SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Oncologia ospedaliera e territoriale: “Un file rouge con una serie di setting assistenziali che permetteranno di riscrivere al meglio tutto il percorso di cura del paziente”

29/03/21

26 marzo 2021 – Questo l’argomento discusso al Tavolo di lavoro ‘Oncologia e territorio: gestione della cronicizzazione della patologia tumorale e indicatori di valore delle reti oncologiche’, durante la Winter School “CALL TO ACTION PER UN SSN INNOVATIVO E RESILIENTE... SE CORRETTAMENTE FINANZIATO”, Motore Sanità, che vede per 2 giorni confrontarsi i massimi esperti della Sanità italiana.

26 marzo 2021 – Questo l’argomento discusso al Tavolo di lavoro ‘Oncologia e territorio:

gestione della cronicizzazione della patologia tumorale e indicatori di valore delle reti

oncologiche’, durante la Winter School “CALL TO ACTION PER UN SSN INNOVATIVO E

RESILIENTE... SE CORRETTAMENTE FINANZIATO”, Motore Sanità, che vede per 2 giorni

confrontarsi i massimi esperti della Sanità italiana.



“I bisogni dei pazienti vanno più verso la socialità che non verso la medicina. Lunghi sono i

periodi a domicilio, dove mancano controlli importanti durante la fase a casa. Ci vuole stretta

collaborazione tra oncologo ospedaliero e medicina generale. Riscrivere i PDTA, con più

appropriati setting correlati ai diversi bisogni. Alcune attività trovano migliore collocazione nel

territorio come la riabilitazione, il supporto nutrizionale e gli screening e la iniziale presa in

carico appropriata, che a questo livello sono poi fondamentali. Il tema dell’introduzione della

telemedicina è indispensabile, così come quello del caregiver dedicato e formato; non meno

importante partire da dati concreti raccolti nel Real World. Attenzione non andiamo a

prefigurare 2 oncologie: questa differenza non esiste perché il percorso deve essere lo stesso.

Ci vogliono setting assistenziali ospedalieri e territoriali con uno stesso Governo. Credo che se

si faccia un’accurata ricerca dei costi, il calcolo economico sarebbe vantaggioso, ma è

impensabile che le risorse ad oggi disponibili bastino a dare efficacia a questi cambiamenti”, ha

raccontato Gianni Amunni, Direttore Generale ISPRO e Responsabile Rete Oncologica Toscana



“Si può parlare di oncologia territoriale solo se ci sono competenze importanti. È necessario

prevedere ruoli di oncologici medici nel territorio che devono dipendere dagli stessi oncologi

ospedalieri che garantiscano continuità con la struttura ospedaliera. Con la telemedicina è

possibile condividere referti e discutere casi clinici. Telemedicina e oncologi ospedalieri sono i 2

pilastri dell’oncologia territoriale. In Veneto sono esaurite le graduatorie per l’oncologia medica:

così oggi stiamo affrontando la pandemia dopo anni di elementi confondenti sulle scelte politiche

effettuate a livello nazionale negli anni”, ha dichiarato Pierfranco Conte, Direttore SC Oncologia

Medica 2 Istituto Oncologico Veneto - Coordinatore della Rete Oncologica Veneta



“Non dobbiamo più parlare di oncologia ospedaliera e territoriale ma solo di oncologia: da molte

parti però abbiamo Aziende ospedaliere e territoriali che possono creare difficoltà. Non esiste una

oncologia di serie A e una di serie B. Le prestazioni devono essere di qualità e possono essere

erogate da un’unica oncologia che risponde a quell’area territoriale. Non si può far accedere

all’ospedale un paziente solo per avere una semplice terapia orale. Occorre che ci sia un’oncologia

che possa lavorare in più sedi e ci vuole la possibilità di avere una cartella unica che possa essere

visibile da tutti i Centri e PDTA condivisi. In Emilia-Romagna abbiano fatto da un anno e mezzo un

Progetto pilota, abbiamo creato l’oncologia provinciale coordinata dall’ IRCCS di Reggio, con un

unico Direttore ma con punti di somministrazione farmaci in tutta una serie di laboratori sparsi che

fanno capo all’oncologia centrale”, ha tenuto a precisare Carmine Pinto, Direttore Dipartimento

Oncologico e Tecnologie Avanzate, IRCCS Istituto in Tecnologie Avanzate e Modelli Assistenziali in

Oncologia, Reggio Emilia



“Bisogna essere realisti: ci siamo accorti che c’è stato un fallimento della Sanità in alcune Regioni

che nessuno avrebbe mai immaginato. Mancano e sono mancate risorse per mantenere efficienti i

servizi e questo è oramai apparso inaccettabile con la lezione della pandemia. Non ci sono

Regioni italiane dove non siano stati attivati GOM. Noi in Sicilia siamo già dei GOM multidisciplinari

e organizzati. Dobbiamo puntare sui giovani e smuovere le stanze del potere istituzionale sulle

risorse tecnologiche ed umane da mettere in campo, perché molti dei ragazzi formati dalle nostre

scuole di specializzazione vanno all’estero, ricevendo i complimenti per la loro formazione; questo

accade quasi al 30% dei nostri specializzandi, che noi formiamo a nostre spese per poi regalarli

a Nazioni dove vengono ‘trattati’ meglio”, ha detto Vincenzo Adamo, Direttore Oncologia Medica AO

Papardo-Messina e Coordinatore Rete Oncologica Siciliana



“Con l’oncologia territoriale non dobbiamo creare nuovi silos; il problema è che oggi esistono tanti

servizi diversi, ma non esiste alcuna comunicazione tra le varie strutture. È indispensabile evitare di

creare una ulteriore gerarchia all’interno di questi stessi sistemi. Lavorare sulla cultura della

multidisciplinarietà è il futuro. Sono stati creati gruppi oncologici con i quali ci confrontiamo

settimanalmente, identificando così il setting di cura, passando dall’ospedale al territorio in modo

molto più semplice. Con il Covid abbiamo imparato a interagire virtualmente e possiamo discutere

in una piattaforma, garantendo alcune attività di prossimità, evitando di far muovere pazienti solo

per farci vedere un semplice emocromo. Credo molto nell’interazione strutturata, ma noi medici

dobbiamo convincerci che dobbiamo collaborare maggiormente tra noi, condividendo le nostre

storie, così possiamo crescere definitivamente”, ha spiegato Sandro Pignata, Coordinatore Rete

Oncologica Campana



“Il pensiero degli oncologi è lo stesso, la declinazione dei principi cambia da Regione a Regione.

Bisogna fare chiarezza nei termini, territorio non è ospedale. Nella mia Regione abbiamo

ottenuto una rete di erogazione di servizi attraverso un’unità di oncologia medica unica deputata

a gestire le terapie. L’oncologia territoriale si fa con specialisti oncologi ed infermieri dedicati, ma

in alcune (forse molte) Regioni non ci sono. Alcune attività come il follow-up potrebbero esser fatte

ad esempio in collaborazione con la medicina di base, ma vedo complessa una gestione della

terapia (anche semplicemente quella orale) a livello di territorio. Non è possibile che ci sia ancora

nei territori, diversità nell’assistenza specialistica oncologica all’interno del percorso di cura, con

un lungo periodo di difficoltà fino al momento peggiore che vede il coinvolgimento dell’oncologo

oltre che del palliativista”, ha aggiunto Paolo Pronzato, Direttore Oncologia Medica IRCCS San

Martino, Genova - Coordinatore DIAR Oncoematologia Regione Liguria



“Delocalizzare la diagnostica è molto difficile perché deve essere fatta una riorganizzazione della

chirurgia, perché il trasporto del materiale deve essere garantito a tutti gli effetti. La Rete di

tecnologie avanzate deve avere competenze e strutture adeguate. Durante il COVID molti malati

non potevano muoversi e quindi è entrata in gioco la telepatologia che diventa indispensabile a

tutti i livelli anche in futuro. Con questo scenario la futura rete diagnostica efficiente dovrà avere

nuove risorse umane e strutturali da affiancare all’oncologia”, ha aggiunto Anna Sapino, Direttore

Scientifico IRCCS Candiolo

Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Panaceascs
Responsabile account:
Riccado Thomas (addetto comunicazione)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere