SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Immuno-Oncologia: la lotta ai tumori si fa furba

Il sistema immunitario è da tempo al centro dell’attenzione dei ricercatori per capire il modo in cui interagisce con le cellule tumorali e, quindi, il ruolo che può svolgere nella lotta contro il cancro.

FotoIn tempi recenti, l’immunoterapia antitumorale ha raggiunto risultati di grande rilievo tant’è che si parla dell’immuno-oncologia come la terza ondata importante nella cura dei tumori dopo la chemioterapia e la terapia a bersaglio molecolare.

Nel dicembre 2013, la prestigiosa rivista americana Science ha collocato l’immuno-oncologia al primo posto della “top ten” delle più importanti scoperte scientifiche dell’anno.

Una scelta apparentemente azzardata, se si considera che questa nuova arma terapeutica fino ad allora aveva dimostrato di essere efficace solo in specifiche malattie tumorali, come il melanoma, ma pienamente condivisibile, alla luce delle sperimentazioni che nei mesi successivi hanno evidenziato l’enorme potenziale di queste terapie anche in molte altre forme di cancro. Il melanoma ha infatti rappresentato il modello per la sua applicazione, ora questo approccio innovativo si sta estendendo con successo a molti tipi di tumore, come quello del polmone, del rene e del distretto testa-collo.

Ecco perché possiamo affermare di essere di fronte a una nuova “era” nel trattamento dei tumori: una terapia capace di allungare in maniera significativa la sopravvivenza, a fronte di una buona tollerabilità. Un’arma che si affianca a quelle tradizionali rappresentate da chirurgia, chemioterapia, radioterapia e terapie biologiche.

COS’È IL SISTEMA IMMUNITARIO
Il nostro organismo ha un apparato di difesa dalle possibili aggressioni esterne, il sistema immunitario. È una delicata e complessa “macchina”, una rete che comprende diversi tipi di cellule, ognuna con funzioni specifiche. Queste cellule lavorano insieme in modo coordinato per riconoscere ed eliminare agenti “invasori”. Alcuni, come batteri, funghi e parassiti, danneggiano le cellule dall’esterno, mentre altri hanno la capacità di entrare nelle cellule e danneggiarle dall’interno (per esempio i virus).

Il sistema immunitario si è sviluppato nel corso dell’evoluzione del genere umano per proteggere il corpo da qualsiasi minaccia esterna, con la capacità di distinguere i pericoli reali dalle situazioni che, invece, non presentano rischi. In altre parole, le nostre difese immunitarie sono le sentinelle e, allo stesso tempo, la squadra operativa di emergenza. Un “team” che riesce tempestivamente a mettere in atto contromisure, in seguito a complicatissimi processi biochimici e cellulari, per mantenere l’organismo sano.

La presenza dell’antigene (proteina o enzima non riconosciuto come proprio dall’organismo) stimola il sistema immunitario a produrre la risposta cellulomediata e/o anticorpale. Una componente importante della risposta cellulo-mediata è l’attivazione e produzione delle cellule T (linfociti), quei globuli bianchi in grado di eliminare o neutralizzare cellule infette o anormali.

IL SISTEMA IMMUNITARIO DISPONE DI DUE RAMI DI DIFESA: l’immunità aspecifica (o “innata”) e quella specifica (o “adattativa”).

IMMUNITÀ ASPECIFICA O INNATA: è presente fin dalla nascita, rappresenta la barriera contro le infezioni più comunemente diffuse. Si attiva in seguito a ferite, traumi acuti o cronici o in presenza di malattie, come nel caso dell’artrosi. Questa immunità può essere considerata un campanello d’allarme in caso di aggressione all’organismo che non è, però, in grado di contrastare i cambiamenti di virus e batteri. L’immunità innata comprende la pelle (il sistema di difesa più esterno del nostro organismo), le membrane mucose che ricoprono le parti del corpo a contatto con l’ambiente esterno (bocca, naso, orecchie...) e le secrezioni come il sudore (un liquido in grado di uccidere alcuni batteri). Quando un virus o un batterio “sconfigge” questa prima linea di difesa, l’organismo reagisce attraverso un’infiammazione, dovuta alla produzione di sostanze da parte dei tessuti colpiti per riparare le lesioni subite, oppure con il meccanismo della febbre. L’aumento della temperatura uccide virus e batteri e facilita l’attività deiglobuli bianchi.

IMMUNITÀ SPECIFICA O ADATTATIVA: è una risposta che l’organismo fabbrica su misura, a seconda dell’agente infettante. Si tratta di una difesa mirata verso determinati antigeni, cioè sostanze che il nostro organismo non riconosce. Questa capacità è resa possibile grazie ai linfociti T e B, essendo questi ultimi i principali produttori di anticorpi.

I LINFOCITI B (cellule B) sono “fabbricati” dal midollo osseo e si muovono all’interno dell’organismo. Quando si imbattono nell’antigene specifico si moltiplicano, originando cellule figlie identiche, dette cloni. Una parte della popolazione clonale si attiva poi in plasmacellule, che sintetizzano in gran quantità gli anticorpi specifici presenti sulla membrana cellulare. La parte che rimane serve da “memoria interna” contro future infezioni che, se si verificheranno, saranno contrastate in modo più veloce ed efficace.

I LINFOCITI T (cellule T) sono così chiamati perché prodotti da un piccolo organo ghiandolare chiamato timo. Esistono vari tipi di linfociti T, che mediano le risposte immunitarie specifiche. La loro attivazione dipende dal riconoscimento di antigeni posti sulla membrana dei linfociti B e dei macrofagi, e alcuni tipi (T helper) secernono sostanze (citochine), che facilitano la risposta citotossica di altri linfociti T verso altre cellule.

L’immunità specifica o adattativa è molto più veloce ed efficace. Si sviluppa solo dopo la nascita, durante il primo anno di vita, e si potenzia via via che incontra agenti patogeni da contrastare. Questa caratteristica può essere rafforzata con le vaccinazioni.

SISTEMA IMMUNITARIO E TUMORI
L’idea che il sistema immunitario potesse essere in grado di proteggere l’organismo dallo sviluppo di tumori risale addirittura agli inizi del Novecento. Ma furono solo i primi esperimenti scientifici, svolti nella seconda metà del secolo scorso, a generare evidenze sperimentali che definirono chiaramente il ruolo del “network di sorveglianza” dell’organismo in questo ambito. In seguito, grazie all’identificazione di determinate categorie di antigeni associati al cancro, si sono potuti ipotizzare per la prima volta trattamenti mirati esclusivamente alle cellule tumorali.

Basandosi su queste rivoluzionarie scoperte, i ricercatori hanno potuto successivamente sviluppare vaccini terapeutici per certi tipi di neoplasie. L’identificazione degli antigeni ha permesso anche di formulare l’ipotesi dell’immunosorveglianza: il sistema immunitario riuscirebbe a controllare la crescita incontrollata delle cellule tumorali tramite i linfociti T.

Le cellule tumorali intercettate dal sistema immunitario come anormali provocano, cioè, una risposta immunitaria che, in molte situazioni, distrugge o controlla il tumore. In alcuni casi, però, le cellule “impazzite” sono in grado di attivare molteplici e complessi meccanismi che permettono loro di evadere il controllo del sistema immunitario, capace in condizioni normali di segnalare qualsiasi “movimento” sospetto. Quindi il tumore può continuare a rimodellarsi, proprio per eludere la sorveglianza, e le cellule che lo compongono possono così sopravvivere anche in una persona perfettamente sana. Per descrivere questo fenomeno è stata introdotta la nuova definizione di cancer immunoediting, che comprende tre fasi in sequenza:

• eliminazione può determinare la completa distruzione della lesione tumorale da parte del sistema immunitario;
• equilibrio le cellule tumorali, attraverso un processo di selezione operato dai linfociti T, diventano resistenti al controllo di “sorveglianza”;
• evasione le cellule tumorali si diffondono in modo incontrollato, originando tumori clinicamente rilevabili.

LA METAFORA DEL GIARDINO
Per meglio spiegare il concetto di immuno oncologia, esiste un’ottima spiegazione che si basa sulla metafora del corpo come un giardino.

Lo scopo dell’immuno-oncologia, quindi, è rimuovere le erbacce (le cellule tumorali) mentre si cerca di fare il minor danno possibile alle piante buone (le cellule sane), utilizzando le proprie forze.
Il corpo è come un giardino dove il suolo rappresenta il sistema immunitario. Quando si sta bene, il suolo è ricco e ben curato e il giardino è verde. Inoltre, in condizioni normali, il suolo è in grado di prevenire che le erbacce sfuggano al suo controllo.

Le erbacce sono le cellule del cancro. Qualche volta, infatti, il suolo può permettere alle erbacce di svilupparsi e di espandersi. Presto l’intero giardino comincia a soffrire, in quanto le piante competono per avere spazio e cibo.

La chirurgia sradica larga parte delle erbacce e il suolo attorno ad esse, talvolta, però, disturbando le piante buone e lasciandosi dietro qualche erbaccia.

La chemioterapia è come un veleno contro le erbacce che, però, va spruzzato su tutto il giardino. Questo approccio può non uccidere tutte le erbacce e può anche danneggiare alcune piante buone.

La radiazione è l’incremento del potere del sole con una lente di ingrandimento per individuare e seccare le erbacce ma, durante il processo, anche alcune cellule buone possono essere danneggiate.

Con la terapia mirata, le erbacce sono direttamente colpite dal veleno ma anche le piante buone possono essere danneggiate.

L’immuno-oncologia è come l'applicazione di un fertilizzante che permette al suolo di avere un controllo sulle erbacce. Questo fertilizzante arricchisce il suolo per aiutarlo a controllare le erbacce.


Fonte: AIOM



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