Una bambola per ricomporre pensieri ed emozioni
Da oggetto simbolico a terapia per le demenze senili
Gerenzano (VA) – I capelli sbarazzini, la pelle morbida, gli occhi grandi e gentili: sono le bambole che salvano la giornata (dolls save the day). Rappresentano l’oggetto simbolico di una terapia complementare che si va diffondendo in tutto il mondo per la sua valenza nel ricreare un legame forte ed emozionale con il bambino che le abbraccia e, ora sempre di più, anche con la persona anziana che ha perso il tempo e la memoria perché affetta da demenza senile o da Alzheimer.
Britt-Marie Egedius-Jakobsson, terapeuta svedese, aveva creato questo gioco per il figlio malato già quindici anni fa. Scoprendo poi che queste bellissime e particolarissime bambole potevano aiutare molti altri bimbi e riuscivano a favorire l’espressione di emozioni e pensieri anche nei malati di Alzheimer che, cullandole e abbracciandole, riprovavano a sentirsi utili e a prendersi cura di qualcuno.
La Doll Therapy – così si chiama la terapia di sostegno – è ancora poco diffusa in Italia: viene ampiamente utilizzata, però, presso il Nucleo Alzheimer del Villaggio Amico di Gerenzano, in provincia di Varese: un centro polispecialistico all’avanguardia nella fornitura di servizi e assistenza per le persone di ogni età.
Al secondo piano della struttura ha trovato collocazione, infatti, un innovativo centro per l’accoglienza e la cura degli ammalati di Alzheimer, accreditato presso Regione Lombardia. Qui, il Reparto della Memoria è stato pensato, progettato e realizzato con la partecipazione di un gruppo di lavoro multi-professionale composto da psicologo, infermiere, operatore assistenziale, architetto, scenografo che, insieme, hanno rivisitato l’ambiente del reparto con l’ottica di renderlo a misura degli ospiti, nel rispetto delle normative e degli standard d’obbligo in un luogo di cura. Dal lavoro di gruppo sono nate le isole sensoriali che ripropongono l’ambiente di casa - la cucina, il tinello, il camino.
In questo Nucleo Alzheimer si utilizza il metodo Gentle-Care che, con un approccio di tipo riabilitativo, cura la persona affetta da demenza valutando le abilità che ha perduto e quelle che ha conservato, nell’ottica di salvaguardare il più possibile la qualità della vita del paziente e della sua famiglia. Anche per questa ragione, si è scelto di affiancare ai trattamenti farmacologici tradizionali le cosiddette terapie alternative, doll-therapy e pet-therapy ma anche momenti dedicati alla musica, al colore e alle attività manuali per realizzare un mosaico o tessere una stoffa al telaio.
Paola Chiambretto, neuropsicologa e psicoterapeuta, responsabile del Nucleo Alzheimer Villaggio Amico sottolinea il significato di questa metodologia. “La cura della persona con demenza si pone come un trattamento a lungo termine che, progressivamente, impone la ricerca di soluzioni sempre più articolate per l’emergere di bisogni via via più complessi. Partendo dal presupposto che, di questa patologia, si debbano curare i sintomi, cioè sostenere le capacità residue del malato nel tentativo di migliorarne la qualità di vita, l’ambiente che lo accoglie deve essere costruito sulle sue esigenze, deve dare supporto ai suoi deficit, deve rendere più agevole la conduzione dei programmi terapeutici riabilitativi. Gli ambienti creati per far sentire il paziente a casa propria servono da sostegno alla persona con problemi di Alzheimer esattamente come la sedia a rotelle funge da supporto per l’individuo che ha problemi motori”.
Alzheimer
E’ una malattia degenerativa che ha un impatto progressivamente sempre più drammatico sulla vita del paziente e su quella dei suoi familiari. Se al suo esordio la malattia può passare inosservata, in quanto i sintomi che presenta sono lievi e si palesano gradualmente, via via che progredisce colpisce in modo ben più consistente le capacità cognitive determinando deficit comportamentali che annullano la dignità dell’individuo. Come tante lampadine che man mano si spengono, molte capacità come vestirsi, pettinarsi, comunicare diventano azioni difficili da compiere e incomprensibili, mentre la dipendenza dal familiare o da chi presta assistenza risulta totale. Stime mondiali recenti riconoscono in diciotto milioni i malati conclamati, dei quali circa 800mila in Italia. E la realtà della Lombardia non si discosta dai grandi numeri. Nel territorio lombardo si calcola che 70-80mila persone siano affette da demenza tipo Alzheimer.
Dati: Federazione Alzheimer Italia – Alzheimer-onlus.org
Il Villaggio della Memoria e i suoi obiettivi
Quaranta posti disponibili divisi in due nuclei da 20 posti l’uno, il Centro Alzheimer del Villaggio Amico di Gerenzano ha due obiettivi principali: la dignità del malato e la serenità dei suoi familiari. Famiglia che viene catapultata in una situazione in cui l’amore per il proprio caro non basta più ed è necessaria la presenza di esperti e professionisti in grado di rispondere in ogni momento alle costanti richieste dell’ammalato. Obiettivo del progetto è rispondere alle esigenze delle persone e delle famiglie, che spesso si trovano a dovere affrontare questa grave forma di demenza da sole e senza strumenti di comprensione, sostegno, aiuto. Questi in sintesi gli obiettivi del reparto denominato Villaggio delle Memoria:
• Ricercare sempre un equilibrio dinamico tra mente, corpo e spirito
• Stabilire e mantenere un’alleanza con il paziente e con la famiglia
• Fornire interventi riabilitativi e psicosociali specifici
• Utilizzare farmaci attivi sul declino cognitivo
• Trattare i sintomi non cognitivi
• Valutare e trattare le patologie co-occorrenti
• Prevenire e trattare le complicanze
• Definire un piano complessivo di trattamento
Nel settembre 2012, in occasione della XIX Giornata Mondiale dell’Alzheimer il Villaggio Amico ha promosso e ospitato un Convegno sul tema “INSIEME PER CURARE - Percorsi terapeutici per il paziente e per il suo familiare”
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