo il rischio di morte per qualsiasi causa
Pubblicati sul The New England Journal of Medicine i risultati del trial di fase III ARISTOTLE
Bristol-Myers Squibb e Pfizer hanno annunciato i principali risultati del trial clinico di Fase III ARISTOTLE, che ha valutato apixaban in uno studio di confronto con warfarin nella prevenzione dell'ictus e dell'embolia sistemica in 18.201 pazienti affetti da fibrillazione atriale e con almeno un fattore di rischio per ictus. Nel trial ARISTOTLE, rispetto a warfarin, apixaban ha ridotto significativamente il rischio di ictus ed embolia sistemica del 21%, di sanguinamento maggiore del 31% e di morte dell'11%. I risultati sono stati presentati durante la Hot Line Session del Congresso Europeo della Società di Cardiologia a Parigi e pubblicati nel The New England Journal of Medicine. Condotto in 1.034 Centri in 39 Paesi, lo studio è stato coordinato dal Duke Clinical Research Institute, Durham, NC, e dal Clinical Research Institute, Uppsala, Svezia. "Il rischio di ictus nei pazienti affetti da fibrillazione atriale è un grave problema di salute pubblica che riguarda in particolare la popolazione anziana" ha dichiarato il dottor Christopher B. Granger, Professore di Medicina del Duke Clinical Research Institute presso il Duke University Medical Center a Durham, NC, e ricercatore principale dello studio, "siamo dunque incoraggiati dai risultati del trial ARISTOTLE che ha dimostrato la significativa riduzione del rischio di ictus o embolia sistemica, di sanguinamenti maggiori e morte". Apixaban, un nuovo inibitore orale diretto del Fattore Xa, fa parte di una classe di agenti inibitori studiati per le loro potenzialità nella prevenzione e trattamento del tromboembolismo. La fibrillazione atriale è la più diffusa aritmia cardiaca caratterizzata da battito cardiaco irregolare: oltre 5 milioni di persone in America e più di 8 milioni in Europa ne sono affette e 1 individuo su 4 fra coloro di 40 o più anni d'età corre il rischio di contrarre la patologia. La conseguenza più seria della fibrillazione atriale è l'aumento del rischio di ictus, 5 volte più alto nelle persone che ne sono colpite rispetto a coloro che non ne soffrono: negli Stati Uniti, il 15% degli ictus sono infatti attribuibili alla fibrillazione atriale. Inoltre, gli ictus dovuti alla fibrillazione atriale sono più gravi e invalidanti rispetto a quelli non derivanti dalla patologia: il 24% di morti subentra entro il mese successivo e il 50% a un anno dall'ictus.
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