SOCIETA
Comunicato Stampa

La GEN Z è più attenta alla salute dei denti anche grazie ai social?

Tra trend, mode che ritornano, potenziali rischi e risultati di ricerche. Fa il punto della situazione la dott.ssa Clotilde Austoni, Odontoiatra Specialista in Chirurgia Odontostomatologica, pioniera sui social (e non solo) della promozione della salute del sorriso e Responsabile CORED, il primo Centro per la cura e riabilitazione orale dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano

fonte miserveunufficiostampaC’è chi risponde le gambe, chi opta per il famoso “lato B” e chi invece va verso un più romantico gli occhi: è chiaro che la risposta dipende dai gusti personali di ciascuno ma, nonostante ciò, la domanda “qual è la prima parte del corpo che guardi in un potenziale partner?” può annoverare “il sorriso” nella top 5 delle risposte più comuni. Sorriso che, nel corso del tempo, è stato protagonista di canzoni, film, libri, aforismi e leggende metropolitane, linea “curva che raddrizza tutto”, nonché uno dei primi “biglietti da visita” con cui ci presentiamo alle persone, insieme alla stretta di mano.

Non c’è da stupirsi, quindi, se il sorriso e tutta una serie di aspetti a lui collegati siano sempre più presenti tra i trend sui social media, partendo dal tanto discusso filtro ormai non più utilizzabile.

“Bisogna però prestare attenzione quando ci immergiamo nel #TeethTok: se da una parte abbiamo tendenze tutto sommato innocue, come per esempio la diffusione di concetti come quello della “skinification”, la routine di igiene orale che va ad assomigliare sempre di più a quella della skincare, arricchendosi di numerosi passaggi spesso non indispensabili, dall’altra il rischio di incappare in contenuti che lanciano messaggi sbagliati e potenzialmente pericolosi è molto alto. Per esempio, i video in cui, sedicenti guru, consigliano di non estrarre i denti del giudizio o spiegano come il proprio karma sia profondamente collegato alla disposizione dei denti in bocca, affermazioni potenzialmente dannose e prive di base scientifica. Pericolosissimi anche i video in cui è possibile vedere ragazze e ragazzi regolare il proprio sorriso con l’ausilio di lime per le unghie, rovinando per sempre i denti; attenzione anche a quelli in cui si parla di capsule e faccette dentali, spesso contengono informazioni false, e ai video dedicati ai finti apparecchi dentali, chiamati anche fake braces o fashion braces e considerati addirittura come veri e propri status symbol da alcuni, o alle tooth gems, i brillantini sui denti, omaggio agli anni 2000”.

A fare il quadro della situazione è CLOTILDE AUSTONI, Odontoiatra Specialista in Chirurgia Odontostomatologica, Responsabile CORED (primo Centro per la cura e riabilitazione orale dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione al IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano), pioniera sui social (e non solo) della promozione della salute del sorriso come strumento di prevenzione, sensibilizzazione e di interazione sociale: “I social media possono rappresentare uno strumento importante per veicolare informazioni utili, anche quelle sulla salute orale” prosegue la Dottoressa Austoni che, specialmente sulla sua pagina Instagram, condivide consigli e dritte, ma anche indicazioni, informazioni utili e immagini d’impatto, con un’attenzione particolare ai contenuti su sorriso e DNA (disturbi della nutrizione e dell’alimentazione), prima tra i suoi colleghi a dare centralità al ruolo del dentista nella cura dei disturbi legati all’alimentazione.

“Una delle fasce più attive sui social è quella della GEN Z: ragazzi e ragazze dai 15 ai 30 anni che, sulle varie piattaforme, non cercano solo contenuti dinamici e stimolanti, ma vogliono autenticità, trasparenza e interattività. Sono pronti a carpire tutte le ultime mode ma senza subirle in maniera passiva”.

Quindi, viene da pensare che, se da un lato ci sono pochi ragazzi pronti a mettersi davanti allo specchio e limare i denti, dall’altro, come dimostrano diversi studi condotti recentemente, per la maggior parte degli esponenti della Gen Z la cura del proprio sorriso è molto importante, con attenzione particolare alla salute delle gengive, l’alito e il colore candido dei denti.

“Mi rendo conto però - continua la Dottoressa - che a volte resistere alle mode, o alla semplice curiosità di vedersi con qualcosa di nuovo, anche solo per la durata di un video sui social, può essere particolarmente difficile. Ed è per questo che vorrei dare qualche consiglio utile per sfoggiare un sorriso diverso dal solito in piena sicurezza, senza recare danni ai propri denti. Perché va bene essere alla moda, ma nessuna tendenza varrà mai il rischio di mettere a repentaglio la nostra salute, orale e non”:

1. MAI FIDARSI DEL FAI DA TE

Possono essere dental gems - gemme dentali, piccoli cristalli luminosi applicati sui denti per creare decorazioni multicolor e brillanti - oppure i grillz, veri e propri gioielli rimovibili, molto vistosi, pensati per i denti anteriori.

“Anche se possono sembrare interventi semplici, soprattutto l’applicazione delle gemme dentali, è sempre consigliabile affidarsi a professionisti qualificati come dentisti e igienisti dentali. Solo loro, infatti, possono utilizzare materiali idonei e valutare se un’applicazione di questo tipo sia effettivamente indicata, accertandosi dell’assenza di eventuali complicazioni pregresse e fornendo istruzioni precise per evitare problemi durante l’uso”.

2. NON “IMPROVVISARSI” DENTISTI

Fake brakes o fashion brakes: fili di ferro, piastrine ed elastici colorati, acquistabili facilmente online o assemblabili ancora più semplicemente a casa, seguendo brevi tutorial. “Si tratta della versione finta degli apparecchi conosciuti come “a piastrine”, presentati da diversi influencer come qualcosa di eccentrico, identificativo o addirittura cute. Ma, anche in questo caso, è fondamentale affidarsi solo ed esclusivamente a professionisti qualificati per l’applicazione di apparecchi, che siano fissi o mobili. Indossare fake braces comporta diversi rischi, tra cui il soffocamento, soprattutto se indossati durante la notte e soggetti ad allentamenti o distacchi; l’uso prolungato può causare lo spostamento dei denti, generando problemi occlusali, afte o lesioni in bocca in caso di materiali tossici e non igienici, alito cattivo e persino abrasione dei denti”.

3. E per quanto riguarda CAPSULE e FACCETTE?

Un trend che ciclicamente ritorna sui social è quello delle faccette dentali: per alcuni rappresentano un vero e proprio status symbol, il modo per ottenere un sorriso bianco e regolare come quello delle star; per altri, invece, evocano il timore di un risultato troppo standardizzato e innaturale.

“Le faccette sono sottili gusci in ceramica applicati sulla superficie esterna del dente naturale, che permettono di migliorare l’estetica del sorriso preservandone unicità e naturalezza. Non solo è possibile, ma dev’essere l’obiettivo: ottenere un sorriso armonioso e luminoso senza che appaia artificiale. Uno dei timori più comuni riguarda la presunta necessità di limare i denti fino a ridurli a piccoli cunei: non è affatto così. Le faccette non sono capsule, che richiedono una preparazione a 360 gradi, ma sottili rivestimenti che comportano nessuna o al massimo una minima riduzione del dente, limitata al versante vestibolare, cioè quello rivolto verso la guancia.

Sono indicate in numerose situazioni: denti scuri per i quali lo sbiancamento non è sufficiente, denti piccoli, corti, sottili, con margini irregolari o forma insoddisfacente, disallineati, con spazi tra loro o consumati a causa del bruxismo o dell’erosione chimica da bevande gassate o da disturbi alimentari come bulimia e anoressia nervosa - conclude la Dottoressa Clotilde Austoni - In questi ultimi casi, spesso si interviene inizialmente con restauri in composito, completamente additivi, che rappresentano il primo passo nella ricostruzione di un sorriso danneggiato dai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA). Un ripristino della salute orale che va oltre l’estetica: diventa un vero e proprio atto di liberazione, capace di restituire sicurezza alla persona e favorire una riapertura verso il mondo, con effetti positivi anche sulle relazioni sociali e sul rendimento scolastico o lavorativo. Soprattutto, rappresenta un primo passo concreto verso la cura di sé a 360 gradi, un gesto di auto-cura che può rafforzare la motivazione dei pazienti a proseguire il percorso di guarigione dai DNA, incentivandoli a prendersi cura anche del proprio benessere psicologico”.





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