ECONOMIA e FINANZA
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Il confronto con il Governo e con il Parlamento deve essere considerato tutt’altro che chiuso.

31/07/09

Almeno fintanto che la committenza potrà evitare di pagare il giusto per i trasporti fatti in suo favore. Non è tanto il merito delle misure concesse dal Governo l’aspetto saliente, quanto il significato complessivo di una vicenda – dal fermo di dicembre 2007 a oggi- che ha creato non pochi motivi di sconcerto tra la categoria. Qui si concentra il senso della nostra critica radicale a quanto è stato fatto: tutto quello che si è ottenuto, che consideriamo nell’insieme non disprezzabile, ha un limite inaccettabile di essere assolutamente lontano dalle primarie esigenze che l’autotrasporto, con enorme drammaticità, esprime oggi Oggi , archiviata questa ennesima puntata del “baratto” di soldi pubblici (che arrivano a singhiozzo) in cambio di regole (che non arrivano mai), occorre cambiare registro, e tornare al cuore del problema: occorre riformare il mercato dell’autotrasporto, riformando le regole di svolgimento della professione e, in primo luogo, quelle del rapporto tra committenti e vettori.

Il comunicato con cui UNATRAS ha salutato la conclusione della vertenza con il Governo, il 22 luglio scorso, chiude una fase, trascinatasi per mesi, che ha prodotto:

qualche risultato utile (la possibilità di conmpensare la riduzione del bollo e i contributi per l'Euro 5 sin dal mese di agosto) e, soprattutto, il fondo di garanzia per l’autotrasporto, che TRANSFRIGOROUTE ITALIA ASSOTIR, sin dal 2006, ha rivendicato in assoluta solitudine ),
qualche altro risultato in termini di risorse per il settore, che dovrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane,
qualche altro beneficio ancora, che pur se arrivato, si è dimostrato ben al di sotto delle aspettative ( si veda, ad esempio, la drastica riduzione del contributo sui pedaggi autostradali del 2007, in arrivo in questi giorni, che vedono una brusca diminuzione del contributo, di circa il 30% rispetto all’anno precedente ),
infine, qualche altro risultato (vedi la scheda di trasporto) che appare più dettato da una sorta di accanimento masochista delle associazioni nei confronti dei trasportatori che dotato di una qualche reale utilità in tema di lotta allo strapotere della committenza.
Tuttavia, non è tanto il merito delle misure concesse dal Governo l’aspetto saliente, quanto il significato complessivo di una vicenda – dal fermo di dicembre 2007 a oggi- che ha creato non pochi motivi di sconcerto tra la categoria.

Ricordiamo, per memoria.:

Il 10 dicembre 2007 viene attuato il fermo nazionale dell’autotrasporto per chiedere (per la verità, più sui piazzali, nelle due giornate del fermo, che nelle segreterie della Associazioni dei trasportatori) regole che disciplinino questo mercato, dopo la devastazione della liberalizzazione selvaggia prodotta dalla legge 32/2005.
Dopo un’ingerenza inaccettabile della Politica, che porta ad una revoca del fermo a dir poco inaspettata, si arriva ad un protocollo d’intesa, debole, ma che, comunque, contiene l’impegno del Governo a varare una tariffa anti-dumping.
Il 25 giugno 2008 si arriva all’Accordo tra le Associazioni (UNATRAS in testa) ed il Governo, che prevede, tra l’altro, le seguenti regole: 1) costi minimi di sicurezza ( per tutti); 2) disciplina dei tempi di pagamento entro 30 giorni; 3) responsabilità del committente.
Nell’Accordo del 22 luglio 2009 tra le stesse Associazioni e lo stesso Governo, di questi tre punti non c’è più alcuna traccia.
Qui si concentra il senso della nostra critica radicale a quanto è stato fatto: tutto quello che si è ottenuto, che consideriamo nell’insieme non disprezzabile, ha un limite inaccettabile di essere assolutamente lontano dalle primarie esigenze che l’autotrasporto, con enorme drammaticità, esprime oggi.

La vera emergenza (ci stiamo ripetendo fino alla noia) è costituita dalla mancanza di regole, che fa del mercato del trasporto merci italiano una giungla, in cui migliaia di imprese sane rischiano di morire: da questo dato non si sfugge.

Le stesse crepe apertesi in questi giorni all’interno delle rappresentanze storiche dell’autotrasporto stanno a dimostrare contraddizioni profonde tra le scelte operate dai vertici e le esigenze espresse dagli operatori.

Senza voler entrare in casa altrui, è del tutto evidente che questi episodi appaiono come elementi di rifiuto di una situazione che si è voluto ad ogni costo mantenere stagnante.

La polemica, però, che sarebbe fin troppo facile, rischia, se non accompagnata dalla proposta, di essere sterile.

Non possiamo, infatti, permetterci - non se lo può permettere il settore - di stare solo a guardare chi ha ragione e chi ha torto.

Oggi quindi, archiviata questa ennesima puntata del “baratto” di soldi pubblici (che arrivano a singhiozzo) in cambio di regole (che non arrivano mai), occorre cambiare registro, e tornare al cuore del problema: occorre riformare il mercato dell’autotrasporto, riformando le regole di svolgimento della professione e, in primo luogo, quelle del rapporto tra committenti e vettori.

Assotir sta lavorando su questo.

Con grande apertura al contributo di tutti coloro che - imprenditori, operatori ed esperti del settore - siano animati da un’onesta volontà di costruire regole nuove ed intendano partecipare ad un grande Progetto di Riforma dell’Autotrasporto, nel quale l'efficienza sia coniugata con la sicurezza e la trasparenza, per costituire uno scenario in cui possa svilupparsi la competizione tra imprese sane.

Vogliamo misurarci con quella che a noi sembra una “priorità” per il settore e, forse, anche una delle prime cose da risolvere nell’interesse generale del Paese.

Va da sè che questo implica che il confronto con il Governo e con il Parlamento debba essere considerato tutt’altro che chiuso.

Anzi, esso va riaperto immediatamente; ma stavolta pretendendo il coinvolgimento della Committenza, su un terreno completamente diverso rispetto al recente passato.

Si tratta, è bene saperlo, di un terreno assai più impervio anche per noi.

Perché non si chiedono soldi, ma il cambiamento delle regole del gioco e quindi si finisce, inevitabilmente, poer toccare interessi assai più forti di quelli che stanno dietro al generico concetto di “Stato”.

Troveremo, con l'aiuto degli imprenditori che, in questi mesi hanno dimostrato di comprendere le nostre battagle e di volerci stare vicino, il modo per poter imporre questi temi alla pubblica opinione e alla “Politica” in senso lato.

Questo percorso, del resto, non abbiamo mai pensato di voler farlo da soli, ma insieme a chi vorrà accompagnarci e, soprattutto, facendo leva sui trasportatori.
Che, nonostante i colpi ricevuti, proprio in questiu mesi stanno dando importanti segnali di risveglio.



Claudio DONATI

Segretario Generale Transfrigirorute Italia Assotir



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