Il Metaverso e l’intelligenza artificiale. Quale futuro per il progetto di design e di architettura?
È con questo quesito che si è aperto l’incontro nel flagship store milanese di ARAN Cucine lo scorso 19 aprile in occasione della Milano Design Week 2023.
A portare non solo la propria esperienza ma anche tante riflessioni, Makio Hasuike (designer) e Riccardo Spinelli (Managing & Tech Advisor) sotto la guida di Jacopo Bargellini (Design Management Consultant e mediatore dell’evento).
Il primo vero turning point del dibattito: approfondire il Metaverso inteso come luogo virtuale dove, secondo le proiezioni, si svolgerà gran parte della vita futura, in complementarità con il mondo reale.
Da qui importanti spunti di valutazione: chi lo progetterà? Che interazioni saranno possibili con gli spazi architettonici e con i prodotti di design? Il Metaverso sarà un doppione del mondo reale o richiederà un nuovo approccio progettuale? E, più in generale, quale futuro ci aspetta?
Il Metaverso porta con sé alcuni interrogativi, alcuni di ordine tecnico, altri di ordine etico, altri di ordine pratico. Primo fra tutti il fatto che al momento non abbiamo ancora la potenza per usarlo. Per farlo bisogna popolarlo, trasformarlo in un’esperienza. Riccardo Spinelli ha lanciato una pseudo provocazione al pubblico presente: la tecnologia è sicuramente un elemento abilitante ma sono le persone che la creano «quindi siamo di fronte a grandi evoluzioni della tecnologia da disegnare insieme».
Da un punto di vista progettuale è stato doveroso chiedersi se sarà semplicemente una copia del reale o se avrà un suo specifico linguaggio architettonico. In questo caso Makio Hasuike ha ricordato che l’aspetto visivo e quello sonoro sono i due fattori principali di questo luogo virtuale dove regna l’assenza di gravità e di temperatura ma dove la sensorialità è fondamentale. «Questo, nella progettualità, si traduce in un cambiamento significativo: più che designer saremo dei comunicatori».
Dialogare con il virtuale rappresenta una grande opportunità per aumentare le possibilità di progettazione: il Metaverso è in grado di proporre soluzioni che, messe al servizio della creatività, possono valorizzare il progetto. Basti pensare all’esplorazione e all’experience dell’architetto non solo a livello di rielaborazione del disegno ma anche per anticiparne l’impatto senza nessuna pretesa di sostituzione delle dinamiche fisiche, solo con il fine di arricchirle.
Ne deriva che il Metaverso, in quanto realtà alternativa, avrà bisogno di specifiche attrezzature, alcune già presenti sul mercato, altre in arrivo, e questo porrà anche un problema di tempistiche di implementazione.
Da un punto di vista tecnico, di cosa avremo bisogno per progettare e accedere al Metaverso?
Hanno risposto così gli ospiti dell’evento: la chiave sta nell’accessibilità per creare e vivere gli spazi e nella giusta progettualità, ovvero co-creare e co-decidere, insieme. «Tutto questo diventa possibile solo nel momento in cui sviluppiamo pratiche di inclusione tecnologica, che offrano pari opportunità di godere dei benefici dell'innovazione» dichiara Riccardo Spinelli.
Mentre il consiglio di Makio Hasuike è «avere pazienza. Aspettiamo un po’ per avere delle strumentazioni adeguate, intanto continuiamo a sperimentare».
Con il Metaverso vedere una cucina a distanza sarà possibile e, soprattutto, si potrà “toccare” e scoprire anche da lontano.
A sottolineare questo pensiero condiviso l’avatar, realizzato con software di intelligenza artificiale grazie a BLUKOKORO - iniziativa di Riccardo Spinelli e Lucas Vigliocco, interpreta il Metaverso come uno spazio per l‘innovazione creativa poiché esso stesso può essere usato per offrire funzionalità aggiuntive a livello progettuale.
Da non trascurare un concetto molto importante: l’etica nell’utilizzo dei dati. Regolamentare l’uso corretto delle informazioni che vengono raccolte, utilizzate e condivise è strettamente connesso alla consapevolezza tecnologica.
Paradossalmente, benché ormai da tempo si parli di Metaverso, in realtà ciò che si è affermato molto più rapidamente sul mercato nel giro degli ultimi anni è l’intelligenza artificiale (AI).
Programmi come Midjourney e Dall-E, spesso supportati dalle funzionalità di Chat GPT sono stati accolti da molti progettisti con diffidenza, in quanto considerati un’ipotetica minaccia per l’unicità della professione.
Possiamo considerarli una risorsa o no? È stato il quesito con cui si è chiuso l’incontro del 19 aprile nel Flagship Store Aran Cucine.
Sicuramente la quantità di dati a disposizione dell’intelligenza artificiale riesce a dar vita a varianti enormi ma sono sempre i designer a scegliere. Inoltre, può essere intesa come un supporto per alleggerire il lavoro più faticoso per creare una macchina autonoma e automatica che possa in qualche modo sgravare l’uomo da una serie di attività fisiche.
Con l’avvento dell’AI, si fa spazio anche una nuova figura, quella del prompt designer, che potrebbe molto presto confrontarsi con molte professionalità.
Essendo il prompt designer colui che è capace di sceneggiare una creazione che abbia un senso e una sua funzionalità, soprattutto nell’ambito specifico delle cucine, può «creare traendo ispirazione da un numero infinito di stimoli, declinandoli secondo la propria professionalità» per usare le stesse parole di Riccardo Spinelli. Il prompt designer non è altro che un architetto di immagini e di visioni: è lui che genera la tendenza e domina la creazione.
Quindi, in misure differenti, la sua figura andrà a integrarsi a quella del designer: entrambi potranno sfruttare l’implementazione dei dettagli per avere risposte più affidabili e concrete.
Quale futuro ci aspetta? Il dibattito resta ancora aperto.