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Comunicato Stampa

Lo strano comportamento dell'intelligence americana nella vicenda Wagner

Con la reputazione di essere l'intelligence migliore del mondo, in concorrenza solamente col Mossad, stavolta nel caso Prigozhin quella americana ha tenuto un atteggiamento indecifrabile.

AP Photo/Carolyn Kaster - The HillL’intelligence americana si è comportato in maniera piuttosto strana rispetto alla questione del tentato golpe in Russia. Solitamente sono i primi a sapere tutto, ma stavolta è andata diversamente. O almeno è quanto si evince dal silenzio della Casa Bianca nel corso del 24 giugno e dalle successive “soffiate” alla stampa, che non hanno aggiunto nulla al quadro generale.

Il gruppo Wagner ha cominciato a mettere in atto i suoi propositi antigovernativi già dalla notte del 23 giugno. Nella mattina di sabato 24, ormai era chiaro a tutti che cosa stava capitando. Ma da Washington ancora non arrivavano comunicati ufficiali, né di sostegno a Prigozhin né di condanna. L’unico messaggio era stato mandato al Cremlino, per far sapere di non centrare nulla con i ribelli e non essere sospettati di voler fomentare un rovesciamento del governo legittimo di Mosca. La sera è stato poi diffuso un comunicato su una telefonata fra Biden, Macron, Scholz e Sunak. E poi anche quella di Blinken coi ministri degli Esteri del G7. Tutti hanno soltanto promesso di tenersi in contatto sui successivi sviluppi e hanno usato la formula di rito del “sostegno incrollabile” a Kiev.

Un paio di giorni dopo, fonti “riservate” hanno detto alla stampa americani che l’intelligence di Washington sapeva già praticamente tutto. Le mancavano solamente i dettagli, come ad esempio la data precisa dell’insurrezione. Conosceva invece in profondità i piani operativi di Prigozhin, ma li ha riferiti a pochi soggetti selezionati. Tra di essi, i colleghi britannici e la “Gang of Eight”, gli otto Congressmen che si occupano delle questioni più delicate. Gli altri Paesi NATO e pure gli ucraini sono invece stati tenuti all’oscuro. Considerazioni di opportunità politica hanno indotto al silenzio: questa è la giustificazione circolata sulla stampa.



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