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L'uomo moderno a fronte del suo maleficio

L'individuo di oggi dinnanzi al suo Male

di Ninnj Di Stefano Busà



Sin dai primordi della vita, l'uomo (creato da Dio, a Sua immagine e somiglianza) si è fatto male da solo, ha impersonato il male, ha contribuito a diffonderlo, in maniera perversa, in contraddizione proprio a quelle regole fondamentali che i Dieci Comandamenti esplicitano chiaramente.

In deroga ad ogni principio di moralità ed etica, ad ogni regola esistenziale serena e senza ombre, egli (uomo) ha creato le sue zone d'ombra, i suoi profondi abissi e vi si è immerso.

Il male, dunque, per molti secoli, (ma ancor prima tra i cavernicoli delle ere preistoriche), è stato la sua conquista, il suo territorio di attrazione, il suo empireo, ma anche la sua autodemolizione.

L'Ego profondo dell'uomo si è crogiolato nel Male, lo ha nutrito, alimentato col fuoco dell'intemperanza, dell'oppressione; ne riportiaqmo quotidianamente gli echi, ne subiamo le angherie, i soprusi, le contraddizioni, i conflitti, le guerre fratricide, il potere vessatorio e infamante delle dittature sanguinarie, ne verifichiamo i processi storici, le nemesi, le intrusioni vigliacche della specie umana, ne puliamo il sangie dalle strade lastricate di martiri dei vari regimi.

Ormai quasi abituati, quasi vaccinati al Male, che è divenuto una nostra appendice, l'appendice dell'uomo malvagio che non demorde dall'arrecarsi maleficio da solo e dal farne ai suoi simili.

Ci domandiamo spesso perché quest'uomo tanto avvelenato dall'odio e dal malessere non riesca a redimersi, a superare quel muro di disagio, di sopraffazione, di egoismo, che lo porta a superare se stesso in fatto di millanterie, di acredine, di miscredenza, di disfattismo, d'insubordinazione, di oltraggio. Perché? Perché tanto odio nel mondo, tanto male nel genere umano? e ci chiediamo anche, se per caso, questo stesso male non sia voluto da Dio, (idea blasfema, ma che si addice ad essere scrutata, valutata, indagata, proprio in virtù di una concezione cristiana di catarsi, di purificazione e di resurrezione. Ma non ci è dato capire, discernere, dare risposte adeguate a questo mistero/misfatto, quale sia la ragione che trascenda un tale comportamento reiterato e insubordinato da parte dell'uomo nei confronti del Bene, della Luce, del che, malgrado tutto, alberga in lui, sotto sotto. Anche nei più efferati uomini-lupi vi è un fondo di bontà (dicono); ma ai tempi che corrono, questa bontà assolutamente latitante e spesso indivisibile dal cattivo funzionamento dell'inteligenza, dà la sensazione che sia una situazione "pelosa" ovvero sia apparente e spesso lontana dalla vera, autentica grazia del Bene, dalla Bellezza pura e senza infingimenti della grandezza spirituale.

Vi è diffusa una sorta di tolleranza sui generis verso i clandestini, i cosiddetti diversi, gl'indesiderati e indesiderabili, ma credo che a ben guardare, tra le pieghe vi è solo razzismo, odio e rancore verso quelli che si ritengono invasori: i diseredati, i miseri, i profughi, i disperati, gli esclusi da ogni società, da ogni appartenenza civile. In India vengono chiamati " i senza volto" ovvero quella sorta di massa liquida, senza importanza, quali sono gli afflitti, gli esclusi di tutto il mondo, i malnutriti, i disperados. Ebbene, la sottoscritta si è fatta una convinzione: più l'uomo progredisce più diventa insubordinato ai valori evangelici, più si allontana da questi significati e più cresce in lui, la smania di autodefinirsi, di candidarsi al pai con Dio, o di essere egli stesso Dio, sostituirsi nell'imperio del mondo, proprio con l'inganno, la prepotenza, l'arbitrio, e anzi in virtà di essi, sottrarsi al castigo della legge divina che fa da freno inibitore. Del resto il "libero arbitrio" pare consentire a questa sottospecie d'uomo ogni azione perversa, consente di essere contagiato dalla smania di Onnipotenza citrulla, che se da un lato lo rende abile a fare di lui il manifesto della miseria e dell'orgoglio, in realtà, lo fa solo con la sua morte naturale, col suo declino spirituale e il suo nichilismo. L'uomo in genere è incapace di competere in fatto di grandezza, lo è in fatto di miseria morale e nefandezze, lo è per tutte quelle forme illecite di millanterismo egocentrico e nichilista che lo portano alla morte spirituale più degradante e delittuosa, fuori dai più alti significati cristiani e umani.

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