SALUTE e MEDICINA
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Belli, abbronzati, con il melanoma in agguato

10/10/12

Da siciliano narcisista trapiantato a Bologna non perdo mai l’occasione per catturare i raggi del sole, in qualunque stagione e nei luoghi più impensati, potenziando l’azione dei raggi UV con una “cremina magica” che porto sempre dietro.

Tuttavia, guardo sempre con una certa preoccupazione chi sfoggia un colorito visibilmente artificiale conquistato in affollati “Centri Abbronzatura”, la cui soglia non è mai stata varcata dal sottoscritto.
Ma quali sono i rischi per la salute di “bagni e docce” di raggi UV, il cui uso oggi si è diffuso in maniera esponenziale in tutte le fasce di età, in particolare negli adolescenti e nei giovani adulti?
Da molti anni è noto che l’esposizione ai raggi UV, sia solari che da fonti artificiali, aumenta il rischio di tumori della pelle, in particolare del melanoma. Già nel 2007 una meta-analisi dell’International Agency for Research on Cancer (IARC) aveva documentato che nei soggetti che si espongono continuamente a lampade e lettini solari – rispetto a chi non si è mai esposto – aumenta il rischio di melanoma, in particolare se la prima esposizione si verifica prima dei 35 anni. Sulla scorta di tali evidenze l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato i lettini abbronzanti come carcinogeni di gruppo 1, analogamente al fumo di tabacco e all’asbesto.
Due revisioni sistematiche pubblicate sabato scorso dal British Medical Journal, confermano definitivamente che le strategie di prevenzione dei tumori della pelle passano dalla consapevolezza sociale dei rischi dei lettini abbronzanti, ma anche da norme precise sul loro utilizzo.



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