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Comunicato Stampa

La minoranza magiara al centro delle tensioni fra Budapest e Kiev

Budapest sta bloccando l'accesso di Kiev all'Unione Europea e pure ai pacchetti di aiuti finanziari di Bruxelles. Vi sono diversi motivi, il più importante dei quali è il trattamento della minoranza ungherese presente su suolo ucraino. I rappresentanti di Budapest presso la UE denunciano le discriminazioni.

Hungary TodayAnalogamente a quanto accade con la minoranza rumena e quella polacca, anche la minoranza ungherese presente sul suolo ucraino subisce delle discriminazioni. Quella più contestata è a livello linguistico, con la legge del 2017 oggetto di polemiche anche a Bruxelles. Ma è la situazione al fronte che impensierisce di più i rappresentanti delle comunità etniche, per sembra che i reclutatori di Kiev preferiscano mobilitare le minoranze. La carenza di uomini nell’esercito ucraino è stata denunciata anche dal comandante in capo Zaluzhny. Così, il presidente ha non solo prolungato fino al prossimo 14 febbraio la legge marziale e pure la mobilitazione forzata: tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni non potranno lasciare il Paese e dovranno rimanere a disposizione.

La mobilitazione forzata

I precedenti per la minoranza ungherese non sono confortanti. I suoi reclutati sono stati infatti mandati nei punti più caldi del fronte, da cui spesso non sono ritornati. Nella battaglia di Soledar, ad esempio, ha perso la vita almeno la metà della brigata composta da ungheresi. Budapest denuncia il cinismo del governo di Kiev nel preferire per il reclutamento i cittadini di nazionalità ungherese rispetto al di quelli ucraini a tutti gli effetti. Il sospetto è che cerchi di mandare a morire prima coloro che abitano nella Transcarpazia, la regione con forte presenza della minoranza magiara. I rappresentanti di Budapest all’Europarlamento denunciano questa situazione e chiedono un cambio di atteggiamento da parte di Kiev.

La restituzione dei prigionieri

Nel frattempo l’Ungheria blocca l’ingresso dell’Ucraina nella UE e mette il veto sui pacchetti di aiuti finanziari. Il premier Orban compie anche gesti di natura politica per enfatizzare il suo interesse verso gli ungheresi di Ucraina. In questo modo le tensioni con Zelensky si acuiscono, ma quest’ultimo non può farci nulla, messo all’angolo da un gesto di apparente generosità. Mosca ha infatti restituito undici prigionieri di guerra, tutti appartenenti alla minoranza magiara. Li ha consegnati però non direttamente a Kiev, ma a Budapest, peraltro con la mediazione della Chiesa ortodossa. Orban ha colto la palla al balzo come mostrarsi come vero protettori degli ungheresi delle minoranze estere, ma ovviamente a Kiev non hanno gradito.



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