SOCIETA
Articolo

Saper fare sacrifici

16/12/20

Una via per la felicita'

A tutti noi sarà capitato di conoscere qualche persona “viziata”. Si tratta di quelle persone che fin da piccole sono state abituate ad ottenere tutto ciò che vogliono, senza agognarlo, senza aspettarlo, a volte senza neanche chiederlo. Intere generazioni sono state impregnate da questa cattiva abitudine, allevate da genitori che dichiaravano “Mio figlio deve avere tutto quello che non ho avuto io…” oppure da genitori che avendo beneficiato di questo trattamento in età adolescenziale, e ritenendolo normale, lo applicano in seguito nei confronti dei propri figli. Ad essere viziate possono essere varie categorie di persone, i figli appunto, ma anche i genitori, i fratelli ed i parenti tutti, gli amici e persino i colleghi di lavoro. Viziare qualcuno significa occuparsi eccessivamente di lui, ricoprirlo di attenzioni, aiutarlo a tal punto da far sì che egli smetta di occuparsi di se stesso perché abituato ormai al fatto che ci sia qualcun altro a farlo al posto suo. La vita di una persona viziata può apparire piacevole, se valutata esternamente in modo superficiale, ma in realtà può diventare una vera e propria condanna ad una vita infelice per i soggetti che ne beneficiano, ma anche per coloro i quali questi “vizi” li dispensano. Le categorie di persone che viziano il prossimo sono molte e variegate: genitori che non hanno il tempo o la capacità di occuparsi dei propri figli e cercano quindi di sopperire attraverso il denaro; persone afflitte da “fame d’amore” convinte che soddisfare pedissequamente qualcuno possa fargli ottenere in cambio il suo amore; mariti o mogli sposati a partner non abbastanza cresciuti da dover essere trattati come figli e non come compagni di vita ed altre ancora. A divenire viziate possono essere intere categorie di persone alle quali la formazione, la cultura, la politica hanno dato negli anni un’educazione scorretta che le ha portate attraverso intere generazioni a sviluppare una forma mentale sbagliata. È risaputo che uno dei motivi che ha portato al fallimento del Socialismo reale nei paesi dell’Est europeo è stato il concetto applicato relativo all’assenza di meritocrazia in quelle società. Il fatto che lo Stato si occupasse di tutto, garantendo il lavoro, la casa, l’assistenza sociale ed ogni altro bisogno basilare del cittadino ha fatto sì che quelle popolazioni perdessero l’entusiasmo, la spinta alla sana competizione che porta al miglioramento di vita ed a volte addirittura la stessa voglia di vivere. Anche in quei paesi del Nord Europa, dove vige una sana democrazia totalmente estranea ai regimi comunisti, ma lo stato sociale è troppo presente, la percentuale di suicidi è altissima. In antitesi a questo comunque, anche nei paesi dove un consumismo sfrenato ha creato generazioni di individui abituati solo alla soddisfazione dei propri bisogni materiali, le persone hanno raggiunto livelli di infelicità cronica che ha sviluppato l’uso di alcol, fumo, droghe, psicofarmaci e suicidi. Anche il nostro paese non è stato immune da questo meccanismo e, chi come noi ha vissuto a cavallo degli anni ’70, ha potuto vivere la metamorfosi di una società che è passata dalle ristrettezza economiche e sociali del dopo guerra al boom economico ed alla trasformazione del paese da agricolo ad industriale, da analfabeta ad altamente scolarizzato, da fonte di emigrazione a bacino di immigrazione. Le generazioni di italiani cresciute tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’70, sono profondamente diverse da quelle successive. Le conquiste sociali di welfare hanno abituato milioni di persone a pensare che il lavoro, la casa, l’assistenza sanitaria, la pensione sociale, i consumi basilari ed anche quelli che tutto sommato basilari non sono poi tanto, siano un diritto inalienabile di chiunque nasca nel nostro paese. Negli ultimi anni poi sono nate nuove forme di assistenza da parte dello Stato come il Reddito di Cittadinanza che se da un lato hanno tamponato un crescente impoverimento della popolazione, dall’altro hanno creato sacche di irregolarità. Molte persone infatti, percependo tali somme, non avendone a volte neanche diritto, smettono o evitano totalmente di cercare un lavoro perché quel reddito sostituisce uno stipendio seppur minimo che potrebbe comunque, se non soddisfare appieno le loro aspettative di vita, almeno dar loro una maggiore dignità di persone autonome ed autosufficienti. In un anno come questo 2020 poi, dove il mondo è stato messo a dura prova dalla pandemia di Covid-19, queste forme mentali sono state ancora più evidenziate. Milioni di persone in ogni paese hanno dovuto far fronte a decreti e leggi che hanno imposto Lockdown generalizzati e restrizioni delle libertà personali di vario genere, nonché ad una grave crisi dell’economia mondiale, trovandosi così a fronteggiare situazioni di disagio totalmente nuove ed inaspettate. Un numero enorme di individui hanno reagito in modo scomposto, molto spesso non rispettando le direttive, perché abituate e “viziate” da libertà fondamentali come le libertà personali, la tranquillità economica, uno sviluppato ed avanzato stato di salute pubblica. Vedere in televisione e leggere sui giornali e sui Social i comportamenti ed i commenti di chi ha reagito a tale emergenza in modo irrazionale, rifiutandosi di rispettare le regole richieste per risolvere il problema, ha dimostrato quanto le nostre generazioni siano lontane da quelle passate e come, pur giusto che sia, abbiano totalmente dimenticato la capacità di affrontare i sacrifici ed i problemi delle generazioni precedenti. I libri di storia ci ricordano come la Spagnola, l’ultima pandemia che il mondo ricordi, provocò milioni di morti in tutto il mondo per due o tre anni e si verificò esattamente al termine della Prima Guerra Mondiale, che di morte e distruzione ne aveva portata già abbastanza. Era il 1918 ed il livello di conoscenza della Medicina era decisamente diverso, infatti all’epoca le sofferenze ed il coinvolgimento della popolazione furono ben diversi e di conseguenza non si riuscì a debellarla, ma si dovette aspettare che passasse da sola. Detto questo dovremmo renderci conto quanto i nostri livelli di sopportazione e di reazione alle avversità si siano abbassati negli ultimi decenni e non parliamo neanche di tantissimi anni se pensiamo che durante la Seconda Guerra Mondiale, Londra rimase sotto i bombardamenti tedeschi per 74 notti di fila. La cosa fu sopportata stoicamente dalla popolazione, compresa la Regina Elisabetta che non abbandonò mai il paese. Tornando ai nostri giorni, poi, il fenomeno del “Negazionismo” ha dimostrato a quale livello possa arrivare l’incapacità di affrontare eventi negativi o meglio di dover abbandonare seppur temporaneamente uno standard di vita agiato, confortevole, sicuro. Fenomeno ancora più impressionante se tenuto addirittura da capi di Stato e di Governo come Johnson, Bolsonaro, Trump. Abbiamo visto quindi come uno stile di vita non abituato a sacrifici e contrarietà possa vederci impreparati ad affrontare la vita con lo slancio giusto ed è per questo che dobbiamo imparare, se non ci è stato insegnato prima, ad affrontare i problemi con senso di responsabilità, maturità e soprattutto di autonomia, pensando e citando la famosa frase di J.F.K. “Non pensare a cosa può fare il tuo paese per te, ma a cosa tu puoi fare per il tuo paese…”. Una vita serena e felice non è una vita senza problemi o con la presenza di chi li possa risolvere per noi, ma piuttosto un’esistenza in cui noi siamo in grado di affrontare e risolvere tutte le contrarietà che si presentano. Forti del nostro carattere, della nostra personalità, del nostro senso di sacrificio. Un senso forgiato dal nostro essere Persone Sempreunagioia.
Sergio Cosentino
Sempreunagioia®



Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Sempreunagioia
Responsabile account:
Sergio Cosentino (Amministratore)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere