Arredamento, alimentare, abbigliamento, automazione. Come proporre il Made in Italy in Russia con Giulio Gargiullo
Intervista con Giulio Gargiullo, consulente web marketing per l’export che vive a metà tra Roma e San Pietroburgo. Domande e risposte su come trovare nuovi clienti in questo immenso e favorevole mercato per il Made In Italy nel settore arredamento, alimentare, abbigliamento e automazione
D: In che cosa consiste la tua attività?
R: Mi occupo di assistere le imprese nel trovare nuovi mercati, e quindi nuovi clienti e opportunità di business. Lo faccio in particolare con la Russia, paese di cui parlo e scrivo la lingua e che frequento assiduamente da oltre 10 anni.
D: La Russia è uno dei Paesi del BRIC. È vantaggioso per il Made in Italy?
R: Come si può facilmente immaginare… sì. Il tipico cliente russo di fascia alta guarda con stima e ammirazione all’Italia, al nostro design, alle nostre eccellenze. Io accompagno già da qualche tempo aziende che si occupano di architettura e interior design e i risultati sono molto favorevoli.
Spesso si affronta il passo dell’export con quel senso di pessimismo che ci deriva da un mercato saturo e un’economia stagnante come quella a cui siamo abituati qui in Italia. In quel Paese la realtà è molto differente e l’economia è in crescita. E vanno fortissimo, inoltre i prodotti detti delle 4A: arredo casa, abbigliamento, alimentare e automazione.
D: Cosa puoi fare in concreto per un cliente che voglia esportare il suo marchio in Russia?
R: Diverse cose. Innanzitutto, analizzare i suoi target e i suoi obiettivi e aiutarlo - con strategie di web marketing - a farsi conoscere e apprezzare. All’occorrenza posso anche accompagnarlo sul posto per favorire incontri con i rivenditori o aperture punti vendita. Inoltre posso renderlo sempre raggiungibile sul web russo, che è differente dal nostro e ottimizzare i suoi contenuti per quella specifica cultura.
D: C’è un consiglio che vorresti dare a chi vuole approcciare il mercato russo?
R: Ce ne sono tanti. Il primo, può sembrare banale ma non lo è: aprire un dominio.ru. Tenere presente che l’inglese non è conosciuto come da noi e bisogna tradurre tutto in lingua locale con accuratezza. Inoltre, farsi affiancare da qualcuno che conosca la cultura russa. Io, ad esempio, per la costruzione dei siti mi affido a web designer e art director russi. Un buon intermediario aiuta a scegliere quali prodotti esportare e quali meno. E queste sono solo alcune delle best practices che Giulio può condividere con manager e imprenditori, Chi fosse interessato può averli scrivendo a giulio@giuliogargiullo.it
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