ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

ICoN: Italia impari a fare sistema per lingua e cultura

05/10/15

Possibili azioni e carenze nella promozione della lingua italiana e dell’intero Paese nell'intervento di Tavoni

Roma, 4 ottobre 2015 - L’indagine conoscitiva del Senato sullo stato di diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo ha registrato anche la partecipazione di Mirko Tavoni, presidente del Consorzio ICoN (Italian Culture on the Net). Nel corso del proprio intervento il professor Tavoni ha suggerito possibili azioni e alcune carenze nell’azione per promuovere la lingua italiana e l’intero Paese.

Quando si parla di lingua, cultura e insegnamento dell’italiano all’estero, «quello della necessità di fare sistema è un tema sempre ricorrente – ha commentato il presidente ICoN -. L’incapacità dell’Italia di riuscire a farlo è però un tema altrettanto ricorrente. Perfino il presidente Mattarella, al congresso della Società Dante Alighieri, ha sottolineato come: “A volte non siamo stati all’altezza del nostro patrimonio, lo abbiamo sciupato e deturpato”. Siamo comunque fieri del suo intervento, perché accredita ai massimi livelli le nostre istanze ».

Prendendo come esempio l’esperienza di ICoN il professor Tavoni ha spiegato che: «Sarebbe ora di iniziare a fare sistema. Il Consorzio, nel suo piccolo, riunisce diciannove università italiane. Siamo nati per fare sistema e riunire le competenze di ognuna delle università. Tutto quello che abbiamo realizzato in questi quindici anni si fonda sulla compartecipazione delle esperienze». Esperienze che sono cresciute con il passare del tempo, andando a includere un corso di laurea triennale, Master post-laurea, corsi di formazione per insegnanti italiani all’estero, corsi di italiano online e, più in generale, un impegno per la diffusione della cultura italiana all’estero. «Attività che nessuna università da sola avrebbe potuto sostenere – ha ricordato Tavoni – e di cui hanno beneficiato molti trentini all’estero e molti studenti brasiliani che prima di venire in Italia hanno potuto studiare italiano per un anno a spese delle università brasiliane: il rinnovo di questo programma rischia di arenarsi perché non si riescono a trovare i pochi soldi necessari ed è una cosa molto grave».

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