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Comunicato Stampa

Repubblica Ceca: contrasti interni sul trattamento dei profughi ucraini

Inizierà il 1' luglio il semestre di presidenza europea della Repubblica Ceca, che propone sfide estremamente complesse da gestire, come la crisi dei prezzi, dell'energia e dei profughi. Praga ha anche beghe interne da risolvere a questo proposito, perché il sindaco della capitale ha chiuso il centro di accoglienza.

Echo24.czIl 1° luglio la presidenza dell’Unione Europea passerà dalla Francia alla Repubblica Ceca, per un semestre che si annuncia difficoltoso. Praga deve infatti occuparsi di conciliare le posizioni dei Paesi membri su questioni di importanza cruciale, che sono attualmente tema di scontro interno per vari governi: dalla crescita esponenziale dei prezzi di cibo e benzina al sostegno politico ed economico da dare a Kiev. Proprio la guerra in Ucraina è il filo che unisce tutti i problemi che si pongono oggi di fronte alla UE e il suo impatto sull’Europa sarà il “leitmotiv” del semestre ceco, secondo il ministro per gli Affari Europei Mikuláš Bek. Lo slogan scelto da Praga per i 6 mesi di presidenza è “L’Europa come compito: ripensare, ricostruire, ripotenziare”.

Sul governo del premier Petr Fiala sono piovute critiche e accuse a proposito della del suo presunto disinteresse verso il semestre, imputabile al fatto che la sua coalizione è costituita anche da partiti euroscettici e all’aver puntato soprattutto sulla soluzione delle problematiche interne. Ma anche in quest’ultimo caso vi è chi esprime apertamente la propria insoddisfazione politica: è il sindaco di Praga Zdenek Hrib, che ha deciso di chiudere temporanemente il centro di accoglienza per i profughi ucraini, il KACPU, finché il governo non provvederà ad alleggerire il peso che grava sulla capitale. Praga ha accolto 100mila rifugiati, quattro volte più delle altre città, e spende dal suo budget più di 5 euro al giorno a persona. Ora sembra non farcela più, ma il premier Fiala ha etichettato questa decisione come “irragionevole”.

In compenso il governo sta cercando di diminuire il numero di profughi da mantenere cominciando dalle motivazioni burocratiche. Così, chi scappa dalla guerra avendo la doppia cittadinanza ucraina e ungherese, è pregato di andare in Ungheria. Inoltre si mette un limite di permanenza a chi non ha il passaporto ucraino, ma solo il permesso di soggiorno o un altro titolo che gli permetteva legalemente di soggiornare a Kiev. Così le accuse giungono stavolta dai rappresentanti della comunità gitana o romaní, che parlano del razzismo e della discriminazione che i loro connazionali giunti dall’Ucraina hanno subito nella Repubblica Ceca. Le autorità li avrebbero trattati molto peggio degli ucraini “bianchi” e avrebbero fatto quanto in sostanza fa anche la Polonia di Morawiecki, cioè favorire coloro che hanno il passaporto ucraino.



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