SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

PIANO SOCIO SANITARIO PIEMONTE 2025–2030. Bufalo: «Serve un Piano regionale straordinario per affrontare un’emergenza strutturale che mette a rischio l’intero sistema sanitario»

13/06/25 Piemonte (Torino)

«Senza infermieri non esiste alcun Piano Socio Sanitario da attuare. Senza infermieri non c’è salute» ha dichiarato Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino e del Coordinamento Regionale OPI Piemonte, in occasione dell’avvio delle consultazioni per la definizione del Piano Socio Sanitario 2025–2030 della Regione Piemonte. A sostegno del confronto, sarà presto depositato in Regione un documento ufficiale che delinea con chiarezza la posizione della professione infermieristica e avanza proposte concrete per affrontare una crisi definita “non più contingente, ma strutturale”.

Il documento, redatto a partire dal Rapporto FNOPI 2025 realizzato in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con il contributo del Laboratorio Management e Sanità e del Centro Interdipartimentale Health Sciences, offre una fotografia impietosa della situazione in cui versano le professioni infermieristiche, sia a livello nazionale che regionale. In Piemonte mancano tra i 6.000 e i 7.000 infermieri, un dato che colloca la regione al di sotto della media nazionale in termini di dotazione strutturale, con appena 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti rispetto agli 8,4 della media europea.

La crisi è aggravata da uno squilibrio strutturale ormai evidente: il rapporto tra infermieri e medici in Italia è oggi di appena 1,5, a fronte di una media europea pari a 2,2.

«Siamo molto lontani – ha osservato Bufalo – dal 2,6 della Germania e dal 2,8 della Francia, e meno della metà rispetto a Paesi come Belgio, Irlanda, Lussemburgo e Finlandia».

Il Piemonte si attesta in linea con la media nazionale, con 2,46 infermieri per ogni medico dipendente pubblico contro i 2,48 dell’Italia. Fanno meglio regioni come Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e Molise, quest’ultima con un rapporto pari a 3,19.

A questo si aggiunge un ulteriore indicatore utile a valutare il clima interno e il benessere organizzativo: l’indice di assenza. In Piemonte, il dato è pari al 15,25%, poco sotto la media nazionale del 16,23%.

«Un numero che – ha commentato Bufalo – riflette indirettamente la fatica quotidiana e la difficoltà a conciliare lavoro, vita personale e salute degli stessi professionisti».

La carenza di personale si incrocia con un’anagrafica professionale che rende ancora più urgente un intervento strutturato. Nella provincia di Torino, che rappresenta circa il 50% della popolazione regionale, gli infermieri iscritti agli albi sono 15.990 al 1° giugno 2025. Di questi, l’85,5% sono donne e solo il 14,5% uomini.

«Ci troviamo di fronte – ha spiegato Bufalo – a una popolazione professionale fortemente invecchiata: la fascia più numerosa è quella tra i 51 e i 55 anni, mentre gli under 30 rappresentano appena il 12,6% del totale». Una tendenza demografica che, se non invertita, rischia di compromettere la sostenibilità futura del sistema.

Secondo il documento, inoltre, il 25% del tempo di lavoro di un infermiere viene oggi impiegato per attività che non gli competono, per sopperire alla mancanza di altre figure. «È un paradosso – ha commentato – avere pochi infermieri e costringerli a svolgere mansioni non infermieristiche. Così si accelera la crisi».

L’Ordine chiede quindi l’istituzione urgente di una commissione regionale in seno ad un piano straordinario sull’infermieristica, che coinvolga l’Assessorato alla Sanità, gli Ordini professionali e esperti in gestione del personale, con il compito di proporre interventi strutturali e sostenibili nel breve e medio termine.

Tra le proposte: il rafforzamento degli infermieri di famiglia e comunità, la definizione di ruoli chiari negli ospedali e nelle case della comunità, il potenziamento dell’assistenza domiciliare, e l’istituzione di delle direzioni socio sanitarie e dei dipartimenti delle professioni sanitarie con autonomia decisionale e di bilancio.

«Senza valorizzare il management infermieristico – ha evidenziato Bufalo – non ci sarà alcuna svolta reale nell’organizzazione dei servizi».

Conclude il Presidente: «Serve una nuova visione e il coraggio di mettersi accanto agli infermieri, non solo per reclutarli, ma per trattenerli e metterli in condizione di lavorare con dignità. Serve strutturare percorsi di carriera certi lungo l’asse della clinica e introdurre modelli organizzativi professionalizzanti che riconducano l’esercizio professionale alla sua natura ed essenza. Il piano 2025–2030 può essere l’occasione per farlo».

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