EDITORIA
Comunicato Stampa

Il romanziere emergente Luca Tognaccini dà alle stampe “Lezioni cubane”

28/02/13

Firenze, Cuba, viaggio, amore, sesso, cultura, divertimento, felicità nel romanzo “Lezioni cubane”, edito dalla Remo Sandron.

Il romanziere emergente Luca Tognaccini dà alle stampe “Lezioni cubane”
Firenze, Cuba, viaggio, amore, sesso, cultura, divertimento, felicità nel romanzo “Lezioni cubane”, edito dalla Remo Sandron.


SINOSSI: “Lezioni Cubane”, di che si tratta? E’ un romanzo di formazione, la storia di un giovane professore precario fiorentino frustrato e insoddisfatto che un giorno eredita un viaggio a Cuba. Incontra molti Italiani, anche famosi, ma soprattutto fa amicizia coi Cubani, che gli insegnano a vivere, cosa che a Firenze non ha imparato. Continuo il paragone fra l’isola e la città natale. Decide di rimanere a vivere e fare il professore li ma… è costretto dalla sorte a rientrare nei ranghi. Cerca allora Cuba a Firenze. Si sposa. Ma finisce per ritornarci in vacanza con moglie e figlia. Finale a sorpresa…

INTERVISTA ALL’AUTORE di Paola Tosi: Tre domande all’autore, Luca Tognaccini, nato a Firenze, insegnante di Italiano in una difficile scuola di periferia, giornalista pubblicista per Toscanaoggi.
Di cosa parla il suo ‘romanzino’, come lei lo definisce?
Diamoci del tu. Noi scrittori siamo tutti amici. E’ una storia semplice, buona per un film di Pieraccioni, fra diario di viaggio, autobiografia, commedia. Ma anche un testo di geografia, una CARTOLINA DA CUBA: sigari, donne, ron, santeria, amicizia, cultura sono il contenuto di questo percorso iniziatico alla ricerca della gioventù perduta.
E a livello personale cosa significa il tuo libro per te?

E’ il racconto lungo di una personale, inaspettata, condizione di libertà da una patria asfissiante. E’ ancora la cronaca di una botta di vita straordinaria all’insegna del vecchio binomio “Rivoluzione e Liberazione”. E’ un apologo, una parabola sulle potenzialità inespresse nel quotidiano banale di ciascuno.

Quanto tempo hai impiegato per scriverlo? Perché lo hai fatto?

Ho impiegato circa un anno per scriverlo, nel lontano 1994, quando noi Italiani stavamo iniziando a diventare una colonia , mentre i Cubani difendevano strenuamente la loro identità. Nonostante il “bloqueo”. “Romanzino” giovanile chiuso per anni nel fatidico cassetto, “Lezioni Cubane” , che potrebbe intitolarsi anche “Italiani a Cuba”, oppure “Vacanze cubane”, scritto per quei “quattordici amici” che vi sono rappresentati, pur non avendo pretese letterarie alte, mi sento di dire che come testo letterario contiene qua e là figure retoriche non indegne di una qualche attenzione critica.

Quanto c’è di vero nel tuo racconto?

Tutto vero, anche se a tratti letterariamente reinterpretato. Comunque, se vuoi saperne di più, devi chiedere ad un lettore esterno cosa ne pensi. Io conservo come una reliquia la prima recensione, quella del mio editor, il dottor Silvio Ulivelli, “Fiorentino d’antico pelo”. Te la leggo: “Simile a uno dei tanti dannati tozziani o a una inquietante figurina di Cicognani, il protagonista di Lezioni cubane si aggira in una Firenze fredda e ostile, stritolato dalla nevrotica coscienza della propria inadeguatezza di fronte alla vita. Un viaggio a Cuba, capitato un po’ per caso, gli offre l’occasione di provare a uscire dal suo guscio di frustrazioni e paure per giocare una partita decisiva col destino; rifuggita la cerchia degli italiani del suo albergo, comincia a esplorare l’isola incoraggiato dall’atmosfera rilassata che vi si respira, approfittando delle occasioni offertegli da un colorito demi-monde di autisti, santeros e ragazze più che disponibili. Rinfrancato dal nuovo ambiente, il giovane fiorentino, che in Italia è insegnante precario, progetta di trovare un posto nell’ordinamento scolastico cubano, che ha anche modo di conoscere visitando una scuola elementare; il disegno si rivela più difficile del previsto, ma l’esperienza cubana lascia comunque il segno come una rivelazione.
In parte romanzo di formazione, in parte autobiografico diario di viaggio, il libro di Tognaccini evoca una Cuba lontana da quella proposta da tante più o meno documentate ricognizioni socio-culturali. La sua esperienza dell’Isola, seppure assistita da una lucida e sagace osservazione, è fortemente interiorizzata: l’attenzione del narratore si concentra sulle insospettate opportunità offertegli da un mondo e da uno stile di vita radicalmente diversi dai nostri, e del risaputo mix di cultura caraibica e dirigismo statale risalta in queste pagine il senso di sollievo che ne può scaturire per chi si trova a disagio nella nostra società nevrotizzata e spietatamente competitiva. Fra le pagine più memorabili del romanzo si devono infatti citare quelle popolate da personaggi, giovani e no, che esprimono un ingenuo e contagioso entusiasmo per la vita; il narratore è a suo agio anche nella descrizione, amaramente ironica, dei tratti di involontaria comicità nei quali si manifesta il disadattamento sociale del suo protagonista”.

In conclusione, a chi consigli di leggere il tuo libro?

Agli amanti di Cuba, della libertà, della giovinezza, dei viaggi, agli antropologi, agli psicanalisti, agli innamorati ed ai.. Fiorentini. Sì perché è un paradossale atto di amore verso la città natale, che si vorrebbe più cubana cioè una città di amici. Questo è il senso della dedica a Matteo Renzi, anche se ne ho quasi buscate quando ho presentato il manoscritto originario all’associazione Italia-Cuba di Firenze e mi è toccato nascondere la dedicazione sotto un adesivo raffigurante me ed Hany, la ragazza cubana di cui mi sono follemente innamorato.






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