SALUTE e MEDICINA
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Il mangostano come coadiuvante nella popolazione over 45

25/09/09

L'uso di prodotti a base di mangostano consente una migliore qualità di vita.

Il progressivo invecchiamento della popolazione ha modificato la proiezione demografica mondiale, soprattutto nei paesi occidentali industrializzati, tra i quali l’Italia.

Il processo di invecchiamento della popolazione è destinato a protrarsi nel tempo.

L’invecchiamento demografico ha evidenti ripercussioni sull’organizzazione sociale e sanitaria e da tempo si osservano fenomeni non previsti, come il crescente aumento degli anziani non più indipendenti con un conseguente incremento della domanda di servizi, che ha un alto costo sociale e diminuzione dei rapporti tra generazioni diverse.

Sebbene vecchiaia e malattia non siano sinonimi e non coincidano, il ricorso a servizi sanitari è maggiore durante tale periodo, perché il rischi di patologie e in particolare di quelle cronico - degenerative aumenta in relazione all’età.

Infatti una quota significativa di anziani soffre di patologie croniche, spesso multiple, e di disabilità che ne limitano l’autosufficienza.

In età senile è poi abituale il ricorso a medicinali e gli anziani rappresentano la fascia di popolazione che maggiormente ricorre ai farmaci.

Obiettivo primario è perciò promuovere il MANTENIMENTO e il possibile recupero dell’autosufficienza nell’anziano.

La classificazione delle età di interesse geriatrico prevede 4 stadi:

-età di mezzo (dai 45 ai 60 anni) detta anche età presenile;
-senescenza graduale (dai 60 ai 70 anni);
-senilità conclamata (dai 70 ai 90 anni),
-longevità (oltre i 90 anni).

Come ogni classificazione anche questa non va intesa rigidamente: spesso infatti età anagrafica ed età biologica non coincidono. Alcune persone sono “vecchie” a 60 anni, altre relativamente “giovani” a 80.

Formulare perciò una definizione di invecchiamento è assai difficile. Si tratta di un processo fisiologico, strettamente legato e influenzato da eventi patologici morbosi. Secondo una comune definizione è “quell’insieme di mutamenti fisici e psichici non dovuti a malattia, che interviene dopo la maturità e riduce le capacità di adattamento allo stress e il mantenimento dell’equilibrio omeostatico, sfociando nella morte dell’individuo stesso”.
Bisogna tenere presente che tutti coloro che vivono sufficientemente a lungo possono andare incontro a una serie di alterazioni legate all’invecchiamento che non sono legate a malattie, considerando che gli anziani sono comunque più vulnerabili alle malattie acute rispetto ad ogni altro individuo.
Ma a cosa è dovuto l’invecchiamento? Le teorie si possono suddividere in due grandi macrocategorie: l’”accumulo di errori “ e la “senescenza programmata”.

• L’accumulo di errori sostiene che l’invecchiamento è riconducibile al deterioramento delle componenti strutturali delle cellule (quali DNA e proteine cellulari) dovuto ad aggressioni esterne quali alimentazione, radiazioni, agenti chimici, infezioni.
• La senescenza programmata riconosce nell’invecchiamento una componente genetica. Il patrimonio genetico di ciascuno ha codificato il limite di sopravvivenza influenzato da fattori ereditari.

La combinazione di entrambe le teorie è il fondamento della gerontologia.
Il processo di invecchiamento, per quanto fisiologico induce dei mutamenti in tutto l’essere. I più vistosi forse sono le modificazioni fisiche, che coinvolgono tutti gli apparati del corpo umano, da quello cardiovascolare al muscolo-scheletrico, respiratorio, nervoso, endocrino ed emopoietico. Il modo in cui l’anziano vive la sua età e le modalità attraverso cui si adatta a modificazioni fisiche, sociali e ambientali variano da persona a persona e influenzano di conseguenza lo stato psicologico. Le diverse tappe dell’esistenza ciò che forma il background di ogni individuo vanno ricomposte nell’armonia di tutta la persona, al fine di consentire al soggetto di adattarsi al meglio ai mutamenti che il passare del tempo comporta. Serve dunque una vera e propria educazione all’invecchiamento attraverso l’informazione, ma ancora più importante è la ricerca di stili di vita idonei, che tendano al benessere globale.
È necessario prepararsi adeguatamente alla vecchiaia fin dalla giovinezza:
“LE CARTE DI UNA BUONA VECCHIAIA SI GIOCANO TUTTE PRIMA, E PER PRIMA SI INTENDE DURANTE TUTTA LA VITA”.
Ma come?
L’ossigeno è una molecola altamente reattiva, benché la maggior parte degli organismi complessi richieda ossigeno per la sua esistenza. L’ossidazione (reazione dell’ossigeno) possono produrre radicali liberi, responsabili dell’avvio di una reazione a catena che danneggia le cellule. Livelli troppo bassi di antiossidanti (o antiradicali che dir si voglia) causano stress ossidativo e possono danneggiare o uccidere le cellule. Intensi e recenti studi di biochimica hanno portato alla consapevolezza dell’importanza degli antiossidanti nella biochimica degli organismi viventi. Quelli superiori necessitano perciò del lavoro sinergico di svariati antiradicali per prevenire il danno ossidativo a componenti cellulari come DNA proteine e lipidi.
Rifacendoci alla teoria per cui l’invecchiamento è riconducibile al deterioramento delle componenti cellulari, possiamo capire l’importanza dell’assunzione di antiossidanti.
Gli antiossidanti sono solubili nell’acqua o nei lipidi presenti nel nostro corpo. Gli idrosolubili proteggono il citoplasma e il plasma cellulare, quelli liposolubili le membrane cellulari. Questi composti possono essere sintetizzati dal corpo umano o ottenuti dalla dieta.
Una dieta povera di calorie e con un alto apporto di antiradicali promuove il benessere fisico e riduce gli effetti dell’invecchiamento sia fisico sia mentale. Infatti il nostro cervello è vulnerabile unicamente al danno ossidativo, per via della sua intensa attività metabolica e degli alti livelli di lipidi polinsaturi presenti. Gli antiossidanti sono coadiuvanti nel trattamento di varie forme di danni cerebrali, si stanno comunque proseguendo vari studi sul’utilizzo di antiossidanti come possibili coaudiuvatori nel trattamento di malattie neuro generative tipiche dell’età geriatrica quali il morbo di Alzheimer e morbo di Parkinson.
Gli antiossidanti possono eliminare gli effetti dannosi che i radicali liberi hanno sulle cellule, diminuzione delle difese immunitarie e neuro degenerazione. La nutrizione quindi svolge un ruolo fondamentale nel mantenere l’efficacia delle difese enzimatiche antiossidanti. I dati disponibili mostrano che un aumento dell’introduzione di antiradicali da fonti NATURALI può essere utile nella prevenzione di varie malattie.
E quale miglior fonte di antiossidanti del succo della garcininia mangostana, Xango? Contiene infatti una concentrazione eccezionale di xantoni, super antiossidanti della famiglia dei flavonoidi, potenti sostanze antinvecchiamento e inibitori degli stati infiammatori.
Gli xantoni lavorano sinergicamente ad altre vitamine e antiossidanti sia quelli endogeni (ossia naturalmente prodotti dal nostro corpo) che esogeni (ossia introdotti con la dieta).
Da ciò si può evincere che Xango può essere un ottimo coadiuvante ad un invecchiamento sano non morboso. L’assunzione regolare di Xango mantiene e permette un modo di invecchiamento che incida inferiormente sul nostro benessere.
Il fatto che contenga flavonoidi migliora non solo il benessere generale fisico, ma anche il livello psichico e morale. Ogni apparato del nostro corpo che con l’invecchiamento può subire stress ossidativo, con Xango può raggiungere un livello di benessere ottimale e mantenerlo a lungo.
In conclusione cominciando l’assunzione di Xango in età presenile (o anche prima) ci si può garantire una vecchiaia sicuramente più serena.

O.S.S. Alessandra Giampapa



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