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I versi di 'Poetica Coazione', di Federico Li Calzi, Tra@art

21/01/11

“Poetica Coazione”, edito nel 2009 dalla casa editrice Tra@art, consta di 131 pagine nella quali troviamo una novantina di liriche dell’esordiente Federico Li Calzi. L’autore descrive con questa prima silloge un percorso umano, infatti, “Poetica Coazione” è suddivisa in tre parti fondamentalmente, tre parti non solo che si palesano nello spazio ma anche nel tempo.

“…La strada è una piazza/ dove ogni cosa può accadere a quest’ora./ Può accadere che un ragazzo sbalzato/ rimanga a terra con il cranio spaccato,/ sotto il sole cocente; o un pezzente stordito/ ubriachi parlando./ Il giardino è un fresco rifugio nell’ora più calda,/ più che lo spruzzo incessante dell’acqua lontana.//…”

La figura del ragazzo con il cranio spaccato e del pezzente stordito riescono a percorrere un genere thriller che viene totalmente disarmonizzato dall’immagine del giardino fresco. È in questo modo che l’autore intrattiene i suoi lettori, la disarmonia in realtà è un controllato caos di ritratti, di fotografie di eventi concepibili, alcuni riportano alla cruda realtà altri alla pace estatica di un estate alle porte. L’idea dell’imprevedibile della strada riporta all’effettività del momento non spingendosi verso il monito ma piuttosto verso il possibile.

“Poetica Coazione”, edito nel 2009 dalla casa editrice Tra@art, consta di 131 pagine nella quali troviamo una novantina di liriche dell’esordiente Federico Li Calzi. L’autore descrive con questa prima silloge un percorso umano, infatti, “Poetica Coazione” è suddivisa in tre parti fondamentalmente, tre parti non solo che si palesano nello spazio ma anche nel tempo. Fattori importanti per la poetica di Federico sono, a livello diacronico, le stagioni ed il loro susseguirsi costante e consolatorio, la giornata e le sue porzioni di ore. È come se ci fosse un microcosmo celato dietro ogni lirica dell’autore. Il verso così si piega al messaggio ed ad una musicalità che si tinge dei colori del giorno e notte, dell’estate e dell’inverno.

Le tre unità della raccolta sono fortemente individuabili dal cambiamento di stile, infatti, non ci sono titoli nelle liriche o capitoli che determinano lo stacco. La prima e terza parte trattano di un amore adulto che non ha più nome ma che si alimenta del ricordo, il ricordo però non è vissuto come qualcosa di non esistente nel presente bensì, l’intervento temporale rende più viva che mai la presenza del rapporto sentimentale. La seconda parte invece si infiamma in una storia adolescenziale, che potrebbe essere la nascita della relazione incontrata nella prima. Questo stacco è segnalato dall’autore dal cambiamento di verso, infatti le liriche divengono impazienti e ritmiche, i sintagmi si impadroniscono della scena rendendo il discorso verboso, quasi prosastico. Il testimone viene lasciato alla terza ed ultima scena nella quale ritornano i versi morbidi e lascivi di un’età diversa, un’età più lenta e riflessiva.

“È come frugare i tuoi occhi,/ sentire la tua voce.// Ho dimenticato le stelle/ quando la notte passa/ e tu fumi assorta,/ e assapori quel fumo/ nel tuo respiro profondo.// È silente la stasi/ della sera: non rimane/ un rumore nell’estate,/ solo il va ed il vieni/ profondo del tuo fumare.// Non provano pena le tue labbra,/ solo fumi ammaliatori.// le case diventano strade/ e le strade si fanno notte/ e la notte contiene il tuo volto/ composto.// Non ha più senso guardare,/ o aspettare un tuo attacco/ da dietro.// I balconi sono occhi/ nella notte profonda.// È come frugare il cielo,/ la notte guardare i tuoi occhi.”

Pare che ogni lirica sia il prodotto di un pensiero arcaico che non necessita di limiti, la ripetizione dell’inizio della prima ed ultima strofa riporta ad una devozione che viene ammaliata solo dal fumo prodotto dalla donna amata, un’azione che regna sovrana e che diviene l’unico rumore estivo. La suggestione prodotta è densa di figurazioni retoriche e stilistiche, l’animo è interamente assorto nella meditazione e nella ricerca di una forma, nella ricerca di lei nella mente.

“L’inverno dura e ti chiama/ splendida creatura.// L’inverno dura e ti chiama nella tua stanza,/ tra i fogli dove scrivi semplici parole.// L’inverno è un freddo che gela,/ ed è giusto che tu rimanga a casa/ ragazza dalle brune chiome.// L’inverno piove e tira vento,/ e potrebbe consumare la tua bellezza.// Ma una bellezza che vive chiusa/ in una stanza è uno spreco/ che non vive negli occhi di chi ti guarda.// L’inverno dura nelle tue stanze/ splendida creatura, ti assapora/ nelle coperte e ti chiama,// nelle notti di pioggia.”

Vi lascio il link di un’intervista rilasciata da Federico Li Calzi ed il link di una recensione:
http://www.express-news.it/cultura/intervista-di-alessia-mocci-a-federico-li-calzi-ed-al-suo-%E2%80%9Cpoetica-coazione%E2%80%9D/
http://www.teramani.net/public/post/poetica-coazione-di-federico-li-calzi-488.asp?d=20110201

Link sito dell’autore nel quale potrete scaricare gratuitamente “Poetica Coazione”:
http://www.federicolicalzi.it/

Alessia Mocci
Responsabile dell’Ufficio Stampa “Poetica Coazione”





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