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La professionalizzazione dell'assistente sociale nell'era della globalizzazione

16/09/11

L’attuale processo di globalizzazione pone dinnanzi a situazioni in cui il confine tra locale e globale si assottiglia progressivamente, al punto tale da renderne difficile una netta distinzione e trovare una precisa collocazione da parte dell'assistente sociale, non è sempre semplice...parliamone!

L’attuale processo di globalizzazione pone dinnanzi a situazioni in cui il confine tra locale e globale si assottiglia progressivamente, al punto tale da renderne difficile una netta distinzione. In questo contesto il cambiamento di cui la professione dell’assistente sociale è per tradizione sempre stata portavoce, non può esaurirsi all’ambito locale o al massimo nazionale; la figura professionale deve essere inquadrata all’interno di un contesto senza confini, pertanto bisogna realizzare la transizione dal locale al globale. Del resto l’attuale scientificità conferita alla formazione dell’assistente sociale, fa si che lo stesso conseguimento del profilo professione sia frutto di un accurato iter accademico, che non si esaurisce con la laurea triennale, bensì trova posto nell’ambito specialistico e perché no anche in settori che fino a poco tempo fa erano considerati estranei alla professione. La possibilità per l’assistente sociale di operare all’interno del contesto sociale internazionale, attualmente rappresenta una opzione possibile, se non addirittura un dovere a tutti gli effetti e non mero spirito filantropico. A supportare il nuovo assetto internazionale del servizio sociale, a partire dal secondo dopo guerra, diverse organizzazioni e normative, sono sorte a livello internazionale, alcune delle quali direttamente connesse all’ambito del servizio sociale. Per quel che concerne le normative, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il Codice Internazionale di Deontologia degli assistenti sociali e le Linee guida internazionali per la formazione dell’assistente sociale attualmente, possono essere considerate il vademecum dell’assistente sociale operante a livello internazionale. Nel campo delle organizzazioni, invece, un posto di rilievo svolgono: la Cooperazione internazionale, il Servizio Sociale Internazionale (SSI), la Federazione Internazionale degli assistenti sociali (IFSW) e l’Associazione Internazionale delle scuole di Servizio Sociale (IASSW). La realizzazione del cambiamento tanto discusso nell’ambito della professione è attualmente anche offerta da vari corsi di laurea specialistica e/o master di I e II livelli presenti in diversi atenei italiani ed europei. Rispetto agli sbocchi professionali l’assistente sociale specializzato in questo settore potrà svolgere funzioni di elevata qualifica nella pubblica amministrazione, organizzazioni non governative, organismi internazionali impegnati specificatamente nella Cooperazione, aiuto ai Paesi in via di sviluppo e realtà più deboli dei Paesi a sviluppo avanzato.
A tal fine si rende necessaria una formazione particolarmente mirata in ambito sociologico, economico e politico, utile a comprendere il complesso di elementi di ordine istituzionale, economico, politico, culturale e sociale dei Paesi in via di sviluppo. Fondamentale è possedere competenze necessarie per la progettazione, stesura e realizzazione di programmi e progetti integrati di aiuto allo sviluppo con particolare attenzione alle questioni legate all’urbanizzazione e spostamenti di popolazione, ai processi di socializzazione, al sostegno dei gruppi deboli e all’eliminazione della povertà. Accanto a queste valide opportunità riconducibili alla dimensione del “sapere”, altrettanto vantaggiosi sono quelle riguardanti il piano del “fare” e dunque dell’esperienza attraverso iniziative svariate come per esempio: stages, tirocini internazionali e infine i campi di lavoro internazionale destinati proprio ad assistenti sociali.
Rispetto a quest’ultimo punto, particolarmente interessanti sono le proposte di organizzazioni del terzo settore, come per esempio l’associazione ASSF (Assistenti sociali senza frontiere) e il CO.PE che promuovono l’esperienza di campi di lavoro con un taglio altamente professionale nei PVS.
Nello specifico il CO.P.E. è un organismo di volontariato internazionale, nato a Catania nel 1983, membro della federazione FOCSIV e attivo in vari paesi africani e in America Latina con progetti di cooperazione allo sviluppo in ambito sanitario, educativo, agricolo e tecnico; mentre ASSF è un’associazione, nata a Roma nel 2006, dalla esigenza condivisa di proporre e sostenere un’estensione del raggio d'azione degli assistenti sociali, in Europa come nei Paesi in Via di Sviluppo.
In particolare per l’anno 2011 queste due organizzazioni promuovono due singolari campi di lavoro in Perù e in Tanzania con l’obiettivo di offrire agli assistenti sociali o ai laureandi in servizio sociale una valida occasione di conoscenza, condivisione e scambio (per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.assistentisocialisenzafrontiere.it). I campi di lavoro costituiscono una valida occasione per entrare in contatto con la cultura e le popolazioni locali del Paese che si andrà a visitare e sperimentare un modello comunitario di vita e lavoro a contatto con culture diverse.
I campi di lavoro volontario hanno pertanto una duplice finalità: da un lato il lavoro all'interno “della e con” le comunità secondo i principi della co partecipazione e dell’empowerment; dall'altro, il rafforzamento e l’ampliamento del sapere professionale nell’ambito dei progetti di cooperazione internazionale, a partire da una formazione basata su una cultura imperniata sui valori della solidarietà, della non violenza e della convivenza pacifica.

Gabriella Argento
Assistente Sociale
collabora con l'organizzazione Assistenti Sociali Senza Frontiere
e' consulente esterno del Portale S.O.S. Servizi Sociali On Line
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