ECONOMIA e FINANZA
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Sul sito del Ministero un insperato regalo a committenti e intermediazione sulla pelle dei trasportatori

12/12/08

L’accordo del 13 novembre è un esempio clamoroso di un deficit di rappresentanza del mondo associativo dell’autotrasporto, che progressivamente ha portato i gruppi dirigenti delle Associazioni tradizionali a valutazioni contrarie e qualche volta opposte a quelle dei loro associati. Bisogna fare in modo di ridare potere ai trasportatori di scegliersi direttamente e in modo pubblico i propri rappresentanti all’interno dalle più importanti istituzioni cui la categoria partecipa, affinché essi siano effettiva espressione dei loro rappresentati ed ad essi legati da un preciso vincolo di mandato che consenta la loro sostituzione in caso di evidenti insuccessi. Un commento del Segretario Generale di TRANSFRIGOROUTE ITALIA ASSOTIR, Claudio Donati, alla pubblicazione della "seconda versione" dei "costi chilometrici" sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e sulle reazioni che ciò ha determinato tra le Associazioni tradizionali.

La pubblicazione, riveduta e corretta e, anche se non possiamo giurarci, provvisoriamente definitiva, del costo chilometrico medio imputabile al consumo di gasolio, avrà pure registrato la soddisfazione di UNATRAS e delle altre Associazioni tradizionali dell’autotrasporto; ma certamente sarebbe più utile conoscere il giudizio dei diretti interessati, cioè i trasportatori, per avere un’opinione più attendibile circa la validità del parto operato – via sito web – dal Ministero dei Trasporti.

Per prima cosa, si deve notare, che se la decenza ha imposto la scomparsa di CONFETRA tra le fonti ispiratrici del Ministero dei Trasporti, tuttavia la musica, per i trasportatori, non è cambiata, se non in peggio.

Infatti, nella “seconda versione” del comunicato, il costo chilometrico indicato dallo stesso Ministero risulta ulteriormente ridotto ( da € 1,18 a €1,09 per le massime portate), rispetto a quello precedente, costruito con il dichiarato, quanto discutibile, utilizzo dei dati provenienti dall’Ufficio Studi di CONFETRA, ovvero di una Associazione che rappresenta – per sua stessa definizione – piuttosto intermediari e committenti che non trasportatori.

Inoltre, la nuova versione stabilisce, con una incredibile sfida la buon senso, che il costo minimo chilometrico sia sostanzialmente uguale per qualsiasi autoveicolo, che si tratti di un autotreno, di una motrice o di un furgone, fissandolo rispettivamente a €1,09, €1,01 e €1,09 al chilometro!!!

Ma non è finita…..

Il meccanismo introdotto dal comma 10 dell’art 83 bis della legge 133/2008 (norme transitorie) determina conseguenze diaboliche.

Infatti, anziché partire da un’analisi puntuale dei costi aziendali, si è pensato di risolvere in maniera semplicistica la questione della fissazione del costo minimo di sicurezza, affermando che il gasolio debba incidere sul costo aziendale complessivo per una percentuale fissa (il 30% per le massime portate).

Tale meccanismo è, prima ancora che rozzo, profondamente sbagliato e generatore di effetti perversi sia a danno del trasportatore ( quando il prezzo del gasolio scende) che a danno del committente ( quando il prezzo del gasolio sale), perché estende all’intero costo aziendale e in proporzioni fisse, l’effetto dell’aumento o della diminuzione di uno solo, anche se importantissimo, dei componenti del costo.

Così, se il gasolio cala del 10%, cala della stessa percentuale ( 10%) l’intero costo minimo del trasporto.

In base a questo calcolo se, per assurdo, il costo del gasolio fosse pari a zero, il costo minimo del trasporto dovrebbe essere anch’esso pari a zero!

Ognuno può vedere l’assurdità della situazione e come ciò contraddica totalmente tutto il discorso sulla necessità di assicurare al settore legalità e sicurezza.

Come se, infatti, il costo della sicurezza nell’impiego di mezzi ed autisti o il rispetto della legalità, sia dal punto di vista fiscale che commerciale, potessero dipendere dalle decisioni di qualche sceicco arabo o, più probabilmente, di qualche petroliere nostrano!!!
Il tutto si traduce, in questa fase di prezzi del gasolio in calo, in un’indebita ed iniqua decurtazione di ricavi dei trasportatori, a favore dei committenti, che non trova altra giustificazione se non nella pochezza di chi ha redatto la legge e di chi ha firmato, soddisfatto, gli accordi che ne discendono ed ha, infine, inneggiato alla pubblicazione dei dati.

A questo punto c’è da supporre - e, per la verità, abbiamo già qualche conferma in tal senso - che i primi a volere l’applicazione di questa “tariffa” saranno i committenti che, dall’applicazione della stessa avrebbero un insperato, quanto consistente regalo, sulla pelle dei trasportatori , i quali si vedrebbero ancora una volta beffati, con lo scippo di una loro richiesta portata avanti durante un intero anno di mobilitazione e momenti di grandissima tensione come quelli di dicembre 2007 e giugno 2008).

Ora, è del tutto evidente che TRANSFRIGOROUTE ITALIA ASSOTIR si opporrà in ogni modo a che si applichi quanto contenuto sito web del Ministero e daremo indicazione ai trasportatori di non tenerne conto, in quanto illegittimo, illogico e, cosa fondamentale, assurdamente penalizzante.

E l’Associazione si è già attrezzata per supportare, sia sul piano sindacale che su quello legale, gli autotrasportatori così da consentire loro di non farsi piegare ad accettare il ricatto imposto dall’insipienza di molti e dagli interessi dei soliti noti.

Quanto è accaduto si qualifica, infatti, come l’epilogo farsesco (per chi osserva dall’esterno) o drammatico (per i trasportatori che lo vivono sulla propria pelle) di un deficit di rappresentatività della Associazioni tradizionali.

Sono infatti proprio queste Associazioni - protagoniste, negli ultimi dodici mesi, di continue trattative con i due governi succedutisi - che hanno portato infine a casa il brillante risultato di riuscire a trasformare un obiettivo strategico (un sistema regolato, in grado di assicurare sicurezza e legalità al settore), in una beffa in danno ai trasportatori, ad iniziare dai propri associati.

Questa vicenda è destinata a produrre effetti devastanti sulla credibilità del sistema associativo della categoria.

Si conferma, in maniera eclatante, il fallimento della ragion d’essere di queste Associazioni sindacali, che dovrebbe consistere non solo nel rappresentare, ma soprattutto nel tutelare gli interessi delle PMI dell’autotrasporto.

Qualunque trasportatore avrà una ragione di più per constare l’assoluta inutilità, quando non la dannosità, di questo sistema associativo, che non è stato in grado di produrre una sola idea capace anche semplicemente di difendere l’autotrasporto italiano, che continua ad agonizzare senza la minima prospettiva di rinnovamento.

Dopo anni di balletti inconcludenti, dopo tentativi patetici di dare vita a percorsi unitari morti prima di iniziare, bisogna avere il coraggio di affrontare il toro per le corna.

Il problema sta nel deficit di rappresentanza del mondo associativo dell’autotrasporto.

Un deficit che progressivamente ha portato i gruppi dirigenti a valutazioni contrarie e qualche volta opposte a quelle dei loro associati.

L’accordo del 13 novembre ne è un esempio clamoroso.

Tutto ciò porta con sé la necessità che a questa categoria venga ridato (o che essa se ne riappropri) il diritto ad esprimere direttamente e liberamente la propria rappresentanza.

Occorre che chi intenda rappresentare nelle sedi istituzionali le richieste sindacali della categoria, in nome e per conto dei trasportatori, sia legittimato da un mandato chiaro e trasparente.

Bisogna fare in modo di ridare potere ai trasportatori di scegliersi direttamente e in modo pubblico i propri rappresentanti all’interno dalle più importanti istituzioni cui la categoria partecipa, affinché essi siano effettiva espressione dei loro rappresentati ed ad essi legati da un preciso vincolo di mandato che consenta la loro sostituzione in caso di evidenti insuccessi.

Se si è d’accordo su questo punto, e crediamo sia difficile non esserlo, non mancano le possibilità per iniziare a sperimentare concretamente una reale espressione di democrazia da parte della categoria.

Noi di TRANSFRIGOROUTE ITALIA ASSOTIR, che non abbiamo rendite di posizione da difendere, siamo disponibili, come sempre, a verificare, con chiunque, tutte le strade possibili perché ciò possa realizzarsi.



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