SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

I lavoratori del Maggiore sono allo sbando

08/07/16

Nonostante l’assunzione di 14 Tecnici di Laboratorio e 34 Infermieri.

FotoIn questi giorni è circolata la notizia che il Maggiore è al collasso per la grave situazione di carenza di organico.
La Federazione Sindacati Indipendenti ha sollevato l’obiezione che le condizioni non siano tanto dovute alla carenza di organico, piuttosto alla incapacità della dirigenza delle professioni sanitarie di far fronte alla complessità organizzativa.
Diverse strutture assistenziali hanno l’organico ai minimi del contingente. Ad aggravare la situazione su più versanti è l’incapacità di organizzare le presenze, in relazione alla distribuzione dei carichi di lavoro. Innegabile!
Nell’aprile del 2015 la FSI ha inviato una segnalazione al Direttore Generale, dr Minola, che descrive le gravi criticità che i lavoratori denunciano, disperati, alle Organizzazioni Sindacali. Condizioni allora che non permettono di garantire un’adeguata assistenza sanitaria ai pazienti. Ma soprattutto si fa luce su un considerevole squilibrio nella distribuzione dei carichi di lavoro.
L’accento è posto persino sull’aumentato pericolo, secondario all’eccessivo carico di lavoro, per il personale infermieristico. Aggravato dall’istaurarsi di una confusione di ruoli e competenze, che possono coagularsi in un demansionamento per gli infermieri e in un “rischio” di abuso di professione infermieristica per gli OSS.
I lavoratori del Maggiore, con ogni mezzo, cercano di attirare l’attenzione delle parti sociali, sull’omesso riconoscimento degli istituti contrattuali da parte dei vertici aziendali preposti. Certamente come risposta necessaria alla cronica “carenza di personale” si ha avuto un continuo rientro dai riposi che ha generato due effetti: l’aumento delle ore lavorate e mai recuperabili e la non garanzia di un adeguato recupero psico-fisico.
Senza parlare della chiara ed evidente violazione dei diritti contrattuali. Eccedenti giornate di ferie e di ore di straordinario non godute. A niente sono valse le segnalazioni inoltrate al Presidente del Collegio Ipasvi della provincia di Novara e VCO. Permane la più imbarazzante indifferenza su tutta la situazione organizzativa che porta, inevitabilmente ed obbligatoriamente, gli infermieri a compensare cronicamente carenze e disservizi, con il rischio di limitare la qualità delle cure, dell’assistenza e del decoro professionale (art. 51 del Codice Deontologico dell’Infermiere). Ma piuttosto che sbagliare si preferisce tacere. E nonostante da moltissimi anni la presenza del Presidente Ipasvi, la sorte degli infermieri non sembra migliorare.
Che dire? Anche l’occasione dell’applicazione della normativa sull’orario di lavoro, non è servita a scuotere il torpore organizzativo del SITRA. In questo caso non è stata sfoggiata alcuna abilità nel condurre i lavoratori al cambiamento organizzativo. Cambiamento dovuto per riallineare l’organizzazione ai dettami di legge violati per anni.
I lavoratori hanno assistito ad un elementare e raffazzonato copia incolla di un lavoro rispolverato per l’occasione, senza mai mettere mani davvero sull’intera organizzazione.
La Dirigenza avrebbe dovuto tradurre concretamente gli obiettivi propri del SITRA e farsi promotrice di azioni di ammodernamento dell’organizzazione del lavoro. Realizzare il mandato proprio del ruolo adoperandosi, con ogni mezzo, per una corretta allocazione delle risorse disponibili o, cosa di non poco conto, al ricalcolo della dotazione organica. Il vuoto assoluto e per dirla in termini organizzativi, una opportunità persa per utilizzare correttamente lo strumento gestionale di programmazione che rientra nelle prerogative e nelle competenze principali di un datore di lavoro, al fine di garantire la migliore funzionalità del servizio con le risorse disponibili.
Ancora oggi la dotazione organica, in molte strutture, non permette di garantire le presenze previste e non solo quelle del contingente minimo. Non è stato adottato alcun modello che favorisca l’integrazione del personale titolare di limitazioni e prescrizioni, nelle attività di reparto in un ottica di valorizzazione delle risorse. Non è stato adottato in modo strutturato un regolamento per la copertura delle assenze improvvise. Le solite frasi fatte: “non ho la bacchetta magica”, la “coperta è troppo corta” e la solita grande assenza della dirigenza SITRA.
Allo sfascio anche l’istituto della pronta disponibilità, da molti anni al palo che porta ad una emorragia delle risorse proprie del fondo economico del disagio. Molte trattative rimangono allo stato embrionale e non maturano perché manca la cultura delle relazioni sindacali da parte di questa Amministrazione che da anni ha incancrenito l’intero sistema creando percorsi collaterali di puro favoritismo nella logica del Do ut des con chi recita al padroncino avvezzo al collocamento di questa o di altra risorsa.
Un’azienda che si occupa di salute senza essere in grado di garantire, con ogni mezzo, la salute dei propri lavoratori. Davvero un paradosso. Eh già! Perché al Maggiore non si ha attenzione neanche per le persone con disabilità assunte ai sensi della Legge 68/1999. Queste, infatti, vengono spesso parcheggiate a destra e a manca e senza alcuna tutela delle condizioni per la “salvaguardia del benessere e del clima organizzativo”. Soggetti fragili spinti allo sbando nella totale indifferenza generale.

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Giuseppa Maria Pace (segretario territoriale di federazione FSI Novara)
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