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L'arte degli atti vandalici

18/03/10

Quando si parla di vandalismo, ritorna alla mente dell'immaginario collettivo quella popolazione di stirpe germanica che ebbe in Genserico uno dei massimi esponenti di quella stirpe e che fu il protagonista del sacco di Roma del 2 giugno del 455. Il termine che si adotta per individuare atti di diversa natura ma indirizzati al danneggiamento di beni comuni è improprio, visto lo status di quelle realtà storico-culturali. Il “nemico invisibile” non ha un volto, non ha distribuzione geografica non ha età (di recente un'arzilla signora è stata sorpresa nel danneggiare auto in sosta nella zona di Udine): sicuramente questi soggetti pascolano tra di noi in pieno giorno, mentre la notte subiscono quella mutazione genetica degna dei sintomi del dottor Jekyll e di mr. Hyde . Ma sono solo sfoghi repressi o c'è dell'altro dietro tali azioni? Dati certi che queste incursioni rappresentano una una sconfitta di tutti.

Con questa breve nota gradiremmo conoscere quali sono gli indirizzi di Palazzo San Giorgio nei confronti degli autori di vari episodi vandalici come la distruzione, il danneggiamento di arredi urbani, di segnaletica stradale, nonché l'imbrattamento di mura, piazze e strade.
A tal proposito ci piace ricordare che vi sono delle precise disposizioni governative in tal senso come ad esempio il provvedimento che istituisce ”il reato penale per gli imbrattatori dei muri” e si presume che quelle indicazioni trovino già applicazione su tutto il territorio nazionale, compresa anche Reggio Calabria.
DOMANDA: ma viviamo in un paese democratico? Se si in questa città si conoscono i significati della parola “DEMOCRAZIA” oppure si sono dimenticati, o si sono resi “invisibili”?
Ci sembra che non esiste più nessuna regola e le leggi non vengono né applicate né fatte osservare.
La sicurezza non esiste più in nessun settore mentre l’illegalità diffusa sta prendendo sempre più piede nel nostro territorio.
A TAL RIGUARDO vogliamo purtroppo ricordare la cancellazione, tramite uso vernice nera, della via Gramsci, zona centro Reggio Calabria, l'asportazione della targa in marmo con dicitura “Viale Matteotti”.
Tali azioni creano intolleranza ed alimentano quella tensione politica e culturale che non trova assolutamente posto nella POLIS, nel quieto vivere CIVILE.
MENTRE nella polis della “Città Metropolitana” pensare non serve, PENSARE crea “disturbo alla quiete pubblica”, quindi genera IMBARAZZO.
MA nella Città Metropolitana, nella “Città d'Arte” , nella Città “dei gemellaggi culturali” qualcuno dimentica o non si è accorto anche dello stato di degrado e di totale abbandono sia di piazza Castello, in Reggio Calabria, vedi i vari “grafitaggi” apposti sulla cinta muraria dello stesso, ma anche di quelli apposti alla targa in marmo posta vicino all'area conosciuta come “tre fontane”.
CONCLUDIAMO ponendo all'attenzione del lettore quanto riportato sul portale internet di wikipedia digitando il termine “città” : « Una città è un insediamento umano esteso e stabile, un'area urbana che si differenzia da un paese o un villaggio per dimensione, densità di popolazione, importanza o status legale. Il termine italiano città deriva dall'analogo latino civitas, e deriva dalla stessa etimologia di civiltà. ».
Ma dai dati emersi dal nostro resoconto l'area geografica in questione si può chiamare città, intesa anche come civitas, quindi civiltà?

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Circolo Culturale L'Agorà - Reggio Calabria
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Giovanni Aiello (Presidente Circolo Culturale L'Agorà - RC)
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