Rublo e WTO: prospettive a breve termine per l'economia russa
Pochi giorni fa la Federazione Russa è stata accettata nella WTO: le conseguenze economiche e politiche non si faranno attendere, la banca centrale russa sarà costretta ad affrontare la svalutazione del Rublo evitando gli eventi drammatici del passato: ci riuscirà?
Il giorno 10 novembre, come prospettato, il giro di consultazioni in seno all'organizzazione mondiale del commercio, la WTO, si è esaurito. Fatto che finalmente ha concluso dopo 18 anni il più lungo iter di accesso all'organizzazione dopo quello dell'Algeria.
Questo ovviamente aggiunge una variabile di grande importanza per quanto riguarda gli sviluppi in campo economico a cui il paese sarà soggetto nei prossimi anni. Per prima cosa é necessario capire secondo quali direttrici le prospettive commerciali siano state ricalibrate, a seguito di questa senza dubbio significativa novità.
L'economia russa soffre senza dubbio, di un profonda dipendenza dalle esportazioni di idrocarburi, la quale di per se non sarebbe una cosa negativa, se questa non si fosse trasformata in una pesante assuefazione che fa ricadere i suoi effetti su tutto l'apparato produttivo dello stato. Le sovvenzioni che infatti lo stato ha elargito al settore industriale interno al fine di renderlo competitivo con le importazioni estere, comunque gravate da sostanziose tariffe doganali, hanno reso le imprese incapaci di evolversi.
L'entrata nella WTO non solo obbligherà la produzione a confrontarsi con i beni di importazione non più gravati da pesanti tassazioni, ma l'appartenenza all'organizzazione mondiale del commercio costringerà la Federazione Russa ad eliminare sovvenzioni e trasferimenti diretti ed indiretti alle imprese locali, cosa che confliggerebbe con il principio di trattamento nazionale delle merci.
Dal punto di vista russo la nuova condizione non porterà vantaggi, quantomeno inizialmente, le esportazioni di gas e petrolio, che rappresentano il 60% delle attuali esportazioni russe, non sono trattate dalla WTO. Sarà il metallurgico invece, il settore che potrà beneficiare maggiormente della riduzione delle tariffe per le esportazioni.
È chiaro quindi, che alcuni scompensi nell'economia russa saranno visibili entro pochi mesi dall'entrata in vigore dei trattati. Prezzi inferiori dei beni esteri creeranno disequilibri sulla bilancia commerciale, già fortemente provata da un 2011 che ha visto un decisivo incremento (+39% nei primi sei mesi) delle importazioni rispetto all'anno precedente. La dirigenza russa a quel punto sarà costretta a perseguire due strade: da una parte gli imprenditori cercheranno di ottenere una riduzione dei costi della produzione, che di conseguenza si tradurrà in un peggioramento delle già difficili condizioni dei lavoratori, con conseguenti riflessi sull'economia interna.
Dall'altra parte sarà costretta ad agire sul cambio del rublo, un indebolimento potrebbe fornire un valido surrogato alle tariffe doganali. Certo questa nemmeno sarebbe una misura indolore, per prima cosa questo provvedimento produrrebbe un aumento dell'inflazione, già ora in doppia cifra, con le negative conseguenze che questo può portare all'economia. In secondo luogo si dovrà fare attenzione al tendenziale effetto panico della popolazione russa che, a causa degli eventi traumatici degli ultimi 20 anni, potrebbe essere portata ad una corsa al cambio con effetti facilmente immaginabili. In ultimo, ma non per questo meno dannoso, si deve prendere in considerazione l’elevato debito in valuta estera accumulato da soggetti privati russi, questi infatti hanno approfittato del favorevole tasso di interesse su dollari e euro per indebitarsi. Una variazione del cambio negativa per il Rublo porterebbe i debitori a dover rimborsare un debito maggiorato di una percentuale pari alla svalutazione, cosa che si rifletterebbe immediatamente per esempio sui bilanci delle società e quindi sul loro valore.
La banca federale russa ha già dimostrato come, in occasione delle pressioni sul Rublo del 2008, sia disposta a sostenere la moneta al prezzo di grandi sacrifici, pur di evitare le conseguenze sui debiti contratti all’estero. Ma questa volta non potrà sostenere la moneta nazionale, che per più di un breve periodo, anche perché un aggiustamento del cambio su un rublo più debole potrebbe, come detto, risolvere i problemi della bilancia commerciale.
La scelta di come questo cambiamento dovrà essere gestito sarà in mano agli strateghi del partito Russia Unita, al cui vertice troviamo Putin (primo ministro e candidato alla prossima presidenza) e Medvedev (presidente in carica), che in vista delle elezioni presidenziali in primavera, dovranno decidere se affrontare i cambiamenti subito o rimandarli a dopo le elezioni.
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