Università: il sapere non abita più qui!
Da una recente analisi di Forbes si evince che circa il 16% dei 400 americani più ricchi non ha un titolo di studio universitario, mentre se guardiamo ai 400 personaggi più ricchi del mondo questa percentuale raddoppia.
Sorpresi? Forse in Italia si, ma a livello internazionale non più di tanto. Ecco perché non mi stupisco troppo. Nel nostro paese vigeva ancora una cultura che vede nella “professione” l’unico modo per accedere a classi di reddito più elevate. Si mandano i figli a scuola per farli andare all’Università, nella speranza (fino agli anni ’80 direi certezza) che poi trovino un’ottima occupazione o come liberi professionisti (avvocato, dottore,notaio,farmacista,dentista, ingegnere, architetto ecc..) o come manager in importanti gruppi industriali.
L’Università come tempio del sapere e professori universitari come sommi sacerdoti degli arcani misteri della conoscenza. Insomma se eri laureato eri “qualcuno” altrimenti…mah! l’imprenditoria nasceva più per quella forma post artigianale di “fare” e creare qualcosa in cui ci si sentiva davvero bravi, che per scelta strategica.Io la chiamo imprenditoria geniale-creativa italiana. Se questo era il quadro fino a una trentina di anni fa, l’impressione è che oggi l’Università abbia perso quel ruolo di cassaforte del sapere di una volta. Non solo in Italia ma anche a livello internazionale. La domanda è legittima: serve ancora per diventare quello che uno vuole diventare?
I numeri delle persone che hanno avuto successo (almeno a livello finanziario e di business) sembrano confermare il fatto che ormai l’Università (il famoso College americano) non sia un fattore determinante per sviluppare la propria carriera o il proprio business. Viene vista come una perdita di tempo, un luogo che insegna cose che il più delle volte risultano obsolete nello spazio di pochi anni (se non di pochi mesi), dove ci sono professori che si sono formati in epoche geologiche remote e che poco sanno di quello che sta succedendo ogni giorno a ritmo frenetico. Anche i pilastri del sapere in certe discipline scricchiolano sotto i clip di ricercatori o di ragazzi che hanno deciso di seguire una propria strada di sviluppo piuttosto che “mettersi in coda” nelle aule universitarie. Di sicuro coloro che vogliono intraprendere una strada imprenditoriale oggi non sentono nessuna mancanza dell’università. Sono loro che vanno “avanti” ad esplorare nuove strade, per creare non solo prodotti e servizi innovativi ma anche modelli di business non contemplati in nessun libro di testo di economia. Anche l’idea che con la laurea si possa accedere a chissà quali posizioni prestigiose all’interno delle aziende (o anche semplicemente trovare un posto di lavoro) è un concetto obsoleto. Lo dimostrano le schiere di ragazzi disoccupati che non trovano lavoro nemmeno dopo un super master in qualche ateneo anche prestigioso.
Domanda da coach: quindi l’Università serve o no? Riporto le parole di mio figlio Ivan che ha concluso il suo primo anno a San Francisco all’Academy of Art University, un college dedicato alle arti figurative. “Qui l’Università la fanno quelli che ancora non hanno deciso cosa fare nella vita e quindi si mettono qua aspettando che gli vengano delle idee. Coloro che hanno le idee chiare in testa iniziano a fare subito quello e a sviluppare business. Anche io sto già vendendo quadri e sto per aprire la mia prima Art Gallery; non sono convinto sia necessario finire tutti e 4 gli anni di College per poter fare quello che ho in testa”. Difficile dargli torto.
TheNextStep